martedì 14 aprile 2009

Virus a sud-est


di Letizia Gabaglio

Tbc. Influenze. Epatiti. E tanti batteri sconosciuti. Arrivano dall'Estremo Oriente. E ora minacciano i paesi dell'Occidente. Un rapporto europeo fotografa l'emergenza infezioni 2009

Viaggiano in aereo, a volte anche a bordo di persone ignare della loro presenza, oppure nascosti nelle stive delle navi, tra i pneumatici dei camion. E percorrono migliaia di chilometri fino ad arrivare in Europa, e in Italia, dove colpiscono. Sono virus e batteri, passeggeri temibili per cui non esiste controllo di passaporto o barriera di immigrazione che tenga. Per tenere sotto controllo questo flusso, gli occhi degli esperti puntano a Est: è da lì infatti che arrivano alcuni dei nemici più insidiosi per la salute; è lì che scarse condizioni igieniche e cattiva gestione medica contribuiscono alla formazione di riserve di agenti infettivi.

In Oriente sono endemiche due delle cinque emergenze sanitarie individuate dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc): influenza aviaria e tubercolosi. E anche gran parte delle 49 infezioni 'osservate speciali', così come sono state definite all'International Meeting on Emerging Diseases and Surveillance di Vienna, dove è stato presentato l'ultimo 'Rapporto sulle malattie trasmissibili' stilato dall'Ecdc. Di queste, 21 hanno aumentato la loro incidenza negli anni passati o sono ancora in deciso aumento, per esempio la clamidia e l'epatite C. E accanto alle emergenze ci sono casi che per ora non destano allarme, ma solo attenzione negli addetti ai lavori, come quello dell'epidemia di Chikungunya registrata in Emilia Romagna nel 2007: 166 persone colpite da sintomi simili a quelli dell'influenza, con febbre alta, mal di testa, nausea e soprattutto forti dolori. Il virus è arrivato in Italia con un volo aereo proveniente dai paesi dove è endemica - India, Malesia, Indonesia - veicolato dalle zanzare tigre.

LE INFLUENZE Le emergenze si valutano sui numeri. Tabelle dell'Organizzazione mondiale della sanità alla mano, i casi umani di influenza aviaria registrati nei primi due mesi del 2009 sono 16 di cui sei mortali, nove dei quali tra Cina e Vietnam, gli altri in Egitto. Con un trend leggermente in crescita rispetto a quello dell'anno scorso. Ma sono i numeri degli animali infetti a destare più preoccupazione: tra dicembre 2008 e febbraio 2009, nella sola zona di Hong Kong sono stati abbattuti più di 90 mila polli in via precauzionale. E ora le autorità confermano quanto sospettato al momento dello scoppio dell'emergenza: si trattava di infezione da H5N1, probabilmente veicolato da uccelli selvatici. L'Oms sta monitorando la situazione in particolare in India, Nepal e Vietnam dove alla fine di febbraio sono scoppiati altri focolai (vedi box a pag. 158). Cinese, peraltro, è anche il primo caso riportato di un cane morto per H5N1: "I nostri risultati dimostrano che il genotipo del virus dell'aviaria può saltare le barriere di specie e infettare i mammiferi", spiega Xian Qi della Nanjing University che ha pubblicato la sua ricerca su 'Plos One'. Per ora in Europa il virus è confinato tra gli uccelli, domestici o selvatici, ma il Rapporto degli Ecdc registra una tendenza costante a un aumento dei contagi. Soprattutto nei paesi che fanno da cerniera con l'Asia: tra i più esposti Romania, Moldavia, Georgia. Al crescere del pericolo, peraltro, diminuisce l'efficacia dei farmaci a oggi disponibili per combattere i ceppi virali la cui infezione si diffonde già fra umani: anche gli inibitori della neuraminidasi, la classe di farmaci più nuova, comincia a mostrare segni preoccupanti di inefficienza. In un articolo dell'inizio di marzo sul 'Journal of American Medical Association', Jairo Goosken dell'Università di Leida, in Olanda, pubblica i risultati riferiti a 268 campioni di virus H1N1 isolati negli Usa: il 98,5 per cento è risultato resistente all'oseltamivir, la molecola indicata come la più efficace in caso di una pandemia di aviaria. La percentuale di resistenza scende, ma rimane alta, al 55 per cento se invece si considerano tutti i virus isolati durante la stagione invernale appena passata dai Center for Disease Control di Atlanta. Di fronte a questi dati, per cercare di non rimanere con le armi tutte spuntate, in molti si affidano alla ricerca per lo sviluppo di un vaccino.


LA TUBERCOLOSI La seconda emergenza europea a parlare asiatico è la tubercolosi: l'aumento dei flussi migratori - si legge nel documento dell'Ecdc - ha frenato la diminuzione costante registrata negli ultimi decenni dell'incidenza di questa malattia che comunque colpisce oltre nove milioni di persone nel mondo uccidendone 1,7 milioni, ovvero 5 mila persone al giorno: dal Kenya all'ex Unione Sovietica, da New York a Città del Capo. Come raccontano Maurizio Paganelli e Ottaviano Serlupi Crescenzi in un libro appena pubblicato dal Pensiero Scientifico, 'L'ospite indesiderato'. Indesideratissimo in Europa: fra le malattie trasmissibili è una delle più pericolose: 17,6 casi ogni 100 mila abitanti. La Tbc è piuttosto comune nei senza fissa dimora, nelle persone indigenti che vivono nelle grandi città, nella popolazione dei carcerati, negli affetti da Hiv e nei tossicodipendenti. E se si considera che circa un terzo dei malati mondiali vive nelle regioni del Sud-est asiatico, si capisce come mai l'attenzione dei medici sia rivolta proprio a questi paesi. Ben 22 dei quali risultano fra quelli ad alta incidenza di Tbc, India in testa. La maggior parte delle infezioni colpisce i giovani maschi fra 15-54 anni, proprio la fetta di popolazione più propensa alla migrazione. Anche in questo caso la cerniera fra Asia ed Europa rappresenta la porta di ingresso per la malattia: in Romania, per esempio, ci sono 126,4 casi ogni 100 mila abitanti. Se si considerano poi i 12 paesi che per ultimi hanno aderito all'Unione si vede che l'incidenza è in media quattro volte superiore a quella dei 15 Stati membri pre 2004, e che è qui che si registra il maggior numero di casi di Tbc resistente ai farmaci. Ma la buona notizia è che proprio fra i nuovi membri l'incidenza sta diminuendo molto velocemente: fra il 2002 e il 2006 è calata del 4 per cento, contro l'1,3 del quadriennio precedente. Contro il fenomeno della resistenza ai farmaci non c'è che da migliorare l'aderenza al trattamento e svilupparne di nuovi. Come sta facendo il team di Giovanna Riccardi del dipartimento di genetica e microbiologia dell'Università di Pavia, che ha individuato un nuovo composto della classe dei nitro-benzotiazinoni. Come i ricercatori descrivono su 'Science', questa molecola, nei test su animali di laboratorio, riduce i livelli del batterio nelle cellule di polmone e della milza, con un efficacia pari a quella dei farmaci oggi utilizzati, grazie a un meccanismo mai sfruttato prima e contro il quale quindi non si è ancora sviluppata resistenza. Un'altra strada, invece, può essere quella di aumentare l'efficacia della vaccinazione: Eliana Coccia, dell'Istituto Superiore di Sanità, ha scoperto che l'interferone I può essere usato per stimolare la risposta immune al batterio. La sua ricerca, pubblicata sul 'Journal of Leukocyte Biology', potrà portare allo sviluppo di un vaccino potenziato.

LE EPATITI Ma anche nei casi in cui il vaccino c'è ed è efficace, la presenza di sacche di popolazione non immunizzate fa sì che le infezioni viaggino da una parte all'altra del mondo. È quello che succede con l'epatite B: se in Europa la vaccinazione è piuttosto diffusa, così non è nei paesi dove la malattia è endemica, come la Cina. Lì vivono 120 milioni di malati cronici e le malattie del fegato fanno ogni anno più vittime di quanto facciano insieme Hiv, tubercolosi e malaria. "In Cina si stima che il 9 per cento della popolazione sia infetta dal virus, con picchi del 15 per cento in alcune regioni del sud", spiega Ching-Lung Lai, direttore della divisione di Gastroenterologia ed epatologia dell'Università di Hong Kong: "E solo lo 0,8 per cento riceve delle medicine". La trasmissione per via sessuale di questo virus ne fa un sorvegliato speciale: in Europa, infatti, questo tipo di infezioni è al secondo posto per diffusione dopo quelle alle vie respiratorie. In Italia ci sono circa 700 mila persone che convivono con il virus, di cui solo 25 mila in terapia. Sono molti, quindi, quelli che rischiano che la malattia evolva in cirrosi, un'eventualità stimata nel 10 per cento dei casi di infezione cronica. Per conoscere e imparare a difendersi, parte dal 18 aprile una campagna d'informazione itinerante, 'Epatite B: il tour'. Due camper con a bordo medici pronti a rispondere alle domande dei cittadini raggiungeranno 24 capoluoghi (info: www.gascommunication.com). Per l'epatite C, invece, il vaccino non c'è. Sono disponibili dei farmaci, ma il 5 per cento dei malati cronici sviluppa comunque cancro al fegato. Per questo gli esperti europei sono preoccupati dall'aumento dell'incidenza di questa patologia, che oggi colpisce 6,7 persone ogni 100 mila abitanti. Nel mondo si contano 170 milioni di malati, e più della metà, circa 94 milioni, vivono nelle regioni asiatiche.

LE INFEZIONI Meno pericolosa, ma in assoluto quella che in Europa sta crescendo di più è l'infezione da Chlamydia tracomatis, che nel 2006 ha raggiunto i circa 250 mila casi. Un dato sottostimato, secondo gli esperti, perché l'infezione rimane silente - senza sintomi - nel 30 per cento dei casi. Ogni anno nel mondo si contano circa 90 mila nuovi casi di infezione, la metà dei quali in abitanti del Sud-est asiatico. La forza del batterio è la sua capacità di nascondersi, senza dare sintomi, per lungo tempo e di colpire prevalentemente i giovani fra i 15 e 24 anni, di nuovo la popolazione più soggetta a migrazioni. La malattia si diffonde per via sessuale e, se non curata, può portare a forme gravi di infezione di tutto l'apparato genitale che mettono a rischio la fertilità. In più, scarse condizioni igieniche posso causare infezione anche agli occhi con lo sviluppo di tracoma, una delle cause più diffuse di cecità nei paesi in via di sviluppo. Praticamente sconosciuta in Europa fino al 2000, ma largamente presente nel Sud-est asiatico, questa malattia è oggi purtroppo una realtà in molte grandi città europee. A dimostrazione che il flusso Est-Ovest delle infezioni non si ferma.


(10 aprile 2009)

1 commento:

Francy274 ha detto...

Ecco...ero già abbastanza angosciata di mio. Ora posso ritenermi "abbattuta"!!!
Urge un caffè!!