mercoledì 7 gennaio 2009

Papà gay in prima serata su RaiUno

LA REPUBBLICA
di SILVIA FUMAROLA

ROMA - La buona notizia per questo inizio del 2009, è che un padre gay, nella fiction di punta su RaiUno, in prima serata, non fa più notizia. Domenica in Tutti pazzi per amore di Riccardo Milani, serie familiare canterina con la coppia Stefania Rocca-Emilio Solfrizzi, un padre spiega al figlio adolescente che si è separato dalla madre perché si è innamorato di un uomo. Ha scoperto di essere omosessuale. La reazione del ragazzo è di rabbia e dolore, la scena è forte, bella nella sua semplicità.

Prima volta in tv, nessuno scandalo: che stia cambiando qualcosa? "Con Monica Rametta che ha scritto con me gli episodi, volevamo parlare dell'amore in tutte le forme", spiega l'autore del soggetto, lo scrittore Ivan Cotroneo "c'interessava lo sviluppo dei personaggi, in questo caso come può reagire un ragazzo alla notizia che il padre è gay. Volevamo far chiedere alla gente: io che avrei fatto? Quanto può essere disturbante, al di là dei nostri ragionamenti politicamente corretti? Certo, non è una cosa che succede in tutte le famiglie, ma può succedere.

L'idea di fare sensazione non ci ha sfiorato, l'omosessualità era stata sdoganata dai tempi di Commesse. La Rai ci ha appoggiato, voleva un linguaggio nuovo: non a caso il pubblico di RaiUno è ringiovanito, la serie è fortissima nella fascia 14-25 anni e siamo riusciti a battere Dottor House". La famiglia cambia e il pubblico è avanti. "Forse è vero, qualcosa sta cambiando in Italia" osserva Cotroneo "il padre gay è solo uno degli elementi, se è entrato con naturalezza nel flusso della storia sono contento. Dire amore omosessuale è fare una differenza, non si specifica mai se la storia è eterosessuale".

Mario Landolfi (An), ex presidente della Commissione di Vigilanza Rai, è cauto: "Rischio di essere politicamente scorretto, ma di omosessualità in tv se ne parla pure troppo. Sono certo che si voglia orientare e quindi rendere accettabile ciò che, a mio avviso, accettabile non è. Non ci deve essere discriminazione - l'articolo 3 della Costituzione parla chiaro - ma la famiglia è basata sull'unione tra un uomo e una donna, non si può superare la barriera del diritto naturale. Due persone dello stesso sesso possono vivere insieme, ma contrarre matrimonio e esercitare potestà genitoriale, adottare i figli no. Siamo tutti uguali, d'accordo, ma la famiglia è un valore da difendere". Nessuno la minaccia.

"Quello che racconta la serie succede nella realtà, ma sono casi delicatissimi" continua Landolfi "Un figlio che raccoglie una confessione del genere riceve un trauma. Si può raccontare in un film, ma bisogna stare attenti a quale modello si propone, non si può far apparire come un fatto normale. Non sono le tribune politiche che formano la mentalità popolare, ma la fiction si sedimenta e forma una coscienza".

Per il presidente onorario dell'Arcigay Franco Grillini "la questione è a macchia di leopardo. Ci sono storie politicamente corrette come Mio padre, Il padre delle spose, poi ci sono cose agghiaccianti come la canzone di Povia. Ma con le fiction uno straccio di messaggio positivo si riesce a far passare, noi non riusciamo a bucare i tg, quando ci attacca il Vaticano, si parla di questioni omosessuali o della depenalizzazione del reato all'Onu. Mai che ci venga chiesta un'opinione".

Per Grillini, che una fiction del servizio pubblico affronti il tema "è importante. Ho collaborato per dodici anni con Telefono amico, ho sentito decine e decine di casi di persone sposate che erano gay. Un amico avvocato mi racconta rivendicazioni orrende sui figli. È possibile che la gente sia costretta a sposarsi per inseguire un'idea di normalità? Anch'io sono stato etero fino a 27 anni, lo scrivo nel mio libro Ecce omo. Ci fu una pressione da parte dei genitori per farmi sposare, ma se mi fossi sposato e fosse nato un figlio, che dicevo a 'sta ragazza?".

(6 gennaio 2009)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Emilio Solfrizzi è veramente bravo.