
Se l’Auditel servisse a valutare gli anchormen, Enrico Mentana sarebbe ancora al suo posto: dunque il trionfo di Michele Santoro, l’altra sera, non gli garantirà il posto nella nuova Rai che si va profilando nella residenza privata del presidente del Consiglio, a palazzo Grazioli. E tuttavia quel trionfo - 5,3 milioni di spettatori, 20,8% di share medio con punte del 35% - dovrebbe perlomeno suggerirci una riflessione ovvia: non siamo tutti uguali, non guardiamo tutti la stessa televisione. E dunque abbiamo bisogno di televisioni diverse fra loro.
Santoro ha vinto la serata, staccando di tre punti gli Amici di Maria De Filippi su Canale5: il che dimostra che la buona informazione può diventare un evento mediatico come e più di un reality di successo. Non è la polemica sui giornali (che nessuno legge) a far crescere Santoro: è la mancanza di concorrenza. Santoro è tra i pochissimi a essere «contro», punto. Gli amanti dell’ordine e delle buone maniere lo accusano per questo di faziosità, mentre è vero il contrario: non c’è informazione libera se non dalla somma di punti di vista diversi e contrastanti. Santoro irrita i governi (non solo questo: l’Ulivo vittorioso nel ‘96 lo cacciò dalla Rai) perché sceglie, ogni volta, un punto di vista contrario, e su questo costruisce un racconto televisivo di tanto maggior successo quanto più stagnante è il resto dell’universo mediatico. E per una volta persino Maria, la regina della televisione, deve fare un passo indietro.
Santoro ha vinto la serata, staccando di tre punti gli Amici di Maria De Filippi su Canale5: il che dimostra che la buona informazione può diventare un evento mediatico come e più di un reality di successo. Non è la polemica sui giornali (che nessuno legge) a far crescere Santoro: è la mancanza di concorrenza. Santoro è tra i pochissimi a essere «contro», punto. Gli amanti dell’ordine e delle buone maniere lo accusano per questo di faziosità, mentre è vero il contrario: non c’è informazione libera se non dalla somma di punti di vista diversi e contrastanti. Santoro irrita i governi (non solo questo: l’Ulivo vittorioso nel ‘96 lo cacciò dalla Rai) perché sceglie, ogni volta, un punto di vista contrario, e su questo costruisce un racconto televisivo di tanto maggior successo quanto più stagnante è il resto dell’universo mediatico. E per una volta persino Maria, la regina della televisione, deve fare un passo indietro.
2 commenti:
Bellissimo questo aricolo! Non sopporto la Maria nazionale.
NEANCHE IO !
Posta un commento