La differenza, in fondo, è solo questione di indole. C’è chi lo dice in modo più diretto, come il vescovo Domenico Mogavero, di Mazara del Vallo: «Non si può far finta che non stia succedendo niente». E c’è chi pondera un linguaggio più sfumato come Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta e responsabile Cei per la famiglia: «Il disagio aumenta, certo. E credo che una domanda di chiarezza possa essere posta».
All’ultima assemblea generale della Cei, in pieno caso Noemi, il segretario generale della Cei Mariano Crociata aveva invitato a non strumentalizzare la questione morale: «Ognuno ha la propria coscienza e capacità di giudizio». Però c’è un limite oltre il quale le «questioni di coscienza » private rischiano di diventare un problema, serio, del Paese. E ormai ci siamo. L’inchiesta di Bari, le ragazze che avrebbero partecipato a feste a casa Berlusconi dietro pagamento, le accuse e le «scosse» e i gossip. «Non potevamo più stare zitti», spiegano ad Avvenire.
Che ieri, in un editoriale firmato da Gianfranco Marcelli, capo della redazione romana, ha messo nero su bianco quel «disagio» che si va diffondendo tra i vescovi: «Il punto centrale, ci sembra, è la necessità di arrivare il più presto possibile a un chiarimento sufficiente a sgomberare il terreno dagli interrogativi più pressanti, che non vengono solo dagli avversari politici ma anche da una parte di opinione pubblica non pregiudizialmente avversa al premier».
Berlusconi deve chiarire. «Proprio per questo clima di smarrimento crescente, è lecito domandarsi se il presidente del Consiglio abbia finora scelto la linea di resistenza migliore e i difensori più appropriati», si legge. La critica allo «stile sfoggiato » da «avvocati bravi soprattutto a moltiplicare i motivi di imbarazzo» è un’allusione a Ghedini e al suo «lessico 'mercantile' », come si legge in un altro articolo di Avvenire sulle sue «gaffes», espressioni come «utilizzatore finale» e «quantitativi gratis» di donne.
Così il quotidiano, «se anche non fosse possibile eliminare ogni ombra, perché ad esempio su alcune questioni il bandolo della matassa è in mano alla magistratura », chiede che «si pongano almeno i presupposti per evitare ulteriori stillicidi di chiacchiere e di tempeste mediatiche ». E questo «senza illudersi che l’efficienza dell’azione di governo possa far premio, sempre e comunque, sui comportamenti privati». Alla lunga «tutto finisce per avere un prezzo » e il pericolo è che a pagare sia «non solo il debitore di turno, ma l’intero Paese».
Ciò che scrive Avvenire non è una nota della Cei. Tuttavia il quotidiano diretto da Dino Boffo capta gli umori dell’episcopato. E infatti, pur tra varie sfumature, la richiesta di chiarimenti c’è. «Tra il livello pubblico, di governo, e quello privato e inviolabile, di coscienza, c’è un terzo piano: quello dell’immagine. I comportamenti di chi governa possono determinare maggiore credibilità oppure una delegittimazione, parziale o totale», scandisce monsignor Mogavero. «Nixon o Clinton appartengono a una cultura diversa. Ma certi comportamenti possono incrinare la fiducia fino a una delegittimazione di fatto ». Il vescovo di Mazara precisa: «Non sono in grado di dare giudizi. Ma questo stillicidio continuo non fa bene né all’Italia né al governo né al presidente ». Mogavero evoca pure i «passi indietro» fatti da «amministratori sotto processo» che si sono «dimessi» per non «coinvolgere le istituzioni».
Ma ora, dice, «mi basterebbe che Berlusconi facesse una dichiarazione pubblica per fugare ogni dubbo. Che dicesse: sulla mia onorabilità, di uomo, garantisco che non è vero». Certo, «la questione morale è più ampia, non può essere la questione Berlusconi», considera l’arcivescovo di Pescara Tommaso Valentinetti. Resta il fatto che «il problema dell’esempio personale si pone per chiunque abbia un ruolo pubblico». Lo dice anche monsignor Paolo Urso: «Bisogna chiedere ha chi ha responsabilità pubbliche una coerenza maggiore, anche una battuta sciocca può squalificare l’Italia nel mondo». Il vescovo di Ragusa, però, ha un dubbio: «Credo spetti ai suoi, non alla Chiesa, chiedere chiarimenti. E il rischio è che questo polverone faccia trascurare famiglie, lavoro, immigrati, riforme: i problemi reali». C’è anche chi, come Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, aveva detto che chi governa si giudica dalla politica e i problemi privati «riguardano la sua coscienza e il rapporto con Dio, se ci crede». Il discorso, dice, resta valido: «Il presidente chiarisca. Ma per gli elementi di conoscenza che ho, ripeto: i problemi del Paese sono del Paese, quelli personali sono personali».
Gian Guido Vecchi
20 giugno 2009
Nessun commento:
Posta un commento