lunedì 15 giugno 2009

Il gas libico val bene un ritardo


14/6/2009
CARLOFRUTTERO


Nauseante la visita a Roma del Colonnello Gheddafi? Ma perché? Quando mai? Un’accoglienza strepitosa, sfolgorante per un semplice colonnello. Ma il personaggio è di grado altissimo e si consideri che avrebbe potuto fregiarsi del titolo di generale, di maresciallo da campo, di ammiraglio, eppure non l’ha fatto, ha voluto restare più vicino al suo popolo. Del resto anche Napoleone talvolta portava con orgoglio il grado di caporale. Ma tutti quei presidenti di tutte le massime istituzioni italiane (tranne il Papa, ma pare che la prossima volta...) pronti alla stretta di mano, all’abbraccio, alla coda davanti alla tenda? E la tenda stessa, al centro del parco di Villa Pamphili, non era un po’ provocatoria, con tutte le comodità degli alberghi romani? Ma le comodità le aveva anche lì (pare che lo stesso Bertolaso...).

Di lì del resto viene il cosiddetto scandalo dei ritardi. Non si capisce in Occidente che il tempo, nel deserto, sotto la tenda, scorre in modo completamente diverso e d’altra parte tutti i nostri lamentosi attendisti quante anticamere hanno fatto nelle loro carriere? Mesi, anni, decenni ad aspettare una leggina, un decretino, anche solo un salutino en passant.

E per i nostri capi e sottocapi si è poi trattato insomma di una leggera indigestione batracica (dal greco batraxo§: rospo). Per un malinteso senso di urgenza e orgoglio ferito si è rischiato l’incidente diplomatico e per fortuna che Fouché e Talleyrand, travestiti da Pisanu e D’Alema si sono precipitati a evitare una tragica rottura. Tragica perché il Colonnello ha il gas e non possiamo certo rischiare i geloni alle mani dei nostri bambini e la polmonite della vecchietta all’ultimo piano, che voleva scaldarsi un po’ di camomilla. No, c’è poco da sghignazzare, la nostra classe digerente (sic? sic!) ha saputo organizzare una fiction di prim’ordine, è andata molto bene e pare proprio che il Colonnello se ne andrà a quel paese (il suo), pienamente soddisfatto.


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