Un team di scienziati statunitensi ha individuato con precisione i neuroni dell’ippocampo che segnalano al cervello le informazioni sul risultato - positivo o meno - ottenuto in un test di apprendimento. In pratica, le cellule cerebrali che monitorano il successo e quelle che comunicano un fallimento. Lo studio, condotto finora sulle scimmie e pubblicato su Neuron, apre la strada alla comprensione delle funzioni selettive delle cellule nel cervello dei primati. E può fornire importanti contributi alla ricostruzione del processo attraverso cui un risultato può influenzare l’apprendimento successivo.
Insomma, farci capire in che modo impariamo dalle esperienze precedenti. L’ippocampo ha un ruolo chiave nell’acquisizione di nuovi ricordi da fatti, avvenimenti e relazioni. Precedenti studi avevano mostrato che proprio i neuroni dell’ippocampo segnalano l’acquisizione di nuove associazioni tra gli oggetti, alterando il tasso in cui spediscono i loro segnali elettrici.
Ma non è tutto. Alcuni neuroni di quest’area hanno anche la funzione di interruttori, in grado di segnalare le conseguenze di una risposta a un test. «Per capire bene il loro funzionamento abbiamo registrato l’attività dei neuroni dell’ippocampo mentre alcune scimmie imparavano nuove associazioni tra oggetti e luoghi», spiega Wendy Suzuki, del Center for Neural Science della New York University.
La ricerca ha permesso di identificare due popolazioni di neuroni che segnalano i risultati ottenuti nel corso del test. Due gruppi distinti di cellule, che - come le luci a un telequiz - si accendono alternativamente in caso di successo o errore.
Circa la metà di queste cellule, in particolare, si attiva dopo una risposta giusta, mentre l’altra metà lo fa solo in caso di fallimento. Inoltre soltanto i neuroni del successo - e non quelli dell’errore o quelli di controllo - traducono le informazioni sull’apprendimento aumentando le loro proprietà di risposta agli stimoli.
Questi risultati suggeriscono, secondo i ricercatori, che le cellule del successo e dell’errore nell’ippocampo servono due tipi distinti di funzioni di monitoraggio, legate al risultato di un esame. «Questi elementi ottenuti dallo studio non solo aumentano la nostra comprensione dei segnali nell’ippocampo, ma suggeriscono una strada attraverso la quale la segnalazione di un risultato positivo possa influenzare nuove fasi di apprendimento», conclude la Suzuki, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per chiarire e comprendere appieno questi meccanismi.
Insomma, farci capire in che modo impariamo dalle esperienze precedenti. L’ippocampo ha un ruolo chiave nell’acquisizione di nuovi ricordi da fatti, avvenimenti e relazioni. Precedenti studi avevano mostrato che proprio i neuroni dell’ippocampo segnalano l’acquisizione di nuove associazioni tra gli oggetti, alterando il tasso in cui spediscono i loro segnali elettrici.
Ma non è tutto. Alcuni neuroni di quest’area hanno anche la funzione di interruttori, in grado di segnalare le conseguenze di una risposta a un test. «Per capire bene il loro funzionamento abbiamo registrato l’attività dei neuroni dell’ippocampo mentre alcune scimmie imparavano nuove associazioni tra oggetti e luoghi», spiega Wendy Suzuki, del Center for Neural Science della New York University.
La ricerca ha permesso di identificare due popolazioni di neuroni che segnalano i risultati ottenuti nel corso del test. Due gruppi distinti di cellule, che - come le luci a un telequiz - si accendono alternativamente in caso di successo o errore.
Circa la metà di queste cellule, in particolare, si attiva dopo una risposta giusta, mentre l’altra metà lo fa solo in caso di fallimento. Inoltre soltanto i neuroni del successo - e non quelli dell’errore o quelli di controllo - traducono le informazioni sull’apprendimento aumentando le loro proprietà di risposta agli stimoli.
Questi risultati suggeriscono, secondo i ricercatori, che le cellule del successo e dell’errore nell’ippocampo servono due tipi distinti di funzioni di monitoraggio, legate al risultato di un esame. «Questi elementi ottenuti dallo studio non solo aumentano la nostra comprensione dei segnali nell’ippocampo, ma suggeriscono una strada attraverso la quale la segnalazione di un risultato positivo possa influenzare nuove fasi di apprendimento», conclude la Suzuki, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per chiarire e comprendere appieno questi meccanismi.
1 commento:
Sì, dove regna la meritocrazia, però ! Qui, in Italia: NISBA !
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