mercoledì 24 giugno 2009

La base democratica alza la voce. "Serracchiani segretario del Pd"




di MATTEO TONELLI


Più che i volti che ci sono, vogliono quelli che, ancora, non ci sono. A partire dall'ormai nota Debora Serracchiani da Udine. Più che quello che vogliono sanno bene cosa non vogliono. E cioè "le vecchie facce", la nomenklatura, i "cardinali" del partiti. "Infidi" o "buonisti" che siano. Dicono molto i messaggi arrivati a Repubblica.it dopo l'annuncio della (ri)candidatura dii Dario Franceschini a segretario del Pd. Eletto con un mandato a tempo, per portare il partito a congresso, Franceschini ha cambiato idea e si è affiancato a Pierluigi Bersani nella corsa alla segreteria.

Dicono molto i messaggi, ma più di ogni altra cosa, dicono di un "popolo" democratico, ammesso che così si possa definire, che chiede "volti nuovi", nuovi nomi, giovani idee. Che non nasconde l'insofferenza verso chi, a torto o a ragione, viene visto come uno scomodo retaggio del passato che non ne vuol sapere di passare la mano. Nel mirino, più di tutti, finisce Massimo D'Alema. Quello che se ne deve andare. Magari portandosi via "i vari Rutelli e Binetti". Ma non si salva neanche Veltroni e il suo "balordo spirito del Lingotto". Tanto per capirci: "Franceschini deve essere più chiaro. Deve dire che se nel 2013 lui diventa capo del Governo, gente come D'Alema, Bersani, Fassino non faranno mai i ministri! Questo vuol sentirsi dire la gente".

E' un'onda che monta. Che spinge il nome di Debora Serracchiani. Sono veramente tanti i messaggi che la vogliono in corsa per la segreteria ("facciamo le primarie e vedrete i voti che prende"). E' lei, con quel suo carico di preferenze ottenuto alle Europee, con quel j'accuse lanciato in faccia al segretario, che pare identificare la voglia di nuovo della basa democratica. Che scrive: "Forze giovani, nuove, aria di rinnovamento vero e proposte convincenti; basta litigi interni, abbiamo bisogno di freschezza sotto tutti gli aspetti, il futuro è dei giovani, allora crediamo in questi giovani e diamo loro la possibilità di crederci e di cambiare". Ed ancora: "Che cosa significa rinnovare un partito se non eliminare la classe dirigente e le sue vecchie idee e far emergere i nuovi? Franceschini ha fatto il suo tempo per non parlare di Bersani, adesso è ora di dire basta ai soliti giochini che vedono dietro Bersani, D'Alema e dietro Franceschini, Veltroni... Andatevene a casa, lasciate spazio ai giovani a coloro che superano in consenso Berlusconi stesso".

E non è solo questione di volti. Ma anche di idee e comportamenti. Più novità e "meno razzismo intellettuale, meno convizione di essere i depositari della verità politica, ascoltare la gente vera, non i giornalisti. Essere normali, cose difficili da fare a sinistra..".

La scelta di Franceschini divide. Ci sono, e non sono pochi, quelli che gli riconoscono il merito di aver evitato il tracollo democratico, ma anche chi (e sono parecchi) gli rinfaccia il dietrofront sulla candidatura: "In tre mesi da segreteria a tempo a candidatura. Complimenti". Chi tira in ballo il suo passato democristiano e chi, invece, vede proprio in un politico che viene da quella tradizione l'uomo giusto al posto giusto. Ed ancora chi lo consiglia di "non scendere a compromessi con condannati corrotti e corruttori". Di fare una politica laica e "di sinistra". Proprio a lui che alle spalle un passato da ex Dc.

A scorrere i messaggi, invece, Bersani paga la sua "vicinanza a D'Alema", il suo essere visto come parte di un apparato incapace di guardare avanti. Ma può spendere quel "riformismo" emiliano e le liberalizzazioni fatte ai tempi del governo Prodi.

Nomi e volti ma non solo. Sono tanti quelli che chiedono che il Pd sia dia un "vero programma riformatore". Uno per tutti: "Sono ormai 20 anni che non parlano più di diritti, di equità sociale, di equità fiscale, o ne parlano un po' e poi, quando governano, non rispettano gli impegni presi. Questo ha fatto sì che gli elettori di sinistra non votino più o votino Lega. Sono milioni e milioni di persone stufe di vedere la sinistra inseguire la destra. Basta!". E forse proprio da questo, più che dai nomi, bisognerebbe ripartire.

(24 giugno 2009)

2 commenti:

stai sereno ha detto...

IO personalmente non credo che alla Serracchiani convenga candidarsi adesso perchè certamente non verrà eletta segratario nonostante la sua popolarità e quindi rischia di bruciarsi subito. Avrà tempo per emergere, nel frattempo può occupare posizioni di rilievo e contribuire al cambiamento.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sono d'accordo con te. Vedremo se sarà saggia e se saprà vincere ogni tentazione: è prematuro!