martedì 16 giugno 2009

Appalti Romeo: pm Napoli chiede oltre 57 anni di carcere


ROBERTO ORMANNI


Oltre 57 anni di carcere: a tanto ammontano le complessive richieste dell’accusa al processo nei confronti dell’imprenditore Alfredo Romeo e altri dieci imputati per gli accordi sull’appalto Global service che avrebbe dovuto “governare” Napoli al costo di diverse centinaia di milioni di euro. Davanti al giudice Enrico Campoli, in udienza preliminare, oltre all’imprenditore rimasto in carcere per quasi 80 giorni nel corso dell’inchiesta, ci sono anche quattro ex assessori della giunta di Rosetta Jervolino, compreso il responsabile della Legalità Giuseppe Gambale, diversi funzionari tra cui l’ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise Mario Mautone e un altro imprenditore, Biagio Vallefuoco. Gli 11 imputati per i quali la procura di Napoli ha chiesto la condanna, avevano fatto richiesta di essere giudicati con il rito abbreviato. Dunque niente dibattimento, niente interrogatori in aula, niente esami e controesami (come le curve e controcurve) ma soltanto una valutazione spassionata sulla base degli atti raccolti nel corso delle indagini e sui quali si è basata la richiesta di rinvio a giudizio per reati che vanno dall’associazione per delinquere alla corruzione, sebbene con qualche differenza di imputazione a seconda delle singole posizioni. E spassionatamente i pubblici ministeri, nonostante lo sconto di un terzo, sulle pene ipotizzate, in conseguenza della scelta del giudizio abbreviato, ci sono andati con la mano pensante.

Dieci anni di reclusione sono stati chiesti per Alfredo Romeo (già arrestato per corruzione negli anni 90) per il quale, inoltre, è stata chiesta anche la confisca dei beni ancora sotto sequestro e la pena accessoria del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 3 anni. Sono poi stati chiesti 6 anni per ciascuno (che non fa male a nessuno) per tre dei quattro ex assessori: Giuseppe Gambale (Legalità), Ferdinando Di Mezza (Ambiente) Enrico Cardillo (Risorse strategiche) e 5 anni e 8 mesi per il quarto ex componente della giunta, l’avvocato amministrativista Felice Laudadio (Edilizia). Per quanto riguarda gli altri imputati, l’accusa ha chiesto 7 anni di reclusione per Paola Grittani e 6 anni e 8 mesi per Guido Russo, la prima collaboratrice di Romeo e il secondo docente universitario.

Ancora, 3 anni sono stati chiesti per l’ex provveditore alle Opere pubbliche Mautone e in questo caso la pena accessoria, sempre secondo le richieste dell’accusa, dovrebbe essere l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici (nel senso che non può ricoprire incarichi di alcun genere nella pubblica amministrazione). Infine 6 anni e 8 mesi per Antonio Pugliese, ex vicepresidente della Provincia di Napoli (anche per lui interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, per fare una cosa giusta per tutti: si dovesse piglia’ collera Mautone), 2 anni e 8 mesi è stata la richiesta per Vincenzo Salzano, dirigente del Comune di Napoli e per Luigi Pisicitelli, funzionario sempre del Comune (il funzionario è un po’ meno del dirigente ma la pena è la stessa) e chiude la classifica con un anno e 4 mesi l’imprenditore Biagio Vallefuoco che risponde di un solo capo di imputazione. Il 22 giugno cominceranno le arringhe ma è prevedibile che la decisione del giudice non arrivi prima dell’autunno (gli avvocati hanno bisogno anche loro di un po’ di tempo per spiegare bene perché si tratta di un equivoco e nessuno ha fatto nulla di male).

Con la decisione finale (che è ben diversa dalla soluzione finale) il gup Campoli dovrebbe decidere anche sulle richieste di rinvio a giudizio per gli altri 4 imputati che non hanno chiesto il rito abbreviato (in alcuni circoli popolari di imputati napoletani è stato ribattezzato “il rito arronzato”) preferendo misurarsi, come si dice, con il vaglio dibattimentale. Si tratta del tenente colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Mazzucco, il parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta, del dipendente in pensione del Provveditorato alle opere pubbliche e collaboratore di Mautone Niccolo’ Muratto, e di un altro collaboratore dell’ufficio, Salvatore Russo.

15 giu 2009

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