Hanno voluto agire con «la massima tempestività» per «ripristinare nel paese la fiducia nella magistratura»: così la prima commissione del Csm ha deciso di trasferire entrambi i magistrati coinvolti nello scontro tra procure. Luigi Apicella, dunque, lascerà Salerno e Enzo Iannelli se ne andrà da Catanzaro. Per entrambi, secondo il Consiglio Superiore della Magistratura, che ha deciso all’unanimità, ci sono «tutti gli elementi che hanno fatto percepire in maniera inequivoca l'esistenza di una situazione di difficoltà nella gestione operativa della giustizia in queste realtà». Per questo è stata avviata la procedura del trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale.
Il Csm aveva detto di voler decidere in fretta, perché «ogni minuto di ritardo – diceva il presidente della prima commissione, Ugo Bergamo – è pericoloso in un momento in cui è stata inferta alla giustizia una ferita». Sabato Bergamo, insieme agli altri membri del Csm, ha ascoltato i magistrati di Salerno e Catanzaro e dopo averli incontrati ha parlato di una tensione «notevole» e ha definito «palpabile anche la sofferenza in conseguenza degli episodi che hanno prevaricato l'aspetto processuale». Le audizioni, racconta Bergamo, sono state molto «serrate» e hanno evidenziato anche aspetti sconcertanti: le perquisizioni ordinate dalla Procura di Salerno nelle abitazioni dei pm di Catanzaro sarebbero arrivate addirittura alla denudazione, secondo quanto riferito dal pg di Catanzaro Enzo Jannelli. Parla di «cose sconcertanti» anche il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Nicola Mancino.
L’istruttoria del Csm comunque va avanti. Martedì saranno ascoltati altri pubblici ministeri dei due uffici coinvolti. Si tratta dei pm di Catanzaro Salvatore Curcio e Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, titolari dell'inchiesta Why not e firmatari del controsequestro del fascicolo. Per la procura di Salerno saranno invece ascoltati i pm Gabriella Nuzzi, Dionigo Verasani, titolari del procedimento a carico dei magistrati di Catanzaro, e ancora Antonio Centore, Fabrizio Gambardella, Roberto Penna e Vincenzo Senatore. «La conclusione è prevista - ha spiegato ancora Bergamo - subito dopo Natale».
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha espresso il suo apprezzamento per «la tempestività del Csm» e si è augurato che «con altrettanta tempestività mi inviino le documentazione per i profili di mia competenza». Il Guardasigilli è titolare dell'azione disciplinare assieme al pg della Cassazione: saranno loro a valutare la necessità di eventuali atti di incolpazione.
Soddisfatta l’Associazione Nazionale Magistrati, secondo la quale la tempestività dell'intervento del Csm «è un'ulteriore riprova di come il sistema giudiziario ha al suo interno i mezzi e gli strumenti per poter intervenire anche in situazioni che hanno rischiato di minare la credibilità della magistratura». Quello dell’Anm è un messaggio nemmeno troppo velato al ministro Alfano che in questi giorni ha più volte ribadito la necessità di una riforma della giustizia, da fare con o senza l’appoggio dell’opposizione. Secondo l’Anm «è dannoso strumentalizzare questa vicenda per riparlare di separazione delle carriere, Csm e obbligatorietà dell'azione penale. La vera riforma della giustizia - concludono dall’Anm – è quella nell'interesse dei cittadini».
Lo scontro tra le procure si era infuocato pochi giorni fa con le perquisizioni e gli avvisi di garanzia inviati dalla procura di Salerno negli uffici giudiziari di Catanzaro. Il motivo delle indagini sarebbero le presunte illegalità nel trasferimento dalla Calabria a Napoli del pm Luigi De Magistris. Prima di lasciare palazzo dei Marescialli, il Procuratore capo di Catanzaro, Antonio Lombardo ha detto: «Noi abbiamo la coscienza a posto e speriamo con oggi di spegnere l'incendio». Usa parole praticamente identiche il procuratore di Salerno, Luigi Apicella: «Quando si ha la coscienza tranquilla - dice - si è sereni». In ogni caso, d’ora in poi, entrambi saranno più sereni, lontani da Salerno e Catanzaro.
06 Dic 2008
1 commento:
Non mi è piaciuto il sarcasmo contenuto della frase finale che ho evidenziato in rosso.
L'articolo non è firmato, dunque è da attribuire al direttore, alla Conchita De Gregorio, un cognome che decisamente non porta bene.
L'Unità non mi piace più, "Conchitina" è troppo algida e controllata, sembra l'esecutore testamentario del quotidiano e il fedele esecutore di ordini proprietari.
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