lunedì 22 giugno 2009

Barenboim alla guerra della Scala


22/6/2009
ALBERTO MATTIOLI


Potrebbe ricordare la storiella del baritono beccato dal loggione: «Fischiate me? Sentirete il tenore!». Ma il corpo a corpo, sabato, fra Daniel Barenboim e parte del pubblico della Scala è da consegnare al parco delle rimembranze teatrali. Oggetto del contendere, l’Aida nell’affollatissimo spettacolo di Zeffirelli, che non solo sembra un incrocio fra Gardaland e la metropolitana di Tokyo all’ora di punta, ma evidentemente non è fortunato: è lo stesso, se ricordate, dal quale scappò a sipario aperto Roberto Alagna, rimpiazzato da un Radamès in jeans. Però i contestatori non se la sono presa né con il regista, che peraltro non c’era, né con la compagnia di canto che invece purtroppo c’era, ma con l’unica cosa che valeva la spesa del biglietto: appunto la direzione nuova, raffinata e sensuale di Barenboim. Il quale alla fine, uscendo al proscenio con i cantanti, mischiati a dei sonori «bravo!» si è beccato dei sonorissimi «buuu!».

E allora si è visto che Barenbùam, come lo pronuncia il sovrintendente Lissner, sarà anche un pacifista, ma quando si tratta di combattere non si tira indietro. Ha rispedito dietro il sipario i suoi cantanti ed è riuscito da solo con aria di sfida. Come a dire: io sono qui. I guastatori sono rimasti interdetti, i plaudenti hanno raddoppiato i battimani e al «maestro scaligèro» (sempre Lissner) è tornato il sorriso. Quel che si dice prendere il loggione per le corna. E comunque che spasso, le gazzarre all’opera...

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