lunedì 29 dicembre 2008

Stop ai giudici autogestiti

IL CORRIERE DELLA SERA

ROMA — «Giuliano Vassalli è un maestro del diritto e io condivido la sua posizione. Occorre un maggiore rispetto delle garanzie di tutti. Degli imputati, a partire dai comuni cittadini, ma anche delle vittime. Ma garantismo e giustizialismo sono parole deformate dal tempo: credo che tutti i partiti, a partire dal Pd, debbano essere soprattutto legalitari». Luciano Violante, ex magistrato ed ex presidente della Camera, è in prima linea da sempre sulla giustizia. Ed è forse l’esponente del Pd che ha criticato con più nitidezza alcuni errori dei magistrati e che chiede con maggiore forza una riforma condivisa della giustizia.

Tra arresti e polemiche, sembra scoppiata una nuova Tangentopoli.

«Sono emersi reati gravi, ma anche un sistema fangoso di scambi e di favori. Su questo credo che i partiti debbano fare di più. Per esempio, assumere come regola che gli amministratori non possano ricevere regali sopra una certa cifra».

Come fece Prodi da premier.

«Non c’è neanche bisogno di una legge: basta fissare la regola, possibilmente uguale per tutti. Indipendentemente dal codice penale».

Non basterà per sconfiggere la corruzione.

«Per la corruzione c’è la magistratura; ma serve un’etica pubblica che prescinde dal codice penale. Rompiamo con rigorose regole etiche il groviglio di favori tra imprenditori e politici».

Lei ha detto che bisogna toccare il «santuario« dei giudici.

«Mi riferisco ai poteri di organizzazione degli uffici giudiziari. C’è troppa differenza tra alcuni uffici e altri. I capi delle procure hanno grandi poteri: forse bisognerebbe vedere come li utilizzano ».

Sull’ipotesi di una riforma, non tutto il Pd è d’accordo.

«Il governo ha come contrappeso le Camere e il Parlamento ha il voto dei cittadini. Ma qual è il giusto contrappeso per una magistratura indipendente in un sistema democratico?».

Qual è?

«Ragioniamoci insieme, senza spirito vendicativo o prevaricatore. Potremmo intervenire sul Csm: la mia idea è che un terzo sia eletto dal Parlamento, un terzo dai magistrati e un terzo scelto dal Capo dello Stato. Così la magistratura, che ora è un settore totalmente autogestito, verrebbe integrato di più nel sistema costituzionale. Occorre inoltre dare un peso rilevante ai principi fissati dalle Sezioni Unite della Cassazione, per favorire la certezza del diritto, che oggi non esiste ».

Veltroni ha attaccato i magistrati di Pescara. Del Turco parla di «garantismo a corrente alternata».

«Capisco che Del Turco possa avere una particolare acrimonia. Ma mi sembra che sbagli».

In passato siete stati accusati di collateralismo con i magistrati.

«Se lo fossimo stati davvero non avremmo sostenuto il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati ».

Non vorrà negare che c’è stata una forte vicinanza tra i magistrati e il Pds-Ds?

«Tutto nasce nel '76, quando il Pci si pose, primo tra tutti i partiti, il problema di quelli che si chiamavano corpi separati dello Stato, Forze armate, burocrazia, magistratura, servizi di sicurezza. Fu costituito un dipartimento, con a capo Ugo Pecchioli, e vari settori di lavoro. Io nel 1979 divenni responsabile di quello sulla giustizia».

Da allora è stato definito spesso come il difensore del «partito dei giudici».

«Erano anni di terrorismo e il Pci, più di altri, si schierò fortemente contro. Con i magistrati c'era una vicinanza di valori, non un rapporto di scambio. Poi ci fu la lotta contro la mafia».

E Mani Pulite.

«Già nel '93 sull'Unità segnalai che c'era uno sfrenato giustizialismo. E che una repubblica giudiziaria non era tollerabile. Noi eravamo molto più prudenti, rispetto ai magistrati, di altri partiti come An e Lega».

Però la Bicamerale saltò e proprio mentre Gherardo Colombo definiva la Commissione «figlia del ricatto e della P2».

«La Bicamerale saltò perché Silvio Berlusconi, allora capo dell’opposizione, non condivise più la riforma. Colombo, che stimo molto, fu criticato. E in effetti fece un grave errore».

Antonio Padellaro dice che lei è molto cambiato. E non si spiega perché.

«Gli manderò i miei scritti degli ultimi quindici anni».

Per Marco Travaglio lei vuole la riforma per diventare giudice costituzionale.

«Sono persone abituate a ragionare con quel metro. Penso che l’effettiva separazione delle carriere dovrebbe riguardare, se mi è permesso, quelle dei giornalisti e dei magistrati».

Nel Pd è restato il virus giustizialista?

«Nell'intera società italiana c'è ancora chi, per convenienza o convinzione, difende aprioristicamente tutto quello che fanno i giudici e non si accorge di danneggiare così l'intera magistratura ».

Lei ha scritto un libro sui rapporti tra politica magistratura. Difficili.

«Dopo Salerno, Catanzaro e Pescara non si deve aspettare che esplodano altri casi per capire che qualcosa non va. Dobbiamo difendere la magistratura da alcuni suoi interessati difensori e invitarla a riflettere sulla sua collocazione nell'ordinamento costituzionale. La magistratura ha tutti gli strumenti per contribuire a questa riflessione. E ha personalità valide; penso a Bruti Liberati, Laudi, Maddalena, Lattanzi e tanti altri».

29 dicembre 2008

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E' un arrogante che è uscito fuori dal sistema e si sta vendicando. Forse.