ROMA - «Se dobbiamo parlare di ciò che sta accadendo a Liberazione, va bene. Ma di quel signore, di quel presunto guru, di quel...».
Massimo Fagioli, lo psicoterapeuta che definì Sigmund Freud «un autentico cretino» e che di lei, presidente, ha invece detto...
«L'ho letta l'intervista che ha rilasciato al Corriere... ma che linguaggio usa questo signore? Quella frase, su di me, che ora nemmeno ricordo più... perché l'ho subito rimossa e...».
Fagioli dice che lei è libero di andare a letto anche con un termosifone, ma di non poter essere, al tempo stesso, gay, cattolico praticante e comunista.
«Siamo alla sublimazione della volgarità, o no?».
(Nichi Vendola è nato a Terlizzi, vicino a Bari, 50 anni fa ed è una persona colta, sensibile, un affabulatore straordinario, un omosessuale dichiarato, che porta l'orecchino con disinvoltura e dice che gli sarebbe piaciuto avere un figlio, o almeno fare il maestro d'asilo: il fatto è che dopo essersi laureato in Lettere con una tesi su Pier Paolo Pasolini, fece il cameriere, poi il venditore di libri per l'Einaudi, quindi entrò nel Pci e, quando Occhetto gli cambiò nome, pianse e seguì Fausto Bertinotti. Che l'ha fatto diventare deputato di Rifondazione, e poi Presidente della Regione Puglia. Da reggente del regno che fu di Federico II, Vendola avrebbe voluto succedere allo stesso «lider maximo » e a Franco Giordano: ma al congresso di Chianciano, a sorpresa, la sua compagnia fu sbaragliata dalle truppe di Paolo Ferrero).
Continuiamo da Ferrero?
«No, mi faccia prima dire un'altra cosa su questo Massimo Fagioli, che io, per altro, non conosco...».
No?
«Personalmente, mai incontrato. Mi sono sempre rifiutato».
Ma davvero?
«Perché tanto stupore?».
Perché non è un mistero che Fagioli, negli ultimi anni, abbia spesso ispirato Fausto Bertinotti: la sua più importante svolta politica, la sfida del percorso non violento, è stata un'elaborazione fagiolina. E siccome lei di Bertinotti è grande amico...
«Quello della sua amicizia con Fagioli è un argomento che non ho mai affrontato con Fausto».
Non le sembra un'amicizia sorprendente?
«Mah... è probabile che il vero pensiero di questo guru violento sia sempre stato nascosto da ragionamenti sofisticati, in cui non si vedeva il fondo, che è melmoso, pruriginoso...».
Prosegua.
«Finge di ispirare un percorso di non violenza e poi taglia a fette gli altri. La verità, temo, è che su un lettino, a farsi psicanalizzare, dovrebbe finirci lui... È un uomo pieno di ossessioni, di pregiudizi... è un omofobico, un anticattolico, un anziano che detesta i giovani, i loro sogni e chi questi sogni li racconta».
Dice che Piero Sansonetti, il direttore di Liberazione, è un bimbo fermo al '68.
«Ecco, appunto. Perché insultare? I temi di fondo, nel dibattito sul futuro di Liberazione, dovrebbero essere altri, o no?».
Li elenchi.
«La libertà d'informazione, e l'autonomia di una redazione. Punto. Fine. Nient'altro».
Lei è molto amico di Sansonetti, che però è accusato da Ferrero di...
«Senta: io non sono lo sponsor di Sansonetti. Nell'ultimo anno, con Sansonetti avrò parlato al telefono non più di cinque volte...».
Non ci credo.
«Giuro».
Mah.
«No, davvero: qui dev'esser chiaro che Sansonetti non è il direttore del giornale della mia corrente. Sansonetti è il direttore di un quotidiano che in questi anni è sempre stato al centro del dibattito politico, e che ha scatenato polemiche, suscitato riflessioni, provocato, raccontato, denunciato. Di questo dobbiamo parlare: Liberazione è stato un laboratorio che ha funzionato oppure no?».
Ferrero pensa di no.
«Beh, certo: immagino che Ferrero voglia un giornale in linea, di linea».
Più semplicemente, Ferrero vuole un giornale di partito. Che metta in prima pagina il pensiero del segretario.
«Cioè, per capirci: Ferrero vuole un giornale fatto come si sarebbe fatto nell'altro millennio...».
Intanto il Cda è stato costretto alle dimissioni. I giorni di Sansonetti sembrano contati.
«Si assumeranno la responsabilità di tutto».
Ritanna Armeni, che di Liberazione era anche consigliere di amministrazione, ha scritto sul Riformista un commento dal titolo: «Rifondazione è morta».
«Quella di Rifondazione è un'agonia lenta e dolorosa... cominciata, direi, alla vigilia del congresso».
Che lei, Vendola, ha perso. Questa vicenda di Liberazione può accelerare un processo di scissione?
«Sa, un partito che considera esagerato riflettere sui diritti dei trans e preferirebbe interrogarsi sulle ragioni del crollo del Muro di Berlino, come dire? non è già più un partito, ma una casa piena di spettri».
Fabrizio Roncone
31 dicembre 2008
Massimo Fagioli, lo psicoterapeuta che definì Sigmund Freud «un autentico cretino» e che di lei, presidente, ha invece detto...
«L'ho letta l'intervista che ha rilasciato al Corriere... ma che linguaggio usa questo signore? Quella frase, su di me, che ora nemmeno ricordo più... perché l'ho subito rimossa e...».
Fagioli dice che lei è libero di andare a letto anche con un termosifone, ma di non poter essere, al tempo stesso, gay, cattolico praticante e comunista.
«Siamo alla sublimazione della volgarità, o no?».
(Nichi Vendola è nato a Terlizzi, vicino a Bari, 50 anni fa ed è una persona colta, sensibile, un affabulatore straordinario, un omosessuale dichiarato, che porta l'orecchino con disinvoltura e dice che gli sarebbe piaciuto avere un figlio, o almeno fare il maestro d'asilo: il fatto è che dopo essersi laureato in Lettere con una tesi su Pier Paolo Pasolini, fece il cameriere, poi il venditore di libri per l'Einaudi, quindi entrò nel Pci e, quando Occhetto gli cambiò nome, pianse e seguì Fausto Bertinotti. Che l'ha fatto diventare deputato di Rifondazione, e poi Presidente della Regione Puglia. Da reggente del regno che fu di Federico II, Vendola avrebbe voluto succedere allo stesso «lider maximo » e a Franco Giordano: ma al congresso di Chianciano, a sorpresa, la sua compagnia fu sbaragliata dalle truppe di Paolo Ferrero).
Continuiamo da Ferrero?
«No, mi faccia prima dire un'altra cosa su questo Massimo Fagioli, che io, per altro, non conosco...».
No?
«Personalmente, mai incontrato. Mi sono sempre rifiutato».
Ma davvero?
«Perché tanto stupore?».
Perché non è un mistero che Fagioli, negli ultimi anni, abbia spesso ispirato Fausto Bertinotti: la sua più importante svolta politica, la sfida del percorso non violento, è stata un'elaborazione fagiolina. E siccome lei di Bertinotti è grande amico...
«Quello della sua amicizia con Fagioli è un argomento che non ho mai affrontato con Fausto».
Non le sembra un'amicizia sorprendente?
«Mah... è probabile che il vero pensiero di questo guru violento sia sempre stato nascosto da ragionamenti sofisticati, in cui non si vedeva il fondo, che è melmoso, pruriginoso...».
Prosegua.
«Finge di ispirare un percorso di non violenza e poi taglia a fette gli altri. La verità, temo, è che su un lettino, a farsi psicanalizzare, dovrebbe finirci lui... È un uomo pieno di ossessioni, di pregiudizi... è un omofobico, un anticattolico, un anziano che detesta i giovani, i loro sogni e chi questi sogni li racconta».
Dice che Piero Sansonetti, il direttore di Liberazione, è un bimbo fermo al '68.
«Ecco, appunto. Perché insultare? I temi di fondo, nel dibattito sul futuro di Liberazione, dovrebbero essere altri, o no?».
Li elenchi.
«La libertà d'informazione, e l'autonomia di una redazione. Punto. Fine. Nient'altro».
Lei è molto amico di Sansonetti, che però è accusato da Ferrero di...
«Senta: io non sono lo sponsor di Sansonetti. Nell'ultimo anno, con Sansonetti avrò parlato al telefono non più di cinque volte...».
Non ci credo.
«Giuro».
Mah.
«No, davvero: qui dev'esser chiaro che Sansonetti non è il direttore del giornale della mia corrente. Sansonetti è il direttore di un quotidiano che in questi anni è sempre stato al centro del dibattito politico, e che ha scatenato polemiche, suscitato riflessioni, provocato, raccontato, denunciato. Di questo dobbiamo parlare: Liberazione è stato un laboratorio che ha funzionato oppure no?».
Ferrero pensa di no.
«Beh, certo: immagino che Ferrero voglia un giornale in linea, di linea».
Più semplicemente, Ferrero vuole un giornale di partito. Che metta in prima pagina il pensiero del segretario.
«Cioè, per capirci: Ferrero vuole un giornale fatto come si sarebbe fatto nell'altro millennio...».
Intanto il Cda è stato costretto alle dimissioni. I giorni di Sansonetti sembrano contati.
«Si assumeranno la responsabilità di tutto».
Ritanna Armeni, che di Liberazione era anche consigliere di amministrazione, ha scritto sul Riformista un commento dal titolo: «Rifondazione è morta».
«Quella di Rifondazione è un'agonia lenta e dolorosa... cominciata, direi, alla vigilia del congresso».
Che lei, Vendola, ha perso. Questa vicenda di Liberazione può accelerare un processo di scissione?
«Sa, un partito che considera esagerato riflettere sui diritti dei trans e preferirebbe interrogarsi sulle ragioni del crollo del Muro di Berlino, come dire? non è già più un partito, ma una casa piena di spettri».
Fabrizio Roncone
31 dicembre 2008
1 commento:
Bravo Vendola ! Il tuo unico nei non è la tua omosessualità ma la contiguità politica con (In)Fausto Bertinotti.
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