Dario Franceschini rompe gli indugi e scende in campo, formalizzando la sua candidatura alla guida del partito democratico. E lo fa in un video pubblicato sul suo sito internet, in cui attacca senza esitazione le vecchia nomenklatura e "gli intrighi di palazzo": la sua decisione di non farsi da parte è necessaria "affinché il Pd non torni indietro". Il suo nome si affianca così a quello di Pierlguigi Bersani, altro aspirante ufficiale alla leadership del partito.
''Avevo detto che il mio lavoro finiva a ottobre - ricorda il segretario nel suo messaggio - oggi potrei dire missione compiuta, abbiamo arginato la destra e dato futuro al progetto del Pd. Prima del 5 giugno avevamo un Pdl al 45%, le città più importanti in mano alla destra e un Pd piegato e umiliato. Ora il quadro è profondamente cambiato: in un Europa attraversata purtroppo da un impetuoso vento di destra, il Pdl dopo un solo anno di governo arretra; il Pd è lontano dal risultato dell'anno scorso ma vince in città e province in tutta Italia, e diventa il primo partito per consensi nel campo riformista in Europa".
A questo punto, aggiunge, "pensavo di passare il testimone alle giovani generazioni''. Però ''ho visto riemergere protagonismi e litigi'' e allora ''non mi sento di tradirli" (i giovani e chi ha creduto nel partito nuovo). Così "mi candido per non tradirli, per il futuro, per non tornare indietro... a quelli che c'erano prima, molto prima di me''.
Ancora, in polemica esplicita con alcuni pezzi grossi del partito, Franceschini spiega: "Non farò nessun accordo di palazzo, nessuno scambio di incarichi tra big nazionali, nessun patto, non ci sarà nessuna garanzia per nessuno". Niente accordo di vertice, dunque: "La mia proposta programmatica e organizzativa sarà offerta direttamente alla base, agli iscritti e elettori, a chi vorrà venire a scegliere il segretario nazionale direttamente alle primarie di ottobre".
E se dovessi essere eletto, dice ancora Franceschini, "ascolterò chi ha avuto incarichi di governo ma investirò su una nuova squadra di donne e uomini, cresciuti nella militanza e nel buon governo del territorio, sindaci, amministratori, segretari locali, associazionismo, fuori da ogni vecchio schema, da ogni superata appartenenza". Non manca poi un passaggio sulle alleanze: "Dobbiamo cominciare a lavorare con pazienza e con tenacia per costruire una nuova alleanza non solo per battere la destra ma per governare in modo efficace".
Conclusione: "Il Pd è nato poco più di un anno e mezzo fa. Quando Berlusconi sarà solo un ricordo triste e lontano, il Pd sarà ancora un partito giovane. Voletegli bene anche quando inciampa, anche quando sbaglia. Per questo, dobbiamo aiutarlo con tutte le nostre forze, con il nostro entusiasmo e passione. Sarà un cammino lungo e difficile ma so che insieme ce la faremo".
(24 giugno 2009)
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