(Il giudice Felice Lima)
02 ottobre 1990
AGRIGENTO. L' appuntamento se lo sono dato nell'aula dove Rosario Livatino faceva il giudice. Si sono incontrati ad Agrigento, si sono contati, hanno gridato la loro rabbia. Qualcuno ha minacciato perfino dimissioni in massa dall' ordine giudiziario. I magistrati siciliani dichiarano guerra contro uno Stato che non si vede e che non si sente, uno Stato che non c' è.
Sono arrivati in forza da Palermo, da Messina, da Catania, da Caltanissetta. Procuratori della Repubblica, ex giudici istruttori, presidenti di Corte di assise, semplici uditori.
Erano quasi in duecento, tutti in rivolta contro il Palazzo, tutti disperatamente soli.
L' assemblea dei giudici di Sicilia è diventata un atto di accusa senza precedenti, una vera sfida lanciata agli uomini di Roma. Un' assemblea aperta alle sei del pomeriggio e finita a tarda sera con colpi di scena a ripetizione.
L' appassionato j' accuse del procuratore Paolo Borsellino.
Sono arrivati in forza da Palermo, da Messina, da Catania, da Caltanissetta. Procuratori della Repubblica, ex giudici istruttori, presidenti di Corte di assise, semplici uditori.
Erano quasi in duecento, tutti in rivolta contro il Palazzo, tutti disperatamente soli.
L' assemblea dei giudici di Sicilia è diventata un atto di accusa senza precedenti, una vera sfida lanciata agli uomini di Roma. Un' assemblea aperta alle sei del pomeriggio e finita a tarda sera con colpi di scena a ripetizione.
L' appassionato j' accuse del procuratore Paolo Borsellino.
Le dure critiche partite dalle toghe di Caltanissetta anche sulle chiacchiere che stavano volando nell' aula del tribunale di Agrigento.
La solitudine dei magistrati catanesi.
La solitudine dei magistrati catanesi.
E, infine, lo sfogo tremendo di Felice Lima, un giovanissimo sostituto procuratore di Siracusa, un magistrato ancora vivo solo perché gli 007 di Sica sventarono a primavera un piano che prevedeva la sua eliminazione.
Felice Lima ad Agrigento fa una proposta: Dimettiamoci tutti dall' ordine giudiziario, investiamo il Csm di questo problema. Se non le accoglie ci devono dire come dobbiamo lavorare, se le accoglie ce ne andiamo tutti a casa...
Il giovane magistrato dice che a pensarla così non è solo. Ci sono altri colleghi di Trapani, di Catania, di Messina...
Il doloroso raduno nel tribunale di Rosario Livatino ha portato allo scoperto tutti gli umori, tutto il malessere di quel malandato esercito che è l'antimafia di stanza in Sicilia.
Tutti insieme contro ministri e promesse propinate come medicinale digestivo delle tragedie. Tutti divisi sulle cose da fare subito, sulle mozioni, sulle proposte concrete. Giudici esasperati, giudici disorientati, giudici indifesi.
Nell' aula al quarto piano del Palazzo di Agrigento c' erano proprio tutti. I palermitani guidati da Falcone e dal procuratore Giammanco, i catanesi con in prima fila Giuseppe Gennaro, i volti meno conosciuti del distretto giudiziario messinese, magistrati di Caltanissetta come Nello Bongiorno o Mariannina Li Calzi, gli amici e i colleghi agrigentini di Rosario Livatino.
E c' erano giudici sbarcati da Roma.
Per il Csm Palombarini e Almerighi, per l' associazione nazionale magistrati il segretario Mario Cicala.
Una truppa con le armi scariche ma con la voglia ancora di tenere la testa alta, di continuare nonostante tutto una battaglia che sembra persa.
L' assemblea la apre Paolo Borsellino, il procuratore capo della Repubblica di Marsala. Ho davanti gli occhi il viso innocente di bambino di Rosario, sforacchiato da colpi micidiali...
E poi, nel suo stile, Borsellino va giù duro, durissimo.
Parla dello sciacallaggio morale di chi, anche tra colleghi (il riferimento è alle accuse del giudice Di Maggio alla magistratura agrigentina n.d.r.), risolleva stantie argomentazioni razzistiche, non fa una difesa corporativa e dice che se ci sono mele marce vanno individuate, punite ed eliminate, avverte i suoi colleghi del rischio costante di morte.
Ma il procuratore capo di Marsala non ha finito. Spiega che l'antimafia bisogna farla sul serio, evitando invece di dispiegare sarcastica ironia su fatti di estrema gravità. Borsellino non fa il nome ma il suo bersaglio è il presidente del Consiglio Andreotti: Il collega Livatino è stato ucciso e braccato come un come un coniglio ma non era un coniglio... suona offensivo sentir soltanto parlare a tal proposito di revoca delle licenze di caccia.
Poi passa ad elencare una serie di proposte: revisioni delle circoscrizioni giudiziarie; verifica immediata della idoneità del nuovo codice di procedura penale come strumento nelle indagini antimafia; valorizzazione delle professionalità; riconoscimento dell' assoluta priorità dei processi di criminalità organizzata.
Poi Borsellino chiude il suo intervento con un avvertimento carico di drammaticità: Si sappia che la magistratura siciliana, come quella calabrese e campana, è attraversata da preoccupanti fermenti che coinvolgono anche la legittimità del ruolo e la idoneità di chi li rappresenta o dovrebbe rappresentare.
Paolo Borsellino parla delle voci su una proposta di alcuni giudici siciliani di dimissioni in massa dalla magistratura: Circolano propositi protestatari che ridurrebbero, se attuati, anche lo stesso sciopero ad una misura blanda e superata se non vengono subito concreti segnali di cambiamento.
Nell' aula di Agrigento si cerca di mettere su un comitato per iniziare l' ennesimo dialogo con Roma, quando un giudice non ci sta. Ho fatto trecento chilometri per venire qui... adesso voglio parlare. E' il sostituto procuratore Felice Lima che vuole leggere un documento di una cartella e mezza ai suoi colleghi.
Si scaglia contro l' indifferenza dello Stato, contro le risibili misure proposte dal governo, contro la cinica mancanza di una reale volontà di avviare a soluzione il problema.
Poi lancia la sua proposta: Convochiamo un'assemblea nazionale di tutti i magistrati, un' assemblea da tenersi nel capoluogo siciliano, a Palermo, e poi, poi annunciamo che i magistrati siciliani rassegnano le loro dimissioni.
Ma alla fine la sua proposta non passa per pochi voti.
Ce l' hanno fatta i moderati che vogliono presentare ai palazzi romani un loro pacchetto, una strategia complessiva di contrasto a Cosa nostra.
Felice Lima ad Agrigento fa una proposta: Dimettiamoci tutti dall' ordine giudiziario, investiamo il Csm di questo problema. Se non le accoglie ci devono dire come dobbiamo lavorare, se le accoglie ce ne andiamo tutti a casa...
Il giovane magistrato dice che a pensarla così non è solo. Ci sono altri colleghi di Trapani, di Catania, di Messina...
Il doloroso raduno nel tribunale di Rosario Livatino ha portato allo scoperto tutti gli umori, tutto il malessere di quel malandato esercito che è l'antimafia di stanza in Sicilia.
Tutti insieme contro ministri e promesse propinate come medicinale digestivo delle tragedie. Tutti divisi sulle cose da fare subito, sulle mozioni, sulle proposte concrete. Giudici esasperati, giudici disorientati, giudici indifesi.
Nell' aula al quarto piano del Palazzo di Agrigento c' erano proprio tutti. I palermitani guidati da Falcone e dal procuratore Giammanco, i catanesi con in prima fila Giuseppe Gennaro, i volti meno conosciuti del distretto giudiziario messinese, magistrati di Caltanissetta come Nello Bongiorno o Mariannina Li Calzi, gli amici e i colleghi agrigentini di Rosario Livatino.
E c' erano giudici sbarcati da Roma.
Per il Csm Palombarini e Almerighi, per l' associazione nazionale magistrati il segretario Mario Cicala.
Una truppa con le armi scariche ma con la voglia ancora di tenere la testa alta, di continuare nonostante tutto una battaglia che sembra persa.
L' assemblea la apre Paolo Borsellino, il procuratore capo della Repubblica di Marsala. Ho davanti gli occhi il viso innocente di bambino di Rosario, sforacchiato da colpi micidiali...
E poi, nel suo stile, Borsellino va giù duro, durissimo.
Parla dello sciacallaggio morale di chi, anche tra colleghi (il riferimento è alle accuse del giudice Di Maggio alla magistratura agrigentina n.d.r.), risolleva stantie argomentazioni razzistiche, non fa una difesa corporativa e dice che se ci sono mele marce vanno individuate, punite ed eliminate, avverte i suoi colleghi del rischio costante di morte.
Ma il procuratore capo di Marsala non ha finito. Spiega che l'antimafia bisogna farla sul serio, evitando invece di dispiegare sarcastica ironia su fatti di estrema gravità. Borsellino non fa il nome ma il suo bersaglio è il presidente del Consiglio Andreotti: Il collega Livatino è stato ucciso e braccato come un come un coniglio ma non era un coniglio... suona offensivo sentir soltanto parlare a tal proposito di revoca delle licenze di caccia.
Poi passa ad elencare una serie di proposte: revisioni delle circoscrizioni giudiziarie; verifica immediata della idoneità del nuovo codice di procedura penale come strumento nelle indagini antimafia; valorizzazione delle professionalità; riconoscimento dell' assoluta priorità dei processi di criminalità organizzata.
Poi Borsellino chiude il suo intervento con un avvertimento carico di drammaticità: Si sappia che la magistratura siciliana, come quella calabrese e campana, è attraversata da preoccupanti fermenti che coinvolgono anche la legittimità del ruolo e la idoneità di chi li rappresenta o dovrebbe rappresentare.
Paolo Borsellino parla delle voci su una proposta di alcuni giudici siciliani di dimissioni in massa dalla magistratura: Circolano propositi protestatari che ridurrebbero, se attuati, anche lo stesso sciopero ad una misura blanda e superata se non vengono subito concreti segnali di cambiamento.
Nell' aula di Agrigento si cerca di mettere su un comitato per iniziare l' ennesimo dialogo con Roma, quando un giudice non ci sta. Ho fatto trecento chilometri per venire qui... adesso voglio parlare. E' il sostituto procuratore Felice Lima che vuole leggere un documento di una cartella e mezza ai suoi colleghi.
Si scaglia contro l' indifferenza dello Stato, contro le risibili misure proposte dal governo, contro la cinica mancanza di una reale volontà di avviare a soluzione il problema.
Poi lancia la sua proposta: Convochiamo un'assemblea nazionale di tutti i magistrati, un' assemblea da tenersi nel capoluogo siciliano, a Palermo, e poi, poi annunciamo che i magistrati siciliani rassegnano le loro dimissioni.
Ma alla fine la sua proposta non passa per pochi voti.
Ce l' hanno fatta i moderati che vogliono presentare ai palazzi romani un loro pacchetto, una strategia complessiva di contrasto a Cosa nostra.
9 commenti:
Si tratta di un articolo di diciotto anni fa, che riferiva della reazione della magistraturta siciliana all'uccisione del giudice Rosario Livatino.
Sappiamo com'è purtroppo andata a finire.
Mi coglie sempre una forte emozione quando si parla del Giudice Borsellino. Il Giudice che parlava alla gente...l'unico in Italia. I Suoi colleghi hanno capito solo ora che sono stati messi in ginocchio cosa quell'Uomo stava facendo e voleva fare.
Spero sempre che non sia mai troppo tardi, ma di danni se ne sono fatti da paura.
Auguri a tutti i Magistrati onesti e combattivi.
Cara Francy, sono tempi bui, in Italia sono ricorrenti, purtroppo.
Tu sei una luminosa eccezione, non solo leggi, lo fanno in molti, ciò che si scrive nei blog, ma fai commenti e qui quasi nessuno si impegna.
La malattia la conosciamo (autoritarismo), la terapia no, la prognosi per la democrazia è infausta.
Naturalmente, sareri felice di sbagliarmi, ma non vedo all'orizzonte l'incedere di una nuova classe politica, capace di capire le necessità delle persone e di governare civilmente un paese che è stato la culla della civilità.
Rimettere a posto gli ultimi 15-anni di catastrofe non è facile, tenendo presente che al "vento di sciagura", sceso in campo politico come una novità, si sono aggiunte una sbagliata globalizzazione e la crisi mondiale, nutro una grande speranza nei giovani.
Il "coraggio" sta prendendo forma, noto che chi scende in campo non è più da solo, e che la gente, se pur apparentemente indifferente, segue questi personaggi con vivo interesse. Non ritenermi una sognatrice convinta....ma lo dico perchè faccio parte di quella gente.
PS.: Leggere è una delle mie più grandi passioni ed amo commentare sempre ciò che leggo, a torto o a ragione.
Sai Francy, sono andato a guardare a fondo il tuo profilo, ho rivisto con attenzione e gradimento il tuo delicato clip video-audio e mi sono domandato quante cose sai fare.
Salvo errori, mi pare di aver capito che quel clip l'hai inserito tu in youtube e ve ne sono molti altri.
E' così ?
Aggiungo che sono pervenuto all'articolo del 1990 su indicazione del dr. Felice Lima sul suo blog UGUALE PER TUTTI, in cui rispondeva ad un lettore (probabile) magistrato piuttosto insidioso.
Lo devo ringraziare, perchè mi ha consentito di leggere quanto accadeva 18 anni fa e disperarmi per la situazione attuale, a mio avviso senza speranze: dove hanno fallito quei GRANDI come possono riuscire i nani attuali ?
Post scriptum: ti piace il clip audio inserito nel mio profilo ?
Luigi...non disperare, anche oggi ci sono Uomni "grandi" ed a differenza di 20-anni fa, la gente è più informata, grazie a questi coraggiosi siamo in tanti a "fregarli" con internet....il loro incubo, perchè sanno che sarà la loro fine!!!
Ora rispondo alle Tue domande :
si, i video che hai visto su youtube sono miei,tranne qualcuno che ho scaricato da altri siti perchè li ho trovati bellissimi.
Altra mia grande passione : il pc. dove la mia fantasia non ha limiti.
Il Tuo clip...cliccandoci sopra mi porta al sito di "goear, penso che la musica da Te scelta sia "Mahler 5ª Sinfonía- Adagietto", molto bella,soft, mi piace questo tipo di musica.
Su youtube ci sono dei bei video di questa sinfonia.
Sai Francy, se vai alla cartella MUSICA del mio blog troverai 306 inserimenti.
Se cerchi la parola AGAGIETTO troverai 5 inserimenti.
Al tempo scrissi così in risposta ad un commento: "E' una musica che merita di essere ascoltata più volte, sopratutto è un movimento (il quarto) che si incastona come momento di lirismo e di romanticismo impensabili nel contesto musicale di una sinfonia tutta percorsa da brividi e presagi di morte, ad iniziare dagli agressivi squilli di tromba iniziali (a mo' di fanfara), che si ripetono durante tutto il primo movimento e che a me sembrano la rappresentazione in musica del militarismo e della vocazione alla guerra tedesco anteriore alla I^ guerra mondiale."
Perdonami, ma dire che è quella di Gustav Malher musica soft, sia pure limitatamente all'ADAGIETTO, è sacrilegio !
Ti consiglio di vedere la versione ballata da Jorge Donn, per la coreografia di Maurisce Bejart e fammi sapere.
;-)
Touchè Monsieur!
"Evviva l'ignoranza" diceva Totò.
Ho risposto d'impulso,riduttivo il mio commento. Leggendo "Mahler 5-sinfonia"...
ho ricordato l' addio alla Sua vecchia Vienna,
quella di Strauss e Wagner, dei quali, se non erro
ha riportato qualche traccia dei Loro famosi walzer nelle Sue composizioni.
Non mi ha fatto pensare alla guerra ed alla morte ascoltando Adagietto
ma ad una profonda nostalgia, solo in base a questo ho commesso il "sacrilegio". Ora ne so di più,grazie a Te.
Superbo il balletto di Jorge Donn, magistrale Bèjart.
Mi rallegra davvero constatare che sei un esperto di musica, fra le altre cose,
io non lo sono come Te,per quanto la musica sia la colonna sonora della mia vita.
Domani mi riprometto di gironzolare meglio nella Tua cartella di musica...che trovo davvero
molto interessante.Grazie e Buona Notte Luigi. :))
Molto bene, mi piace la tua ironia e la tua autoironia, ti ho punzecchiato e non hai battuto ciglio.
Brava.
Quanto a me non sono un esperto di musica, nel senso che non l'ho studiata (non mi è stato concesso di farlo), ma un appassionato sì, dalla più tenera età.
Sono veramente contento, anzi sono felice come lo sono tutte le volte in cui rendo partecipe un'altra persona del bello o di quello che a me sembra il bello.
Ne riparleremo, penso.
In ogni caso Malher era boemo e io non ho memoria di traccia dei valzer di Strauss (cher io trovo terribilmente banali) nelle sue sinfonie anche se mi sembra di ricordare in esse dei tempi di valzer, forse (non lo ascolto da molto tempo).
Buona notte.
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