Sono padre di tre figli con i quali ho sempre cercato di dialogare e di parlare di principi.
Non so dire se oggi il Paese sia più furbo, certamente più servo di un pericoloso tornaconto personale al quale contribuisce quotidianamente la classe dirigente.
La storia del “papi” proprio di questi giorni ne è l’assunto: due genitori non hanno saputo, o voluto, spiegare alla propria “bimba” che un “amico” settantatreenne, per quanto caro, non può essere apostrofato con certi nomignoli; il padre, ‘quello vero’, dovrebbe in buon italiano e con un po’ di amor proprio, chiarire alla figlia che un signore di quella età andrebbe chiamato “nonno”.
Non so dire se oggi il Paese sia più furbo, certamente più servo di un pericoloso tornaconto personale al quale contribuisce quotidianamente la classe dirigente.
La storia del “papi” proprio di questi giorni ne è l’assunto: due genitori non hanno saputo, o voluto, spiegare alla propria “bimba” che un “amico” settantatreenne, per quanto caro, non può essere apostrofato con certi nomignoli; il padre, ‘quello vero’, dovrebbe in buon italiano e con un po’ di amor proprio, chiarire alla figlia che un signore di quella età andrebbe chiamato “nonno”.
Giovanni Dell’Acqua
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