giovedì 8 gennaio 2009

Muccino: "Il mio film? Incompreso

LA REPUBBLICA
di CLAUDIA MORGOGLIONE

ROMA - "Ambizioso", "pericoloso", "cupo", "estremo", "provocatorio", "scolvolgente". E perfino "rivoluzionario", almeno per il sistema hollywoodiano che l'ha partorito. Non lesina aggettivi, Gabriele Muccino, nel descrivere Sette anime, il melò made in Usa che lo ha riunito con l'amico Will Smith dopo il successo di La ricerca della felicità. Solo che stavolta il loro film - la storia di un uomo deciso a salvare un gruppo di persone estranee, all'interno di un folle proposito suicida - oltreoceano non ha funzionato: la critica, soprattutto, ci si è scagliata contro, accusandolo di ogni sorta di nefandezze.

Stroncature a cui Muccino - oggi a Roma con Smith e con la bellissima protagonista femminile, Rosario Dawson, 24 ore prima dell'uscita nelle sale italiane - replica con decisione: "Cominciamo col dire che al pubblico il film è piaciuto, probabilmente arriverà a 80 milioni di dollari, il che per un'opera così difficile è notevole. Ma è vero, la critica Usa lo ha ucciso, lo ha letteralmente massacrato. Con attacchi talmente viscerali e violenti che, per la prima volta nella mia carriera, leggendo quelle recensioni non ho imparato nulla. Anzi, non ho capito proprio di che parlavano. Ma gli attacchi più feroci erano per Will: lo hanno paragonato a Tom Cruise, hanno messo in mezzo Scientology (a cui anche Smith è considerato vicino, ndr). In America, come qui, verso chi ha successo si scatena il gioco al massacro. Hanno perfino definito Sette anime manipolatorio: ma tutte le pellicole di successo, da Titanic al Sesto senso, sono in qualche modo manipolatorie... In realtà, si tratta semplicemente di una vicenda simbolica, sul potere salvifico dell'amore".

Una cosa, comunque, Muccino la ammette: questa storia così cupa, così dura, non è proprio la più adatta ad attrarre il pubblico, vista la crisi internazionale. "E' vero, la situazione attuale rende più difficile accettarla. Magari, se fosse uscita cinque anni fa, sarebbe stata accolta meglio".

In effetti, è difficile dargli torto. Perché Sette anime è un film davvero deprimente, sul piano psicologico. Deciso a toccare le corde più profonde, e più oscure, dell'animo umano. E poi, a renderlo un po' ostico, c'è il fatto che per circa tre quarti di film non capiamo bene quale scopo il protagonista Ben (Will Smith) stia perseguendo: si spaccia per agente del fisco, e con questo pretesto si avvicina ad alcune persone - a lui estranee - in gravi difficoltà. Le cose si complicano quando si innamora di una di loro, Emily (Rosario Dawson), malata di cuore: un sentimento che lo porta a interrogarsi su se portare a termine il complicatissimo piano che ha elaborato...

Un film che è passato all'onore delle cronache anche per essere il primo in cui Smith (a parte una sequenza in Alì, accanto alla moglie Jada Pinkett Smith) ha interpretato una scena passionale, d'amore. "Era nervosissimo - racconta, sorridendo, la Dawson - si è fatto piccolo piccolo... ha chiesto perfino aiuto a Tom Cruise, che era sul set perché suo figlio Connor (adottato da lui e Nicole Kidman, ndr) ha una parte, come si fa. Ma lui non capiva il problema, dato che le gira sempre...". Quanto a Will, si difende così dall'accusa di essere eccessivamente pudico:
"E' difficile stare nudo come un verme, in una stanza piena di persone! Il problema è che non volevo mancare di rispetto a Rosario: in realtà a letto sono fantastico".

Quanto al coinvolgimento nel film, Smith racconta: "Per la prima volta in vita mia, leggendo una sceneggiatura, ho pianto. Mi sono immediatamente connesso col dolore del mio personaggio. E' un tipo di storia che dopo averla vista stai lì a rimuginare, difficile da digerire, che ti costringe a fare un lavoro intellettuale e spirituale". Poi liquida in poche parole le stroncature dei critici: "E' difficile capire perché questo gruppuscolo di persone abbia reagito così. A me interessa l'intero pubblico, che ha risposto bene a un film non facile, con una sensibilità non standard rispetto a quella americana media".

Sulla possibilità di un terzo film con Muccino, invece, Smith glissa: "Sarebbe ingiusto volermelo tenere tutto per me". Anche perché il regista sembra avere altri progetti: "Sto provando a scrivere la sceneggiatura del sequel dell'Ultimo bacio - spiega - il cast ha dato la sua disponibilità, se tutto va bene cominciamo a girare a giugno. Sette anime è stata la mia esperienza più faticosa, ho bisogno di qualcosa di più tranquillo! Sempre che uno dei miei progetti americani non abbia il sopravvento: ho scritto una sceneggiatura che si chiama What I know about love, storia di collasso e rinascita familiare, e aspetto di trovare gli attori giusti. E poi c'è un thriller scritto da altri che mi intriga... vedremo".

(8 gennaio 2009)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Quando meno te lo aspetti e da chi non te lo aspetteresti.
Benvenuto nel club, Will, e non essere patetico.