venerdì 5 dicembre 2008

Manovra tragicomica

L'ESPRESSO


Una sintesi di 'vis comica' e di 'vis tragica' come quella realizzata nella manovra economica del governo Berlusconi è uno spettacolo che non si vedeva da tempo. Forse bisogna risalire al primo shock petrolifero negli anni Settanta, quando un fervido spirito propose di inserire fra le norme per il risparmio energetico anche l'obbligo di usare gli ascensori soltanto in salita. Con la differenza che allora il ritrovato senso del ridicolo impedì di inserire la luminosa trovata nella redazione finale del decreto.

Stavolta, no. Nei dieci minuti impiegati dal Consiglio dei ministri per esaminare il compendioso provvedimento che dovrebbe arginare la crisi economica incombente, lo scatto di resipiscenza non c'è stato. Ne è uscito così un testo ricco di autentiche perle del più triste degli umorismi con venature di insospettata crudeltà. Il caso più calzante al riguardo è quello della cosiddetta social card. In sostanza, la macchinosa escogitazione si risolve in un obolo quotidiano di 1 euro e 30 centesimi. Buoni, ad esempio, per acquistare ogni giorno un tozzo di pane e un mezz'etto di mortadella. Ci vuole davvero un audace sprezzo del ridicolo per sbandierare simile decisione come frutto di acuta sensibilità politica per le condizioni di vita dei più indigenti.

Sempre sul piano dell'equità sociale spicca poi la discriminazione nel sostegno ai titolari di mutui in difficoltà. Per chi ne ha sottoscritti a tasso variabile ci sarà un congruo intervento dello Stato, mentre coloro che più saggiamente hanno scelto il tasso fisso dovranno arrangiarsi da soli e così verranno in sostanza puniti proprio per la loro prudenza e lungimiranza. Così come risulteranno inopinatamente beffati coloro che vedranno sfumare il bonus fiscale per opere di risparmio energetico realizzate con malriposta fiducia nella continuità dello Stato di diritto.

Un ulteriore passaggio tragicomico, questo invece sul piano ordinamentale, è l'ipotesi di affidare ai prefetti la vigilanza sull'esercizio del credito bancario nei confronti delle piccole e medie imprese. Qui siamo al sublime: l'idea che un'attività ispettiva così sofisticata possa essere demandata a un'autorità amministrativa le cui mansioni principali riguardano l'ordine pubblico magari avrebbe potuto avere una qualche efficacia (comica) in un film con Totò e Peppino De Filippo, ma nel contesto di un piano per rivitalizzare il sistema finanziario suona non come uno scivolone involontario, ma come la confessione di voler far finta di fare qualcosa che in realtà non si sa come fare.

Che dire, infine, del raddoppio dell'Iva per la tv di Sky? Già il fatto che Berlusconi approfitti del proprio ruolo politico per danneggiare il suo principale concorrente ripropone in termini drammatici il nodo irrisolto del conflitto d'interessi. Ma si scade nella buffonata insolente quando si giustifica il provvedimento con l'alibi che anche Mediaset ne sarà colpita. Siamo seri: per Murdoch il satellite è tutto, per Berlusconi una quisquilia. Ma quello alla serietà è certo il richiamo meno adatto per una manovra che rimane un campionario di miserevoli espedienti.
(05 dicembre 2008)

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