martedì 30 dicembre 2008

"Il figlio ipocrita come Tonino non molla neppure una poltrona"

LA REPUBBLICA
di ALESSANDRA LONGO

ROMA - Era il 16 gennaio di quest'anno bisesto quando Clemente Mastella, indagato per concussione, la moglie Sandra agli arresti domiciliari, si dimise da ministro della Giustizia: "Tra l'amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo". Adesso segue da Ceppaloni quel che succede ai Di Pietro. Sono finiti anche loro nel "tritacarne mediatico", come lo chiama Elio Mastella, il secondogenito di Clemente, che ha rilasciato un'intervista al "Giornale" per raccontare la sua angoscia di allora e solidarizzare dal punto di vista umano con Cristiano Di Pietro.

Un gesto elegante, quello di suo figlio. Lei condivide Mastella?
"Certo, rispetto la sofferenza di tutti i figli, dunque anche quella di Cristiano. Noto comunque il doppio peso. Per i miei non ci fu analogo rispetto, furono umiliati, sbattuti sui giornali, nessuno li difese. Di Pietro attaccò pregiudizialmente mia moglie, esprimendo un giudizio morale sulla mia famiglia".

Adesso potrebbe dire: "chi di spada ferisce...".
"No, sono un cattolico, alimentato dalla fede. Sono per il perdono. Questo però non mi impedisce di pensare che le dimissioni di Cristiano Di Pietro dall'Italia dei Valori, ma non da consigliere, siano di un'ipocrisia incredibile, politica e morale. Sai che dolore dimettersi dall'Idv... io mi sono dimesso da ministro! Ipocrisia, dicevo: la stessa del padre che grida "Usciamo dalle giunte campane" e poi esce solo da Napoli città...".

E' trascorso un anno, suo figlio dice che è stata durissima.
"Non auguro a nessuno dei miei massacratori di passare quello che ho passato io. Elio ha sofferto molto, non dormiva la notte e io con lui".

Non si è messo in discussione come padre?
"Quando ti colpiscono i figli guardi con distacco e disprezzo tutto, anche la politica che è stata la mia passione per 32 anni. Comunque, tanto perché si sappia, sono stato prosciolto dal tribunale dei ministri per il famoso viaggio in aereo di Stato con Rutelli. Avevo chiesto regolare permesso per portare a bordo Elio. Non stavo mai con lui, gli ho detto: "Vieni e mi accompagni a Milano". E non c'è stato nemmeno ritorno perché poi ho proseguito con mezzi miei per Brescia. Tant'è: nessuno ha difeso mio figlio, semmai l'hanno sommerso di veleni. Di recente ha appreso di essere finito anche tra le 1400 pagine di intercettazioni dei giudici di Salerno del caso De Magistris. Per Elio è stato uno shock, lui, il più a sinistra della famiglia... Uno shock vedermi lasciato solo alla Camera. Quella solitudine politica e umana nella quale mi hanno messo è la ragione per cui è caduto il governo".

I giudici che l'hanno indagata hanno descritto un "sistema di potere", di favoritismi, familismi, hanno parlato addirittura di "associazione a delinquere".
"Sono stato vittima di una costruzione scientifica: mi hanno indebolito mediaticamente, poi è arrivato l'affondo giudiziario. Ma quale sistema di potere! Il reato di concussione non c'è stato, lo smentiscono gli stessi concussi. Io ho fatto trattative per nomine politiche, esattamente come ha fatto Bossi con Berlusconi, come si fa in tutto il mondo. Le pare che, con quello che è successo a Napoli, il marcio eravamo noi dell'Udeur, sarei io il massimo della perversione? E' semplicemente ridicolo. La gente adesso lo capisce, sento sguardi diversi quando esco di casa, quando vado allo stadio".

Si sente un politico finito?
"No, oggi la mia parola passa ma nessun risarcimento sarà mai possibile. Vorrei che certi pm lo capissero. Cutolo, già in galera, disse ad un mio amico magistrato: " 'O probblema è pe cchi è innocente". Ricordiamoci che c'è gente che ci muore dietro queste vicende... Ho telefonato al sindaco di Pescara D'Alfonso. Si è commosso".

Cosa fa tutto il giorno?
"Leggo, studio, vedo persone, gioco a carte con gli amici d'infanzia. Certo, a mia moglie dispiace vedermi così".

Perché, secondo lei, c'è questo cortocircuito tra giudici e sinistra?
"Perché se hai un figlio e gli concedi tutto, alla fine può succedere che il figlio ecceda. La stessa cosa è successa al Pd. La magistratura va rispettata e tutelata ma se sbaglia, se eccede, bisogna dirlo. Adesso il centrosinistra deve evitare che vada in porto una riforma punitiva, per il bene della democrazia".
Suo figlio dice che lei "merita di vincere o morire in battaglia" , cioè ritornando al giudizio degli elettori.
"Così farò. Gramsci diceva: "Meglio avanzare e morire che fermarsi e morire".

(30 dicembre 2008)

2 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Mi sembrano Gianni e Pinotto, ve li ricordate ?

Anonimo ha detto...

Altrochè!

Anche questa volta ci hai 'azzeccato'!

Madda