martedì 2 dicembre 2008

Napoli, il richiamo del Colle: dubbi sugli ultimi 15 anni

IL CORRIERE DELLA SERA

NAPOLI — L'eterna questione meridionale rischia di degenerare oggi in una questione morale. È successo altre volte, secondo cicliche intermittenze. E anche ora larghi settori della classe dirigente dell'ex capitale del Sud rischiano di uscire vulnerati dalla bufera politico-giudiziaria perché, alle solite «pesanti criticità che offuscano l'immagine e la prospettiva di sviluppo», si aggiunge il suicidio dell'ex assessore Nugnes, «una vicenda il cui tragico epilogo ci turba e scuote umanamente». Parte dalle cronache di questi giorni il ragionamento esortativo che il presidente della Repubblica affida alla propria città, nell'ottava visita da quando è al Quirinale. È giunto qui per premiare certe «isole di eccellenza» che potrebbero bilanciare «rappresentazioni negative, unilaterali e spesso ingiuste» sulla sua terra. Non può però tartufescamente evitare l'attualità, che da queste parti sta disegnando un quadro «di luci e ombre, potenzialità e contraddizioni, volontà di rilancio e ostacoli vecchi e nuovi». E tra le contraddizioni e gli ostacoli, il dramma rifiuti ha dominato per mesi, con foschi intrecci sui quali la magistratura cerca di fare luce.

Il capo dello Stato ricorda che quando venne per la prima volta a Napoli chiese «un'azione risoluta contro cieche resistenze a decisioni improrogabili e contro palesi illegalismi». Adesso «quell'azione risoluta è finalmente giunta» e l'emergenza superata, dice. E questo suona come una provvisoria approvazione delle iniziative già prese dal governo, che devono in ogni caso essere completate con «soluzioni esaurienti e durevoli». Tuttavia è lo scenario generale che lo inquieta. Elenca i dati di Bankitalia sul divario Nord-Sud, dal tasso di crescita ai livelli dell'occupazione e dell'efficienza dei servizi fondamentali. Per puntualizzare che «non si può non trarre da ciò materia di seria riflessione sulla validità delle politiche portate avanti nell'ultimo quindicennio dallo Stato e dalle istituzioni regionali e locali». Ora, posto anche che la sua critica si riferisca a come sono stati utilizzati i fondi pubblici dalle diverse regioni meridionali, il riferimento al «quindicennio» si sovrappone esattamente alla lunga stagione di Antonio Bassolino al potere, da sindaco prima e da governatore poi. Una coincidenza che provoca ovvii interrogativi e facce aggrondate, anzitutto quella di Bassolino. Interrogativi che restano sospesi nel gelo, mentre Napolitano si spinge oltre. Recrimina che è «assai basso il grado di attenzione che le forze politiche del Paese dedicano al Mezzogiorno».

Solleva un problema «non solo e non tanto di quantità di risorse, ma di qualità dell'azione pubblica e di miglioramento del contesto generale». Denuncia «una sensibile riduzione del fondo per le aree sottoutilizzate, riduzione di oltre 11 miliardi nel periodo 2007-2013, dieci dei quali per il Sud». Elenca «note dolenti che chiamano in causa molteplici responsabilità interne al Mezzogiorno». Segnala come «assolutamente indispensabile che cambino i comportamenti di tutti i soggetti, pubblici e privati, che condizionano negativamente il miglior uso delle risorse disponibili». Censura il peso delle «intermediazioni improprie, che possono ricondursi a forme di corruzione e clientelismo, interferenza e manipolazione... e che si traducono in crescita dell'economia illegale». E incita a «mettere in discussione la qualità della politica, l'efficienza delle amministrazioni pubbliche e l'impegno a elevare il grado complessivo di coscienza civica». Infine, dopo aver spiegato che il federalismo fiscale dovrà comunque «garantire i necessari trasferimenti da Nord a Sud», chiude il cerchio alludendo alla crisi «non momentanea» che abbiamo davanti. Visita l'Alenia e il centro di ricerca Elasis, del gruppo Fiat, e dice: «Scegliendo di tagliare in modo più o meno uguale tutte le voci di spesa, si produce la conseguenza di cristallizzare le peggiori tendenze che si sono sedimentate nella spesa pubblica e nel bilancio dello Stato. E ciò lascia invariata la nostra posizione rispetto ai Paesi nostri concorrenti».

Marzio Breda
02 dicembre 2008