lunedì 11 maggio 2009

GIAN MARIA VOLONTE'

Un mio deferente omaggio al grande attore italiano ("Perché io sono italiano", come afferma per bocca del 'suo' Bartolomeo Vanzetti). Un breve excursus tra alcuni dei memorabili ruoli mimetici di Gian Maria Volonté, con estratti tratti da:

- Per qualche dollaro in più (di Sergio Leone, 1965)

- L'armata Brancaleone (di Mario Monicelli, 1966)

- Quien sabe? (di Damiano Damiani, 1966)

- Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (di Elio Petri, 1970)

- Uomini contro (di Francesco Rosi, 1970)

- Sacco e Vanzetti (di Giuliano Montaldo, 1971)

- La classe operaia va in paradiso (di Elio Petri, 1972)

- Giordano Bruno (di Giuliano Montaldo, 1973)

- Io ho paura (di Damiano Damiani, 1977)

- Il caso Moro (di Giuseppe Ferrara, 1986)

- Porte aperte (di Gianni Amelio, 1990)

Ho sempre ammirato la profondità umana ed artistica di cui Volonté è stato quasi ascetico testimone. Solitario e scostante, non amava le grandi platee. Preferiva donarsi attraverso il suo mestiere di attore, tra ricerca e sacrificio, cercando di comunicare agli altri ciò che tra le pieghe dell'arte gli sembrava di intravedere. Grandissimo esercizio di tecnica e stile e, a parte tutto il resto, di enorme generosità.

simonzio2

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

" Gian Maria Volonté - Un attore contro: un documentario di Ferruccio Marotti per la regia di Virginia Onorato. Prodotto dalla Studio Uno in collaborazione con il Centro teatro Ateneo dell’Università’ La Sapienza di Roma, ora nella collana Senzafiltro della BUR.
Questo progetto nasce e viene realizzato nel 2004 in occasione del decimo anniversario della tragica scomparsa di Gian Maria Volonte’ di cui con questo documento viene tracciato uno spaccato della sua vita come attore e come uomo. Scontroso, chiuso, lontano dal mondo dello show business, Volonte’ e’ stato un attore affatto particolare, profondamente conscio della necessità che l’attore dia un contributo linguistico fondamentale al film, nel bene e nel male, ma anche che praticare l’arte e trasformare il mondo sono cose collegate.
Interrogando attori, registi, sceneggiatori, direttori della fotografia, produttori che hanno lavorato con lui – da Carlo Lizzani a Paolo e Vittorio Taviani, a Marina Cicogna, a Marcello Gatti, a Mario Monicelli, a Ugo Pirro, a Francesco Rosi, a Giuliano Montaldo, a Claude Goretta, a Erland Josephson, a Harvej Keitel a Ennio Fantastichino, a Mattia Sbragia, a Renato Carpentieri e altri ancora – emerge un ritratto d’attore incontentabile fino al parossismo, tanto da divenire irritante, ma che d’improvviso rivela una magia segreta che trasforma l’irritazione e la rabbia del partner o del regista in ammirazione stupefatta per i saperi segreti che Volonte’ dimostra.
Se la storia d’attore di Volonte’ viene affidata agli attori e ai registi con cui ha lavorato, la sua storia umana e politica affiora soprattutto dai ricordi di Carla Gravina, Armenia Calducci, Angelica Ippolito, di sua figlia Giovanna Gravina, e di amici quali Kathy Marchand, Oreste Scalzone, di politici quali Ingrao o Cofferati.
Non meno rivelatrici le interviste rilasciate da Volonte’ alla RAI in varie occasioni, da cui si staglia un ritratto d’attore assolutamente unico. Nel corso del documentario vengono citati con estratti i maggiori programmi tv e film interpretati da Volonte’.

• LA VITA, LA CARRIERA

Gian Maria Volonté nacque a Milano nel 1933. Trasferitosi a Roma, nel 1957 si diplomò all'Accademia d'arte drammatica e iniziò a lavorare in teatro e in televisione. Fra le sue varie esperienze teatrali, citiamo Giulietta e Romeo di Shakespeare (1960), con Carla Gravina, La Buona Moglie di Goldoni (1963), diretto da Luca Ronconi, Il Vicario di R. Hochhuth (1965). La più importante è forse quella con gli Artisti Associati, in cui interpretò Sacco in Sacco e Vanzetti di Mino Rolli e Luigi Vincenzoni (1960-1961).
Volonté ha esordito in TV molto giovane, nel 1959, e subito con un successo clamoroso: lo sceneggiato televisivo L’idiota, dal romanzo di Dostoevskij e con la regia di Giacomo Vaccari, in cui incarnava magistralmente l’antagonista del Principe Miskin interpretato da Giorgio Albertazzi. Altre sue importanti prove televisive: La Pisana (1960) da Ippolito Nievo, sempre con la regia di Giacomo Vaccari, Zio Vania (1962) di Cechov, con la regia di Claudio Fino, il bellissimo Il taglio del bosco (1963) da Carlo Cassola, con la regia di Vittorio Cottafavi, un Michelangelo (1964) con la regia di Silverio Blasi, un Caravaggio (1967) sempre con la regia di Blasi, La Certosa di Parma (1982) da Stendhal, con la regia di Mauro Bolognini, fino a La signora delle camelie da Dumas.
E’ però nel cinema, nel quale esordì nel 1960 con Sotto dieci bandiere di Duilio Coletti, che la sua poliedrica personalità artistica è esplosa in tutta la sua potenza mimetica, in tutto il suo stupefacente virtuosismo. Dopo un breve passaggio negli spaghetti-western come villain (Per un pugno di dollari del 1964 e Per qualche dollaro in più del 1965 di Sergio Leone oltre a Quien Sabe del 1966 di Damiani), e nella commedia (A cavallo della tigre di Comencini nel 1961, L’armata Brancaleone di Monicelli nel 1966) è nel cinema drammatico d’impegno politico e sociale che trova la sua dimensione ideale.
La presenza magnetica di Volonté, la sua recitazione matura ma non priva di accenti aggressivi e istrionici furono essenziali per dare vita ad una stupefacente galleria di personaggi controversi. Galleria che va dall’intellettuale distaccato dalla realtà ne A ciascuno il suo (1967) di Elio Petri (per il quale vinse il Nastro d’Argento) al giudice scrupoloso in Porte Aperte (1990) di Gianni Amelio; dal sadico poliziotto in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Petri (nuovo Nastro d’Argento) al criminale di Banditi a Milano (1968) di Carlo Lizzani; dal redattore capo di un grande quotidiano in Sbatti il mostro in prima pagina (1972) di Marco Bellocchio all’operaio ultracottimista in La classe operaia va in paradiso (1972) di Petri; dal militante comunista de Il sospetto (1975) di Citto Maselli al notabile democristiano di Todo Modo (1976) di Petri.
Eccellenti anche i suoi ritratti di personaggi “illustri”, fossero tratti dalla storia o dalla letteratura (fu Giordano Bruno nell'omonimo film di Montaldo del 1973 e Zenone nell'Opera al nero del 1988, film tratto dal romanzo di Marguerite Yourcenar e diretto da André Delvaux ) o legati all’attualità, più o meno recente (interpretò Aldo Moro in Il caso Moro di Giuseppe Ferrara nel 1986, Enrico Mattei ne Il caso Mattei di Rosi nel 1972, Ben Barka ne L’attentato di Yves Boisset , sempre nel '72).
Negli anni ’80 – ’90, le sue interpretazioni cinematografiche si fanno più rade e legate a produzioni internazionali, come La morte di Mario Ricci (1983) di Claude Goretta, Il tiranno Banderas (1994) di José Luis García Sánchez e Lo sguardo di Ulisse (1995), di Theodoro Angelopulos. Sul set di questo film (un’isola del mar Egeo) è morto il 6 dicembre 1994.".

Il film documentario è da collezione !