ANTONIO DI PIETRO
27 Maggio 2009
Il Pdl e Letizia Moratti hanno detto no alla Commissione antimafia per il controllo degli appalti e delle forniture per milioni e milioni di euro che verranno investiti in occasione dell’Expo del 2015 che si svolgerà a Milano.
Compiere un gesto simile, dopo le inquietanti parole del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Vincenzo Macrì, che nel giugno dello scorso anno aveva definito Milano la "vera capitale delle cosche", è un atto inspiegabile che desta sospetti sul fatto che si vogliano avere mani libere per gestire anche commesse di dubbia assegnazione.
Non esiste alcun motivo per non volere la presenza di un organismo di controllo ulteriore che vigili sulle infiltrazioni della criminalità organizzata e sul fiume di denaro che sarà assegnato nelle mani di politici, assessori, sovrintendenti, commissioni, comitati di un’organizzazione complessa come quella dell’Expo milanese. Se il problema sono gli scarsi poteri della commissione, si assegnino più poteri, se sono i suoi membri, si sostituiscano, se sono le sovrapposizioni, si dividano i compiti, se è l’illegittimità, si renda legittima. Ma la soluzione dell’accantonamento della commissione scelta dal sindaco Moratti è inadeguata, ed è arrivata proprio nel giorno in cui è stato assassinato, per un regolamento di conti, in un bar di Quarto Oggiaro, Franco Crisafulli, pregiudicato 57enne del noto clan mafioso Crisafulli.
L’invito che rivolgo al sindaco Moratti è quello di ripristinare immediatamente la Commissione antimafia. La sua eliminazione diventerebbe un boomerang per la credibilità del Paese e della città di Milano qualora dovessero emergere, ed il pericolo è reale, la presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata nella destinazione dei finanziamenti e degli appalti, specie alla luce dei grandi progetti in cantiere per l’Expo.
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