domenica 29 marzo 2009

C'era una volta...

LUZ

C'era una volta...
"Un re!" diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta una Scheda Madre, un foglio di carta grigia, pesante, molto sussiegosa che aveva un compito speciale da assolvere, era stata chiamata nientedimeno che in Italia per le prime elezioni, un paese di dolci colline e che per ogni dove affacciava sul mare, accarezzato da pini e prati verdi, un lungo stivale che sarebbe stato bene alle zampette del gatto che indossava quelli delle sette leghe, e invece ahimé, era stato calzato prima da un re piccolo e maligno chiamato Pippetto e poi da un duce strillone che tanti lutti aveva portato in quella terra di miele.
Il popolo affamato e stracciato dopo una guerra durata ben cinque anni si trascinava, nonostante tutto, festante per le strade, inciampando nei calcinacci ed esplodendo di tanto in tanto al fragoroso "bum" di una bomba mezza sotterrata. Ma tant'è, qualche tavoletta di cioccolato e qualche pagnotta in più cominciava a vedersi, inframmezzata da una bomba dolce che deflagrava senza danni nelle bocche degli italiani e che rispondeva al nome di chewin gum, o al più onomatopeico cingomma.
Un bel giorno di giugno, in maniche di camicia gli uomini, in fiori setosi le donne, con un filo di rossetto sulle bocche e i seni sospirosi dal primo voto della loro vita, sciamarono nelle scuole per scrivere sulle schede, che nel frattempo la Madre sussiegosa aveva partorito a milioni, la voglia di non avere più né Pippetto né quel coglioncello del figlio Umberto sul trono, il duce strillone intanto era stato appeso a testa in giù e sparato.
Nacque la signora Repubblica che per ringraziare la Scheda Madre, di tanto in tanto la richiamava insieme ai suoi pargoli che nel frattempo si erano abbelliti con colori pastello, rosa e giallino.
Nel frattempo, gli italiani, che straccioni erano rimasti nell'animo, si compravano case e firgoriferi, lavatrici e automobili, dimenticando ben presto gli omini rissosi che li avevano governati e portati alla guerra. Passarono gli anni, i crateri delle bombe furono ricoperti, come pure i corpi dei martiri di cui ogni anno si ricordava la memoria con corone d'alloro che si seccavano a terra per i successivi dodici mesi. I vecchi si ripiegavano come tronchi contorti e i bimbi nascevano sempre più capricciosi ed egoisti. Ed ecco che in un giorno qualunque di primavera apparve un altro omino, ma né grandi né piccini si allarmarono, dimentichi di Collodi e di un passo di quel capolavoro che è Pinocchio che recita così: "Figuratevi un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella d'un gatto che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa".
In un batter d'occhio la metà degli italiani decise di andare nel Paese dei Balocchi e fu accontentata, e anche quando poco tempo dopo spuntarono orecchie d'asino a iosa, nessuno voleva rinunciare ai giri di giostra e ai lecca lecca gratis.
La signora Repubblica e la sua amica Costituzione tremavano, sapevano che la loro vita era appesa a un filo e che ben presto avrebbero avuto la testa tagliata. Al contrario, la Scheda Madre era imperturbabile, a lei bastava sapere che sarebbe sciamata ancora insieme ai suoi figlioli lungo le coste e sui monti di quel buffo paese, certa del timore reverenziale di cui era da 60 anni oggetto. Si specchiava, di profilo sottilissima, di piatto si dispiegava invece grande come un lenzuolo e con un arricciar di naso sbuffava quando il malcapitato elettore la richiudeva per il verso sbagliato. Era diventata aristocratica, invidiosa, classista e razzista, aveva capito che l'omino era ricco sfondato e voleva a tutti i costi essere ammessa alla sua presenza e far parte del suo entourage. Così, scrocchiando e stridendo, soffiava nelle orecchie di uomini e donne che mordicchiando la matitina si macchiavano le labbra di inchiostro copiativo e alla fine, stufi di quel sospiro stonato finivano per fare una bella croce sul simbolo del nuovo padrone del Paese.
La Scheda Madre nel giro di pochi anni era diventata malvagia, un miscuglio di strega di Biancaneve, Regina di Cuori, matrigna di Cenerentola e Crudelia Demon! Sfarfalleggiava in lungo e in largo affetta da un delirio di onnipotenza che non aveva pari.
Viveva accovacciata nella sua scatola d'onore, con il ventre gonfio di nuovi bambini, perché di lì a poco sarebbe stata chiamata addirittura in Europa, le orecchie aguzze ed enormi per carpire le voci degli italiani, quand'ecco un colloquio breve tra una madre e una figlia:
"Mamma tra poco ci sono le elezioni, vai a votare?"
"Sì, certo, non potrei mai tirarmi indietro"
La Scheda sorrideva, mostruosa.
"Ma che voti?"
"Lo sai, a sinistra"
"Ma sei convinta, lo fai con piacere?"
"Con piacere? No, guarda, quel giorno uscirò e andrò a votare, ma se in quel momento al posto della scheda avessi in mano un litro di latte e due euro per pagare per me sarebbe lo stesso."
La Scheda Madre si afflosciò, con uno schiocchio liquido abortì i milioni di figlioli che aveva in grembo e diventò di nuovo un grigio, modesto foglio di carta.
E l'omino? Direte voi?
Purtroppo l'omino campò ancora tanti anni, ma arrivò un giorno che le fate di tutte le fiabe del mondo si arrabbiarono davvero e unite le bacchette magiche scaraventarono l'omino, che poi si chiamava Silvio, e tutti quelli che lo avevano votato nel Mare che circondava lo stivale; ma siccome quei grulli nel frattempo erano diventati ciuchini, ben presto l'acqua si riempì di pelli che gli abitanti dell'Italia rimasti illesi utilizzarono per fare tamburi.
Così in una sera d'estate alla luce di immensi falò, su tutte le coste si ballò e si cantò in tante lingue diverse, si fecero lunghi girotondi che si snodarono per l'intera penisola, e mentre i violini e le trombe gorgheggiavano, i pianoforti sgranavano note che si libravano in aria e i tamburi suoni sordi che rimbalzavano da una collina all'altra, la signora Repubblica e la sua amica Costituzione si fecero l'occhiolino ed offrirono una soffice poltrona e un frappè al cioccolato alla Signorina Pace. Non a caso tutte e tre erano donne.

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