Le considerazioni che seguono rispecchiano fedelmente il pensiero del dr. Luigi Pagano **, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria in Milano, e sono state oggetto di appropriate proposte all’amministrazione di appartenenza.
La difficoltà della Casa Circondariale di Milano San Vittore di contenere e accogliere il flusso di ingressi provenienti tanto dalla libertà quanto da altre sedi del territorio regionale e nazionale – vuoi per motivi di giustizia, vuoi per motivi di salute correlati alla presenza del Centro Clinico e del Centro di Osservazione Neuropsichiatria - affonda ormai le sue radici in un tempo collocabile in circa un ventennio.
Numerosi sono stati gli interventi proposti nell’arco degli anni, che hanno spaziato dalla individuazione di un circuito interno tra alcuni istituti regionali alla delega conferita al Provveditorato Regionale per la disposizione dei trasferimenti anche su sedi extraterritoriali, tutti risultati, dopo i primi momenti deflattivi, se non vani, quantomeno insufficienti.
A ciò si aggiunge la vetustà della struttura - già da tempo dichiarata dismissibile – che se da una parte facilita il contenimento grazie alla possibilità di recuperare spazi “in verticale” (sovrapponendo più letti a castello), dall’altra presenta tutti i limiti da ciò derivanti, che possono essere brevemente riassunti nell’impossibilità di garantire servizi minimi essenziali (docce, passeggi, movimento all’interno delle stanze detentive), nella difficoltà di mantenere livelli igienici accettabili, nell’impossibilità di svolgere una adeguata e costante manutenzione, anche a causa della nota carenza di fondi.
Di contro, gli interventi di ristrutturazione e adeguamento al Regolamento Penitenziario 230/2000, già operati sul terzo e sul quinto reparto, hanno necessariamente determinato una riduzione delle capienze, mentre la progettazione della “Cittadella della Giustizia” ha comportato una stasi nel proseguimento degli ulteriori interventi, di cui taluni non procrastinabili, tanto che due dei sei raggi dell’istituto (il secondo ed il quarto) si è reso necessario chiuderli e puntellarli per grave inagibilità strutturale.
Non può sottovalutarsi come gravino anche sul personale le gravi condizioni strutturali, per inidoneità dei luoghi di lavoro e soprattutto della caserma, sino ad ieri non dissimile dalle sezioni detentive, sulla quale soltanto ora si sta intervenendo con interventi di ristrutturazione.
Con l’apertura delle due nuove case di reclusione cittadine (Opera nell’anno 1987 e Bollate nell’anno 2001) si riteneva poter in qualche modo sopperire a tale difficoltà, l’aumentare della popolazione detenuta - sul cui numero hanno profondamente inciso i rilevanti fenomeni migratori, correlati al sempre maggior ricorso alla pena detentiva – hanno nella concretezza lasciato immutata, se non peggiorata, la situazione dell’istituto.
Data la situazione creatasi, al fine di ottimizzare le risorse disponibili, il Provveditorato ha allora ritenuto opportuno creare un circuito tra gli istituti della provincia milanese, ridefininendo tra di essi la distribuzione dei detenuti, non sottovalutando la rilevanza di prestare attenzione alla presa in carico delle persone in esecuzione penale ed all’individuazione di un trattamento adeguato.
La Casa Circondariale di Milano è stata riservata alla ricezione/permanenza di soli soggetti giudicabili e appellanti, prevedendo per quanti con posizione giuridica di ricorrente e definitivo il trasferimento presso le due case di reclusione, in particolare, presso la C.R. Bollate dei soggetti con scadenza pena a medio termine (entro gli otto anni) e presso la C.R. Opera di quelli con scadenza pena a lungo termine.
Non si può ovviamente sottacere come l’organizzazione del Circuito, pur alleviando la situazione dell’Istituto, non appare in sé risolutiva, per la saturazione delle due Case di Reclusione, così come di tutti i rimanenti Istituti della Regione Lombardia, presso i quali, compatibilmente con la ricettività, vengono assegnati i detenuti residenti nel territorio. Numerose sono, infatti, le richieste di sfollamento avanzate al centrale ufficio dipartimentale per sedi extraregionali.
I dati disponibili confermano quanto sopra; dalla C. C. di Milano infatti:
- nell’anno 2007 sono stati trasferiti in sedi regionali 1329 detenuti ed in sedi nazionali 1406 detenuti;
- nell’anno 2008 sono stati trasferiti in sedi regionali 854 detenuti ed in sedi nazionali 1534 detenuti.
Proposte operative
La situazione della Casa Circondariale milanese appare di nuovo fortemente critica – come le cronache degli ultimi giorni hanno ampiamente posto in evidenza – e si rende necessario, pur nella consapevolezza che ogni intervento assume soltanto un valore temporaneo, individuare possibili soluzioni atte a consentire non soltanto una immediata deflazione dell’istituto, ma anche a creare un possibile flusso in uscita con caratteristiche di continuità.
Ciò posto è stata avanzata una proposta operativa che potrebbe consistere nell’utilizzo del nuovo reparto recentemente ultimato presso la Casa di Reclusione di Bollate , la cui capienza regolamentare è attestata in circa 300 posti, destinandolo a detenuti comuni appartenenti al circuito “protetti”, mediante assegnazione del necessario contingente di personale Dirigenziale, del Comparto Ministeri (con particolare riferimento agli Educatori, che potrebbero essere attinti dalla graduatoria del concorso recentemente conclusosi) e di Polizia Penitenziaria (circa 100 unità), l’accordo con la locale Azienda Ospedaliera per i servizi sanitari, l’assegnazione delle risorse economiche necessarie al completamento dell’allestimento .
Com’è noto la Casa di Reclusione di Bollate fonda la sua operatività su una impostazione generale “a trattamento avanzato”, ove al regime ordinario di sorveglianza viene a sostituirsi un regime di sorveglianza attiva, fortemente centrato sul trattamento del detenuto mediante un importante intervento del territorio e del terzo settore e con alto coinvolgimento del personale di polizia penitenziaria; solo in virtù di ciò si riesce a garantire la custodia di circa 800 detenuti con un più che ridotto organico di Polizia Penitenziaria (che si attesta intorno alle 300 unità), tenendo peraltro conto del basso livello di sicurezza strutturale dell’istituto.
Si ritiene che l’utilizzo del nuovo reparto per la tipologia di detenuti “protetta” possa porsi in linea con la programmazione di fondo, posto che nei confronti della stessa appare applicabile, con i dovuti correttivi, una modalità gestionale analoga, differentemente da altre categorie , quali ad esempio i detenuti A.S. o i detenuti comuni non selezionati, per i quali si renderebbero necessari altri presidi di sicurezza e altri contingenti di personale.
Tale ipotesi consentirebbe:
· di ridurre sensibilmente le presenze presso il secondo piano del sesto reparto della Casa Circondariale di San Vittore, dove attualmente vengono ubicati i detenuti “protetti”, dal quale verrebbero trasferite nell’immediato circa 130 unità;
· spostando nella nuova sede anche i 150 detenuti protetti ristretti presso la Casa di Reclusione di Milano Opera, di rendere fruibile presso quest’ultimo istituto la sezione attualmente a ciò adibita, presso la quale potrebbero essere assegnati con continuità, i detenuti ristretti presso la Casa Circondariale condannati con giudizio “direttissimo”, per i quali è ragionevole ipotizzare un passaggio in tempi brevi alla posizione giuridica di “definitivo”, motivo per cui potrebbero accelerarsi le procedure d’osservazione e quindi la possibilità di procedere alla definizione di programmi di trattamento propedeutici all’inserimento presso le sezioni ordinarie dell’istituto stesso, ovvero presso il progetto di trattamento avanzato attuato presso la Casa di Reclusione di Bollate.
Non è temerario affermare che l’ingresso di Luigi Pagano alla direzione del Provveditorato di Milano ha dato un apporto significativo di svecchiamento delle filosofie di gestione.
Non a casa Pagano, laureato in giurisprudenza, ha discusso una tesi di laurea in criminologia con il prof. Alfredo Paolella, docente di antropologia criminale presso l’università Federico II di Napoli, ucciso dalle B.R. il giorno 11 ottobre 1978 in Napoli.
Luigi Pagano proprio a ridosso di questa data luttuosa assumeva servizio presso la casa di reclusione di Pianosa Isola (arcipelago toscano) oggi soppressa e sede di un osservatorio radar ad alta tecnologia, denominato “L’occhio di Poseidone”, iniziando il suo non breve percorso nell’amministrazione penitenziaria, culminato con l’attuale incarico di grande prestigio ed estrema utilità per la sua amministrazione.
Uno dei pochi rarissimi casi in Italia dell’”uomo giusto al posto giusto”.
* ispettore generale dell'Amministrazione penitenziaria, in pensione** Dirigente Generale dell'Amministrazione penitenziaria
4 commenti:
Ma il provveditore regionale è proprio un ragazzo! Ha fatto carriera in fretta, o la foto è un po' vecchia?;-))
rossana
@ Rossana, per sbaglio ho cancellato il tuo commento, mi dispiace.
Confermo che sembra un ragazzino, ma non lo è affatto, è vicino ai sessanta.
Recuperato il commento di Rossana: la foto è dello scorso dicembre, l'occasione la festa del corpo della polizia penitenziaria.
Accidenti! Complimenti al Provveditore sempreverde.
rossana
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