(La vista offerta da Google Earth di una zona che potrebbe scatenare una devastante onda anomala sulle coste di Guadalupa)
Grazie ai dettagli 3D dei fondali oceanici forniti da Google Earth nella sua versione Ocean gli scienziati sono in grado di individuare i luoghi in cui potrebbero verificarsi futuri tsunami, per esempio distinguendo le formazioni rocciose sottomarine che rischiano di collassare, provocando onde anomale. Uno di questi è stato individuato nel Mar dei Caraibi dal Geohazard Research Centre dell'Università di Portsmouth, Inghilterra.
SCOPERTA INCIDENTALE - I ricercatori del centro di ricerca di rischio geologico dell'Università di Portsmouth, in Gran Bretagna, stavano compiendo degli studi nell'isola Dominica, delle Piccole Antille, utilizzando la funzione tridimensionale di Google Earth. Nel corso dei loro rilevamenti hanno notato una zona della costa che avrebbe potuto presto franare, soprattutto a causa della frequenza dei terremoti nell'area, e causare uno tsunami. In particolare Richard Teeuw, a capo dell’équipe, ha riscontrato la preoccupante precarietà di un cono vulcanico che, secondo i calcoli dei ricercatori, in concomitanza con un terremoto riverserebbe in acqua una quantità di rocce tale da originare uno tsunami di tre metri
ORIGINE DI UNO TSUNAMI – Le cause di questo fenomeno, che consiste in onde marine di eccezionali dimensioni (più per la lunghezza che per l’altezza d’onda), sono solitamente riconducibili a uno spostamento notevole e repentino di una placca del fondale marino, ma chiaramente l’origine può derivare anche da un’instabilità dei fondali o della costa. Quest’ultima origine può essere individuata e osservata attraverso la tecnologia esplorativa utilizzata dal colosso di Mountain View e nota come Light Detection and Ranging, che permette appunto la misurazione dell’orografia sottomarina. In generale va precisato che l’uso del software della grande G è consigliato per le analisi preliminari, quando altri strumenti risulterebbero troppo costosi. Nel caso in cui vengano individuati spot ad alto rischio, si può poi procedere a un’analisi più dettagliata.
Emanuela Di Pasqua
20 marzo 2009
SCOPERTA INCIDENTALE - I ricercatori del centro di ricerca di rischio geologico dell'Università di Portsmouth, in Gran Bretagna, stavano compiendo degli studi nell'isola Dominica, delle Piccole Antille, utilizzando la funzione tridimensionale di Google Earth. Nel corso dei loro rilevamenti hanno notato una zona della costa che avrebbe potuto presto franare, soprattutto a causa della frequenza dei terremoti nell'area, e causare uno tsunami. In particolare Richard Teeuw, a capo dell’équipe, ha riscontrato la preoccupante precarietà di un cono vulcanico che, secondo i calcoli dei ricercatori, in concomitanza con un terremoto riverserebbe in acqua una quantità di rocce tale da originare uno tsunami di tre metri
ORIGINE DI UNO TSUNAMI – Le cause di questo fenomeno, che consiste in onde marine di eccezionali dimensioni (più per la lunghezza che per l’altezza d’onda), sono solitamente riconducibili a uno spostamento notevole e repentino di una placca del fondale marino, ma chiaramente l’origine può derivare anche da un’instabilità dei fondali o della costa. Quest’ultima origine può essere individuata e osservata attraverso la tecnologia esplorativa utilizzata dal colosso di Mountain View e nota come Light Detection and Ranging, che permette appunto la misurazione dell’orografia sottomarina. In generale va precisato che l’uso del software della grande G è consigliato per le analisi preliminari, quando altri strumenti risulterebbero troppo costosi. Nel caso in cui vengano individuati spot ad alto rischio, si può poi procedere a un’analisi più dettagliata.
Emanuela Di Pasqua
20 marzo 2009
Nessun commento:
Posta un commento