mercoledì 7 gennaio 2009

Celacanto o dino-formica, non chiamateli "estinti"

LA REPUBBLICA
di SARA FICOCELLI

Si chiamano specie "Lazzaro", dal nome del malato che Vangelo secondo Giovanni, morì e venne poi resuscitato da Gesù. Il celacanto, la formica dinosauro, il picchio dal becco d'avorio e il takahe sono animali speciali, dei "fossili viventi" che hanno giocato a nascondino con le ere geologiche, beffandosi di chi per anni li aveva creduti estinti.

In tutto le specie finora riavvistate sono sette, sei animali e una vegetale. Il loro valore naturalistico è inestimabile e per questo vengono protetti da équipe di studiosi che pur di osservarli sono disposti a rischiare la vita. I luoghi in cui queste specie sopravvivono vengono tenuti segreti: l'essere umano, si sa, è abilissimo a distruggere ciò che la natura conserva.

Ma a nascondersi ci pensano loro per primi: il celacanto, ad esempio, è un pesce blu che vive a decine di metri di profondità nelle caverne sottomarine dell'Indonesia. Apparso circa 390 milioni di anni fa, è il rappresentante della più antica linea evolutiva di pesci mai conosciuta.

Gli scienziati lo credevano estinto nel Cretaceo, finché un esemplare venne pescato in Sudafrica, nel fiume Chalumna, qualche decina di anni fa. Con i suoi 80 chili di peso, due metri di lunghezza e un'aspettativa di vita di circa 60 anni, è riuscito a sopravvivere grazie
alla ferocia e alla particolarità delle squame, che secernono muco e trasudano un olio lassativo che lo rende immangiabile.

Difficile imbattersi in questo fossile vivente nel corso di una nuotata, per dargli un'occhiata è necessario essere esperti conoscitori degli abissi: gli ultimi ad avere avuto un contatto diretto con lui sono stati tre sommozzatori francesi nel 2000, di cui uno morì nel corso della spedizione, e i ricercatori a bordo del sommergibile Jago, nel 2002.

Anche Woody Woodpecker ha fatto una sorpresa agli scienziati. Il picchio dal becco d'avorio è infatti uno degli uccelli più appariscenti degli Stati Uniti ma la sua figura bianca rossa e nera negli ultimi 100 anni si è vista ben poco nelle foreste nordamericane. Nella prima metà del '900 questo splendido animale ha conosciuto l'estinzione a causa della deforestazione selvaggia.

Un video girato in un'oasi dell'Arkansas nel 2004 ha però riacceso la speranza nel cuore degli ornitologi, che lo hanno riavvistato. Sembra che al mondo ne siano rimaste in tutto 8 coppie, forse 6. Il governo americano ha stanziato 20 milioni di dollari per la tutela di quello che è ormai stato ribattezzato il "Sacro Graal" del mondo animale.

Ma è forse il Wollemi Pine la scoperta più sensazionale nel campo scienze naturali del nostro millennio. Questo pino gigantesco era considerato estinto, noto soltanto grazie al ritrovamento di fossili risalenti a 90 milioni di anni fa. Scienziati australiani hanno però individuato nel 1994 alcuni esemplari ad ovest di Sydney, in una gola piovosa all'interno dei 200mila ettari del Wollemi National Park, nelle Blue Mountains. Il più grande Wollemi Pine è
alto più di 40 metri e largo 1,2.

La formica dinosauro è invece stata la protagonista di una lunga ricerca, conclusasi felicemente nel 1977. Questa specie, rimasta pressoché invariata per 60 milioni di anni e fino alla prima metà del '900 considerata estinta, venne avvistata nel 1931 in una foresta di eucalipti dell'Australia occidentale. Il naturalista autore della spedizione era però un dilettante e si dimenticò di annotare il luogo preciso del ritrovamento. Non fu quindi possibile recuperare altri esemplari fino a 36 anni dopo, quando, nell'Australia meridionale, il dottor Robert Taylor e la sua equipe di entomologi si imbatterono per puro caso in un'altra formica dinosauro.

Da allora lo sperduto paesino di Poochera è diventato meta di pellegrinaggio per i "turisti mirmecologici" di tutto il mondo. Secondo gli esperti questo insetto è la prova vivente delle strette relazioni genetiche fra vespe e formiche, dato il suo aspetto fisico vespoidale. Le sue abitudini biologiche, inoltre, rispecchiano lo stile di vita delle specie primitive definitivamente estinte.

Il takahe è invece un buffo uccello dal becco rosso, incapace di volare ma dotato di un piumaggio sgargiante, che oscilla dal verde al blu elettrico. Un tempo questo animale era diffuso in tutta la Nuova Zelanda ma la caccia spietata dei bracconieri lo ridusse all'estinzione agli inizi del secolo scorso. Nel 1948 il dottor Geoffrey Orbell ritrovò però una popolazione superstite nelle praterie delle montagne meridionali dell'Isola del Sud ed oggi i 130 esemplari rimasti sono superprotetti. Con i suoi 50 cm di lunghezza e i 3 kg di peso, questo simpatico animale rappresenta un ghiotto boccone per i predatori, dunque è comprensibile che il dipartimento per la conservazione ambientale della Nuova Zelanda abbia un occhio di riguardo nei suoi confronti.

L'insetto stecco dell'isola di Lord Howe si pensava invece fosse estinto dal 1930, ma è stato riscoperto nel 2001. E' oggi considerato il più raro insetto del mondo: ne esistono solo trenta esemplari che vivono nella Piramide di Ball, il faraglione marino più alto del mondo, che politicamente appartiene all'Australia. Questo animale non è un campione di bellezza e ritrovarselo sulla mano può non essere piacevole, ma il suo comportamento è quasi umano: maschi e femmine formano infatti una sorta di legame e una volta accoppiati vivono insieme.
Di la notte la coppia dorme abbracciata, con tre delle gambe del maschio avvolte intorno alla femmina.

L'ultimo protagonista dell'"effetto Lazzaro" è il solenodonte di Cuba o almiqui, un mammifero appartenente alla famiglia dei solenodontidi. Considerata estinta varie volte nel secolo scorso, la specie è "risorta" grazie al ritrovamento di alcuni esemplari negli anni '70 e di recente nel 2003. La particolarità di questo animaletto sta nella velenosità delle sue ghiandole sottomascellari, che secernono un veleno che mette ko le prede. Samuel Turvey, un biologo conservazionista della Società Zoologica di Londra, sostiene che la sua potenza è tale da poter uccidere un topo. Ma chissà se questa arma di difesa basterà a tenere lontana l'estinzione definitiva.

(5 gennaio 2009)

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