sabato 18 aprile 2009

Il premier: sì inchieste ma costruiamo. Il procuratore: non siamo di ostacolo


L'AQUILA - Prima di tutto la ricostruzione. A dodici giorni da sisma che ha sconvolto l'Abruzzo, è proprio "ricostruzione" la parola d'ordine del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, alla sua settima visita all'Aquila. «Ben vengano le inchieste - sostiene il premier, in conferenza stampa con Bertolaso dopo aver visitato il campo di Pianola -, ma per favore - è l'invito del Cavaliere - non perdiamo tempo, impieghiamo il nostro tempo nella ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono successe. Se qualcuno è colpevole pagherà. Ma per favore non riempiano le pagine dei giornali di inchieste». «Un costruttore che realizza una casa in una zona sismica e risparmia su ferro e cemento può essere solo un pazzo o un delinquente - aggiunge Berlusconi, parlando dei possibili responsabili. Mio padre diceva una cosa: se uno nasce col piacere di fare del male ha tre scelte: può fare il delinquente, il pm o il dentista. I dentisti si sono emancipati e adesso esiste l'anestesia».

LA REPLICA - Alle dichiarazioni del premier risponde il procuratore della Repubblica presso il tribunale dell'Aquila, Alfredo Rossini: l'inchiesta condotta dalla procura sui crolli, spiega il pm, «non è una perdita di tempo» né è di intralcio alla ricostruzione: «Non vedo - afferma Rossini - che nesso possa esserci tra la ricostruzione e l'accertamento delle eventuali responsabilità penali». Il presidente del Consiglio, aggiunge Rossini, «forse è stato frainteso, perché ci ha sempre dichiarato stima. Noi facciamo solo il nostro lavoro».

L'ANM E L'OPPOSIZIONE - Le dichiarazioni del premier però hanno scatenano la dura reazione del leader dell'Anm e dell'opposizione: «Sono inaccettabili gli insulti e le denigrazioni, soprattutto se provengono da chi riveste una delle massime cariche istituzionali» ha detto il presidente del sindagato delle toghe Luca Palamara. E di «insulto» parla anche il leader del Pd dario Franceschini: per il leader del Pd è offensivo «dire che sono un intralcio all'emergenza e alla ricostruzione quelle inchieste che sono invece dovute in base alla legge e che cercano di accertare le responsabilità di abusi e violazioni di norme nelle costruzione di edifici che, con il loro crollo, hanno causato la morte di tante persone». «Berlusconi - ha sottolineato il segretario dei democratici - la smetta anche di giocare a scaricabarile, tentando di coinvolgere l'attuale gestione degli enti locali in responsabilità che, se accertate, vanno indietro negli anni e coinvolgono molti livelli dello Stato». E contesta le frasi del presidente del Consiglio anche il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro: «Per Berlusconi - è l'attacco dell'ex pm - sono criminali coloro che indagano su chi commette i reati e non chi li commette».

«TRE CASE SU 4 AGIBILI IN 30 GIORNI» Quanto alla ricostruzione, Berlusconi promette che «lo Stato ricostruirà il 100% delle case che sono state distrutte o lesionate dal terremoto». «Tre case su quattro saranno agibili in 30 giorni». «Se qualche cittadino poi volesse costruire per se stesso la casa altrove - ha aggiunto - lo Stato ricostruirà ovunque la sua casa distrutta ma farà anche di più: darà a quel cittadino un contributo tra il 33 e il 50% e la possibilità di coprire la restante parte con un mutuo trentennale». Berlusconi ha inoltre detto che non ci sarà una tassa per la ricostruzione delle aree terremotate e nei comuni colpiti le elezioni amministrative saranno rinviate. La situazione delle case danneggiate in Abruzzo è «più favorevole, più positiva di quello che avevamo immaginato» ha detto il premier, spiegando che sono stati fatti 4.659 sopralluoghi e che il 57% delle abitazioni è agibile, mentre il 19% lo potrà essere in un periodo «da qualche giorno a un mese».

NESSUNA TASSA - «I finanziamenti li abbiamo - ha assicurato il premier -. C'è la sicurezza che i soldi necessari ci sono e che non si trasformeranno in nuove tasse per i cittadini. Ho voluto io decidere, visto che la filosofia del governo è diminuire e non aumentare la tassazione». Il Consiglio dei Ministri si terrà a L'Aquila venerdì 24 aprile. I cittadini, continua il premier, potranno fare donazioni e «ci sarà un'attenzione spasmodica alla contabilizzazione di tutte queste cifre e a un rendiconto di come saranno spese». Saranno adottati, ha detto, «interventi che saranno in sintonia con l'ambiente». «Costruiremo delle case tecnologicamente molto avanzate, essere pronte in 5 o 6 mesi. Quando le lasceranno non ci ritroveremo delle mostruosità o delle baraccopoli che poi costerebbe ancor di più smantellare, ma delle case sismicamente sicure che potranno essere trasformate in campus universitari».

«ORGANIZZAZIONE EFFICACE» - «Andiamo avanti bene - ha detto ancora il premier -. L'organizzazione è molto efficace, naturalmente non si può essere perfetti al cento per cento. Abbiamo 60mila persone fuori dalle proprie case. Sono i numeri più elevati riguardo a cose di questo genere per quanto riguarda l'occidente». Abbiamo 20mila persone allocate in alberghi e case private, 40mila persone sistemate nelle tende, i campi sono 120, tutti hanno riscaldamento, luce, assistenza sanitaria». Per le famiglie sfollate, ha detto anche il premier, «abbiamo reperito 1.500 appartamenti liberi per locazioni o acquisti e stiamo trattando con i proprietari per acquisirli». Al momento sono distribuiti in una «città diffusa», formata da 161 campi e 373 hotel.

TELEGRAMMA DEL SINDACO - Commentando la notizia di un telegramma inviato alla Protezione civile, al prefetto e al governo dal Comune de L’Aquila alcuni giorni prima del sisma e in cui si chiedeva lo stato di emergenza per le aree sottoposte da mesi a movimenti tellurici, ha detto: «Ho letto anch’io questa cosa, ne ho parlato con Bertolaso e mi ha fatto vedere che la Protezione civile riceve ogni giorno decine di telegrammi di tanti Comuni che chiedono l’emergenza per una cosa o un’altra. Ma l’emergenza si dichiara solo dopo l’accadimento». Alla domanda se il clima di unità nazionale seguito al sisma in Abruzzo possa rappresentare un modello per i futuri rapporti con l’opposizione, Berlusconi ha risposto «speriamo».

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