venerdì 24 aprile 2009

Lezione di giornalismo

PETER GOMEZ
24 aprile 2009>
«Non dite a mia madre che sono un giornalista, lei crede che faccia il pianista in un bordello»: a leggere le cronache sulla lectio magistralis in giornalismo tenuta a Roma il 22 aprile dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, viene alla mente questa vecchia e celebre battuta da molti attribuita a Mark Twain. E non tanto perché l'incontro era stato organizzato dalla Fondazione Musica per Roma, o perché al pubblico dell'Auditorium, secondo le locandine, venivano chiesti 5 euro a "posto unico". Il problema era lui, Letta.

Dell'uomo e del politico infatti ciascuno è libero di pensare quel che gli pare: persino, come va di moda tra l'opposizione e gli editori dei giornali, che Letta sia davvero l'ala dialogante e moderata del governo cui rivolgersi, magari con il cappello in mano, per ottenere un po' di considerazione (la minoranza) o qualche milione di euro di prebenda per la stampa in crisi (gli editori). Del giornalista no. Perché Letta non è un giornalista: è un lobbista. E a dirlo, paradossalmente, sono proprio le collezioni dei giornali.

Così ecco, nei primi anni '80, l'ancor giovane Letta impegnato a ricevere, nelle sue vesti di direttore de "Il Tempo", un miliardo e mezzo di lire proveniente dai fondi neri dell'Iri, generosamente elargito da Ettore Bernabei per essere certo che il quotidiano parlasse bene delle sue società. E poi eccolo di nuovo, nei primi anni '90, accanto a Silvio Berlusconi partecipare, nelle sue vesti di direttore editoriale delle reti Fininvest, alle riunioni in cui il Cavaliere e i suoi manager decidevano le strategie del gruppo.

Dai verbali di quegli incontri, meticolosamente redatti dall'attuale parlamentare Guido Possa, emerge prepotentemente (si fa per dire) la figura di un Letta giornalista dalla schiena dritta disposto a tutto pur di dare una notizia. Il 28 novembre del '92, mentre l'asse Dc-Psi si sbriciolava sotto i colpi di Mani pulite, Letta, per esempio, diceva: «Verso i partiti amici dobbiamo avere un atteggiamento di comprensione e di prudenza, rinunciando eventualmente a qualche copertina... I partiti amici sono i quattro della maggioranza [Dc, Psi, Psdi, Pli, ndr] con l'aggiunta di Pannella. Quanto alla Lega, guai se ci lasciamo andare al sia pur minimo fiancheggiamento». E il 28 novembre rincarava la dose: «Ci hanno sostenuto le forze amiche di sempre, la Dc di Martinazzoli e il Psi... La Lega ci vede con favore, ma non possiamo farci coinvolgere... Attenzione nella ricerca di nuovi amici! Non bisogna rischiare di ingelosire chi nel passato tante volte ci ha difeso, e ancora adesso è per noi essenziale nell'attuale Parlamento». Roba da premio pulitzer! E infatti anche l'ordine dei giornalisti di Roma se ne è finalmente accorto e un paio di settimane fa ha insignito Letta, assieme ad altri colleghi, con una medaglia per i 50 anni di carriera. Giusto perché i cronisti più giovani facciano due conti e capiscano finalmente qual è in Italia la strada che porta a un sicuro e duraturo successo.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Condivido il sarcasmo e la nausea di Peter Gomez perchè l'ho sempre provata negli ultimi 50 anni.