«NESSUNA VIOLAZIONE» - In merito alle accuse formulate dal procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli, che ha parlato di modalità inaccettabili usate durante le perquisizioni del pm (uno dei quali, Salvatore Curcio, ha denunciato di essere stato denudato), interviene Francesco Saverio D'Ambrosio, difensore del procuratore di Salerno Luigi Apicella e dei sei sostituti accusati di abuso in atti d'ufficio e interruzione di pubblico servizio e destinatari a loro volta di un decreto di perquisizione. «Non mi risulta che le denunce fatte dopo le perquisizioni abbiano fondamento - ha dichiarato il legale - né che si siano verificati comportamenti come quelli indicati: tutte le perquisizioni sono state fatte dopo le 7 del mattino e senza che vi siano state lamentele da parte dei diretti interessati».
COSSIGA: «NO A RIFORMA URGENTE» - Di «magistratura fuori controllo» parla Niccolò Ghedini (Pdl) in un'intervista alla Stampa, sottolineando l'urgenza di una riforma della giustizia e ipotizzando che un primo disegno di legge in merito («assolutamente nessun decreto») sia presentato già in settimana, mentre un altro «più complesso, di natura costituzionale, sarà pronto all'inizio dell'anno prossimo». «Vedremo se andare avanti da soli oppure se le aperture che vengono dalla sinistra ci permetteranno una riforma condivisa» aggiunge Ghedini che ha apprezzato l'apertura di Massimo D’Alema («spero non sia isolata e che il resto della sinistra lo segua»). Una posizione fortemente criticata dal presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga: «Ho stima di Ghedini come avvocato, ma mi accorgo che di politica non ne capisce molto: adottare ora, e peggio ancora in via di urgenza, provvedimenti di riforma dell'ordinamento giudiziario significherebbe compattare immediatamente tutta la magistratura e tutte le correnti dell'Anm, il Colle e Palazzo dei Marescialli. Tutti con il motto: la magistratura non si tocca. Chi vuole una riforma sul modello dei paesi liberali e democratici d'Occidente deve lasciare che i magistrati continuino ad azzuffarsi e scannarsi tra di loro. Solo dopo che si saranno vicendevolmente arrestati e che qualche procura abbia fatto irruzione nella sede del Csm o in quella dell'Anm, facendo magari perquisire la casa di Veltroni, si potrà parlare di riforma della giustizia. Fino ad allora teniamoci questi magistrati, e qualche leader della sinistra che già sente di essere nel mirino vada in vacanza alle Maldive o in qualche altro posto da cui non possa essere estradato».
PDL E UDC PREMONO - Pdl e Udc invece ritengono fondamentale agire subito per riformare il settore giustizia. Maurizio Gasparri, presidente del Pdl al Senato: «Il centrodestra ha i numeri per farla, ma ci auguriamo di trovare un consenso unanime per porre fine allo scempio cui assistiamo: stop ai partiti travestiti da correnti di magistrati, certezza della pena, trasparenza dei giudizi, sanzioni rapide contro i magistrati che compiono abusi». Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: «Credo che una riforma si imponga e nessuno si può tirare fuori. Io chiedo al Pd di sedersi attorno a questo tavolo con la maggioranza». Secondo Luca Volontè (Udc) la riforma della giustizia «è improrogabile e chi frena ha il solo scopo di mantenere caste e bande». Anche Mario Baccini, presidente della Federazione dei Cristiano Popolari, auspica «la inevitabile riorganizzazione del sistema della giustizia», ma sottolinea che «deve partire da una seria riforma delle coscienze». «La vera riforma della giustizia di cui il Paese ha bisogno è quella che garantisca innanzitutto certezza e tempestività nella tutela dei diritti dei cittadini - commenta invece il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera Massimo Donadi -. L'idea di Berlusconi, invece, è sempre e solo quella di mettere la magistratura sotto il controllo della politica».
1 commento:
Spero che le dichiarazioni di Cossiga siano oggetto dell'attenzione e della valutazione del Colle, dell'ANM, dei togati del CSM e di ogni singolo magistrato non colluso con attività di stampo mafioso, esse sono significative, fin troppo e non saprei come interpretarle, data la loro carica dirompente.
Diversamente si deve affermare che esiste nel DNA degli italiani una vocazione suicida, che già ha comportato la scomparsa della sinistra estrema e dei verdi.
Sembra siano tutti in preda ad un delirante 'cupio dissolvi', un desiderio di autodistruzione irrefrenabile.
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