giovedì 26 marzo 2009

Parlamento, voto e regole istituzionali. È di nuovo scontro tra Fini e Berlusconi


«La democrazia parlamentare ha procedure e regole precise che devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del governo. Si possono certo cambiare ma non irridere». E' secca ma alquanto dura la replica che il presidente della Camera Gianfranco Fini fa recapitare a mezzo agenzie di stampa al premier Silvio Berlusconi, che a margine dell'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra aveva parlato del ruolo dei parlamentari italiani spiegando che spesso si trovano in aula «solo per fare numero». Un intervento che richiama una precedente dichiarazione del leader del Pdl, che già lo scorso 10 marzo aveva parlato della necessità di cambiare i regolamenti parlamentari, per ridurre i tempi di approvazione di leggi e provvedimenti, ipotizzando in particolare il voto non per singoli ma per gruppi. Anche in quell'occasione, però, il presidente dell'assemblea di Montecitorio era intervenuto parlando di «proposta impossibile».

LA PRECISAZIONE - Non è passato molto tempo dopo la reazione di Fini che Berlusconi ha voluto precisare le sue parole: «Cado dalle nuvole. Non riesco a capire in quale modo possano essere stati stravolti i miei ragionamenti sulla necessità, da tutti condivisa, di riformare i regolamenti parlamentari. Sanno tutti che la mia posizione non è mai cambiata. Gli emendamenti dovrebbero essere discussi e approvati in Commissione, mentre nell'Aula si dovrebbero effettuare la discussione e il voto finale su ogni legge, come accade in altri Paesi».

«VOTANO SENZA CAPIRE» - Ma le parole del premier, a quel punto, avevano già fatto il giro delle redazioni. «Ci sono troppe procedure - aveva detto Berlusconi nel suo nuovo intervento, riportato dalle agenzie di stampa -, bisogna ammodernare lo Stato, per questo siamo indietro su tutto, anche in Parlamento. Adesso sei lì con due dita (il premier mima il gesto della votazione, ndr) ad approvare tutto il giorno emendamenti di cui non si conosce nulla. Quando ho fatto il paradosso del capogruppo che vota per tutti era per dire che gli altri sono veramente lì non per partecipare ma per fare numero». Giudizi che non erano piaciuti a Fini, che nel suo ruolo istituzionale rappresenta tutti i 630 deputati della Camera: sminuire così il ruolo dei parlamentari, secondo Fini, «alimenta il qualunquismo e il senso di sfiducia nelle istituzioni, di cui credo che nessuno senta il bisogno». Il nuovo braccio di ferro tra i due leader del centrodestra arriva alla vigilia dell'avvio del congresso istitutivo del Pdl, quello che sancirà la definitiva confluenza di Forza Italia e An in un unico soggetto politico.

«RISPETTI GLI ITALIANI» - La nuova uscita del leader del Pdl ha irritato anche il Pd. La capogruppo dei senatori democratici, Anna Finocchiaro, ha invitato Berlusconi ad «avere più rispetto per gli italiani: i parlamentari sono eletti dai cittadini». «Capisco che per lui il Parlamento sia scomodo, un vero impaccio - ha aggiunto -. Però ogni singolo eletto, come recita la Costituzione, rappresenta la nazione. L'idea di sopprimere il Parlamento con una riformina regolamentare, delegando a pochi eletti la funzione legislativa, esprime in modo plateale l'assenza di cultura costituzionale dell'onorevole Berlusconi, il suo incontenibile fastidio per le regole della democrazia e la sua inossidabile visione proprietaria delle istituzioni. È evidente che anche grazie alla pessima legge elettorale vigente per il Parlamento nazionale voluta proprio dalla maggioranza, Berlusconi considera i senatori e i deputati del Pdl come una sua emanazione».

26 marzo 2009

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Luigi leggerti mi fa approfondire e capire argomenti che a volte sfuggono e che non ricordavo, come il tuo articolo in fondo pagina!!!
Grazie, ti seguo sempre.
Buona serata
Mariarita
per quanto rigurada quest'ultimo dico chi può lo fermi...è in un delirio di onnipotenza!!!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie Mariarita, troppo buona.
Quanto allo psiconano per ora è, purtroppo, irrefrenabile.