martedì 30 dicembre 2008

In bilico sul baratro

L'UNITA'
CONCITA DE GREGORIO

Nel secondo giorno di guerra Hamas dice che i morti sono quattrocento. Israele richiama 6500 riservisti e si prepara al blitz di terra. Olmert dice che sarà un'offensiva «lunga, dolorosa e difficile». Il codice militare «piombo fuso» usato per l'offensiva aerea si richiama a una famosa filastrocca ebraica per bambini. Sami Abdel-Shafi, giornalista dell'Independent, ci racconta la sua giornata a Gaza: «Mi sento come un morto che cammina. Attorno a me solo cadaveri. Non ne ho mai visti tanti per le strade. Gli obitori sono stracolmi. Ho visto una folla di gente terrorizzata, corpi carbonizzati sul selciato». Il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum ha parlato con Umberto De Giovannangeli: «Abu Mazen mente, non siamo noi i responsabili della rottura della tregua. Avevamo chiesto la fine del blocco della Striscia in cambio della sospensione dei razzi, Israele l'ha negata». In un quadro internazionale di incertezza e di passaggio, in una situazione mondiale di formidabile debolezza economica e politica l'ennesima vigilia di guerra in Medioriente è più spaventosa, più pericolosa di sempre. Davvero si cammina - si combatte - in bilico sul baratro. Non si vede chi possa, oggi, intervenire con l'autorevolezza e la forza necessarie a chiedere e a negoziare la pace. I potenti della terra non ci sono riusciti sinora. Impotenti, alla fine. La speranza di Obama è ancora una promessa. Il tempo gli è nemico.

L'Europa? Apriamo oggi su questo giornale con un'intervista di Claudia Fusani a Gerardo d'Ambrosio una serie di conversazioni sull'Italia dei favori. È il tema di cui si diceva ieri in questo Filo rosso: prima della corruzione in senso tecnico, prima dei reati di rilevanza penale esiste un costume, un'abitudine, una tolleranza ormai diffusa rispetto ad un sistema di scambi che permea di sé ogni aspetto della vita pubblica e spesso di quella privata. Posti in cambio di voti, licenze in cambio di antenne paraboliche, promozioni in cambio di fedeltà alla cordata. Niente è gratuito né viene a buon diritto: dalla prima infanzia si impara che la vita sociale è fondata sullo scambio interessato. Ti do in cambio di. Oggi a te domani a me. Certo, è un'antica consuetudine narrata da letterati e poeti. Un costume italico, qualcuno dice. Tuttavia qualcosa di diverso - di peggiore - sta accadendo: l'abitudine, l'assuefazione, l'indifferenza rispetto ad un modello e persino ad un linguaggio che sono divenuti usuali, per così dire «normali». Si perde la capacita di scandalizzarsi per eccesso di offerta scandalistica. Un'overdose, proprio, e la conseguente paralisi dei sensi e della ragione. Tanto, ormai. Non è vero?

Alcune letture istruttive sullo spirito del tempo. Il reportage di Robert Fisk da Bagram sul set del primo film afgano sugli «iraniani cattivi»: narra la strage di Safaid Sang, campo di rifugiati afgani dove nel 98 vennero massacrate 630 persone. «La roccia bianca», s'intitola. Delia Vaccarello racconta la storia di due fratelli ecuadoriani immigrati in America, Josè e Romel. Si abbracciavano uscendo da un locale, una squadraccia li ha scambiati per gay, Josè - padre di due bambini- è stato ucciso a bastonate. Silvia Ballestra scrive che «finisce un anno orribile, nulla fa prevedere che il prossimo sarà migliore». Auguri lo stesso.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Concita è decisamente brava, ma quello che leggo circa il trattamento riservato a Padellaro (nemmeno una stanza per lui) non mi piace per niente.