giovedì 25 giugno 2009

Quel rischioso gusto della battuta



Si sarà mangiato la lingua in questi giorni, Silvio Ber­lusconi, ripensando alla battuta fatta sulla Freccia Rossa nel viaggio inaugurale da Milano a Roma. A un certo punto, come scrisse Tommaso Abate sul Riformista poi ripreso senza smentite da «Dago­spia», si avvicinò con una piccola corte al seguito all’allora primo cittadino di Firenze Leonardo Domenici che era ac­canto a Vasco Errani: «Adesso facciamo divertire il sinda­co ». Si toccò il berrettino con la visiera col quale sarebbe apparso il giorno dopo su tutti i giornali e ammiccò: «Allo­ra, vi piace il presidente ferroviere?». E, mentre quelli ab­bozzavano una risposta, li fulminò con una risata: «Io inve­ce preferisco il presidente puttaniere». Parole che, a rileggerle adesso...

Per carità, era solo una battuta. Forse un po’ greve e scalo­gnata, visto il seguito, ma una battuta. E può darsi che, a dispetto di Domenici che sorridendo conferma tutto, il Ca­valiere si possa affrettare ora a smentire. Sono passati tre mesi? Niente paura. «Le smentite non hanno scadenza» dis­se qualche anno fa Gianfranco Fini negando a distanza qua­si di un decennio di aver mai detto alle Iene non solo che «Mussolini è stato il più grande statista del secolo» ma an­che che Berlusconi «per egua­gliare il Duce dovrà pedalare parecchio...». «Una smentita è una notizia data due volte» spiegava Giulio Andreotti: in genere lui preferiva lasciar per­dere. Il fatto è che il premier, que­sto suo amore per le battute do­vuto a un carattere che Gianni Baget Bozzo definiva «gioco­so », l’ha già pagato caro più volte. Basti ricordare le polemi­che seguite alle sue parole a Martin Schulz: «Signor Schulz, so che in Italia c'è un produt­tore che sta montando un film sui campi di concentramen­to nazisti. La suggerirò per il ruolo di kapo». Polemiche che liquidò, infischiandosene delle riprese televisive che mo­stravano lo sconcerto degli europarlamentari, dicendo: «Era solo una battuta per cui è scoppiato a ridere l'intero Parlamento».

Per non dire di altre sortite quali quella sui suoi sforzi per portare a Parma l’authority alimentare: «Ho rispolvera­to le mie doti di playboy con il presidente finlandese Tarja Halonen». Spiritosaggine seguita ancora da polemiche ro­venti: «Purtroppo c'è in giro una generale mancanza di umorismo». È possibile che lo dica di nuovo. È difficile però dissenti­re da quanto scrisse Giuliano Ferrara, che lo stima e gli vuo­le bene, dopo la battuta su Obama abbronzato: «Dovrebbe più spesso subordinare l'istinto guascone al proprio ruolo istituzionale, sedimentato sull'esperienza personale e sul consenso di chi lo ha votato perché faccia il premier e non il battutista. Quando insomma il Cavaliere la smetterà di credersi al di sopra della cretineria, sarà un vantaggio per lui e per tutti».

Gian Antonio Stella
24 giugno 2009

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