lunedì 11 maggio 2009

Una guerra interna alla sinistra e Silvio punta alla rossa Reggio Emilia


ALBERTO STATERA


REGGIO EMILIA - La mossa del cavallo di Troia per espugnare Reggio Emilia fu concepita presente Berlusconi nella sala da pranzo dell'appartamento romano di Franco Bonferroni, ex parlamentare e sottosegretario democristiano, piduista e protagonista della prima Tangentopoli del 1993. Risultato di quel convivio è una sanguinosa guerra dei Roses, Pd contro Pd, che vede contrapposti la prima domenica di giugno il sindaco democratico uscente Graziano Delrio e l'ex sindaco diessino Antonella Spaggiari.

È il paradosso che certifica sul territorio l'esplosione o, a scelta, l'implosione del Pd, che per la prima volta potrebbe portare al ballottaggio tra sinistra e destra nella città di Camillo Prampolini, Meuccio Ruini, Giuseppe Dossetti e Nilde Jotti. La città in cui Palmiro Togliatti pronunciò nel 1946 il famoso discorso "Ceto medio e Emilia rossa". Delrio, ex democristiano, medico cattolicissimo, nove figli, amministratore stimato eletto cinque anni fa con oltre il 63 per cento dei voti, è la bandiera democratica. L'ex comunista, ex pidiessina, ex diesse e tuttora piddì Spaggiari ("li voterò alle Europee", ha detto alla "Gazzetta di Reggio") è il cavallo di Troia che corre con l'Udc di Casini, ma soprattutto con la benedizione poco meno che esplicita del Partito delle Libertà.

Il "lodo Bonferroni" stilato a Roma quella sera con Berlusconi, ha messo infatti volutamente in pista un candidato Pdl debole come Fabio Filippi, tallonato da vicino nei sondaggi dal leghista Angelo Alessandri. E' come se don Camillo, redivivo, fosse oggi il leader del Pci e Peppone della Dc.

Ma la storia, al di là dei due candidati del Pd che si affrontano, è assai più complessa. Ha un canovaccio fitto fitto di vicende familiari, risentimenti, affari, capitalismo municipale, mercatismo emiliano e "avidità di potere". Così, col suo nome, la chiama Pierluigi Castagnetti, ex leader democristiano e oggi democratico. "Risentita slealtà" è invece nell'accezione del segretario locale Giulio Fantuzzi e egoistiche "aspettative personali" per il segretario nazionale del Pd Enrico Franceschini.

Tutto comincia quando il sindaco Delrio, succeduto ad Antonella Spaggiari, che prima di lui ha governato la città per più di tredici anni, si scontra con l'amministratore delegato dell'Enìa. La potente municipalizzata, dopo epici diverbi tra il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e quella di Genova Marta Vincenzi, si fonde pochi giorni fa con la ligure-piemontese Iride, creando un colosso nazionale che punta anche all'Hera di Bologna, amministrata da Tomaso Tommasi di Vignano. Storico amministratore della municipalizzata reggiana è Uris Cantarelli. Appassionato di astrologia, è un tipo che lavora dodici ore, domenica compresa, nel suo ufficio della via intitolata dall'ex sindaco alle Nubi di Magellano.

L'ex sindaco che gli ha dedicato la via è proprio la sua compagna Antonella, detta la Zarina. La quale nel frattempo è diventata presidente della cattolica Fondazione Manodori, che controlla la Cassa di Risparmio di Reggio ed è socia di Capitalia di Cesare Geronzi e ora di Unicredit. Uris pretende che advisor della quotazione di Enìa sia Capitalia. Ma il sindaco Delrio non ci sta, dice che rifiuta di fare il fantoccio al servizio dei poteri forti e accetta le dimissioni dell'amministratore delegato.

Nuovo amministratore delegato è il bocconiano Andrea Viero, reduce dal ruolo di direttore generale della regione Friuli venezia Giulia con il governatore di centrosinistra Riccardo Illy. Mal gliene incolse a Delrio. Alla vigilia delle elezioni, Uris crea per vendicarsi la lista "Città attiva" (al bar sentiamo dire "Città cattiva") che infine non candida lui, ma la sua compagna Antonella, ben più piazzata rispetto a quell'uomo "grigio, introverso e pieno di risentimenti", come lo definisce il segretario del Pd Fantuzzi.

Ritratta nelle foto della "Gazzetta" mentre meno di un anno fa bacia Walter Veltroni, Antonella è entrata adesso stabilmente nel giro di potere di Cesare Geronzi e coltiva l'amicizia pericolosa con Bonferroni, uno degli uomini di mano che secondo Berlusconi, testimone alle nozze dei due figli, potrà spezzare il giogo comunista in Emilia, dove 232 dei 275 comuni nei quali si vota a giugno sono ancora controllati dal Pd. La signora Bonferroni, intanto, assunta dalla Zarina già lavora in ruoli apicali, come si dice, alla Fondazione Manodori.

Magnifici squarci di provincia, dove la politica, gli affari, le storie intime, si fondono in una pittura quasi indecifrabile, ma che in questo caso assume l'impronta del cambio epocale che ha investito il Pd e l'intero paese. "Diciamocelo - riassume il sindaco Delrio - è finito il Moloch rosso e quel che viene dopo è terra di scorribande". Giri per Reggio intorno a piazza Prampolini, dove svetta il Tricolore, ti inoltri verso le Notarie, e senti dialetti sconosciuti, cinesi, indiani, orientali, nord-africani, ma soprattutto calabresi. Su 167 mila abitanti, il 13 per cento è di stranieri, il terzo posto in Italia dopo Brescia. I cutresi, invece, non sono censiti, ormai sono parte integrante della comunità cittadina. Sono forse 20 mila in provincia, cinquemila in città, e qui possono condizionare qualunque partita politica.

Vengono non dall'oriente o dall'Africa, ma da Cutro, provincia di Catanzaro, dove tra i calanchi Pier Paolo Pasolini girò "Il Vangelo secondo Matteo". Sono insediati nell'Emilia ex rossa da almeno un ventennio e sono generalmente cittadini modello. Tolti quei pochi, ma assai potenti, che lavorano per la 'ndrangheta al riciclaggio di denaro sporco tra San Marino e la ricca provincia emiliana. Si dice che una delle principali famiglie mafiose della reggiana "Cutrotown", che secondo la commissione Antimafia sono tre o quattro, abbia sede a Brescello, patria di don Camillo. Ma tutti, buoni e cattivi, corrono ogni anno in Calabria per la festa del Santo Crocifisso. Giorni fa non sono mancati alle processioni di Cutro il sindaco Delrio, il candidato del Pdl Filippi e, naturalmente, la Zarina, che nei suoi quasi due lustri e mezzo di governo cittadino dei cutresi, dediti all'edilizia, oltre che delle cooperative rosse, fu l'adorata icona, perché autrice di un'edilizia "a briglia sciolta", come la definisce il sindaco uscente, che ha dovuto fare i conti con zone non urbanizzate e tanti appartamenti sfitti.

Con il peggio della comunità calabra tresca l'inesauribile Bonferroni che, dalla P2 di Gelli, traslocò, a quel che dicono i magistrati, nella Loggia coperta calabrese al centro degli scandali indagati dal pm De Magistris, oggi candidato alle europee con Di Pietro. Poi c'è la Loggia emiliano-romagnola di San Marino, esperta in riciclaggio, che sta per rivelare molte sorprese delinquenziali. Quei magnifici ponti di Calatrava che svettano sull'autostrada Milano-Bologna all'altezza di Reggio Emilia sono come il biglietto da visita della Zarina, che - dice il segretario Fantuzzi - adesso "si è espulsa da sola dal Partito democratico". Ma sono anche l'emblema di una "Città attiva" divenuta "Città cattiva", preda, secondo Castagnetti, di un'inesauribile avidità, incarnata qui per un ventennio dalla sulfurea coppia di potere, con una sinistra che non vedeva o non voleva vedere.

Una sinistra dimentica della coerenza di Prampolini che predicava: "Io sono sempre ciò che fui fin dal giorno in cui cominciai a ragionare di mia testa e per farmi mutar bandiera, per fare che io non sia socialista, bisognerà prima mutarmi il cervello e il cuore". Principi desueti a Reggio Emilia, ultima enclave bulgare della sinistra, all'epoca dei cavalli di Troia.

(11 maggio 2009)