mercoledì 22 luglio 2009

LA II CASA DI RECLUSIONE DI MILANO-BOLLATE


LUIGI MORSELLO

CR MILANO – BOLLATE
Maschile.
Via Cristina Belgioioso 120 – MILANO
Tel. 02 38201617

Collocato in zona periferica, al confine tra la città di Milano e il territorio del comune di Bollate. Prima della costruzione del carcere era una zona non urbanizzata e priva di servizi, a lato di un’autostrada e con strada di accesso completata solo recentemente; il complesso è ora facilmente raggiungibile in auto; a seguito delle numerose richieste da parte degli operatori è stato finalmente istituto un servizio di navetta di collegamento con la rete tranviaria da parte dell’ATM.

Competenti il Tribunale di Sorveglianza di Milano e l’UEPE di Milano.

NODI IDENTIFICATIVI E PROBLEMATICI:

Aperto come istituto di media sicurezza, con un progetto sperimentale che prevedeva di ospitare esclusivamente detenuti impegnati in attività lavorative o formative che avessero volontariamente optato per questa destinazione detentiva attraverso una sorta di ‘contratto’ tra il detenuto e l’amministrazione penitenziaria.

A partire dal 2002, la necessità di ridurre il numero dei detenuti della C.C. milanese di San Vittore ha causato una forte affluenza di detenuti trasferiti da quell’Istituto portando alla creazione, all’interno della C.C. di Bollate, di un “doppio circuito” di detenzione. Nella seconda sezione è stato attivato un progetto di supporto per detenuti tossicodipendenti. Con il provvedimento di indulto si è passati da una popolazione di 800 detenuti ad una di 485.

STRUTTURA

Istituto inaugurato nel dicembre 2000 dopo un iter di progettazione e costruzione molto lungo (almeno due decenni) e una ristrutturazione interna antecedente all’apertura per adeguare parzialmente la struttura alle norme introdotte con il nuovo Regolamento e alle esigenze del progetto sperimentale a cui era stato destinato (ampi spazi per lavorazioni interne).

Struttura edilizia imponente (risulta essere l’istituto più grande d’Europa per superficie complessiva), composta da più edifici: oltre alla palazzina destinata alle sezioni detentive ordinarie c’è una sezione staccata, una palazzina che funge da caserma e alloggi per gli agenti di polizia penitenziaria, un ampio parcheggio e ampie aree verdi. Immediatamente a fianco sono state costruite alcune palazzine per alloggiare il personale.

Le condizioni generali della struttura, la dotazione dei reparti e delle celle, la manutenzione e le strutture di uso comune sono in generale di buona qualità, anche se iniziano a segnalarsi problemi, in particolare per l’impianto idraulico. L’architettura generale dell’edificio segue le linee progettuali dell’edilizia penitenziaria degli anni ’80 e dunque si caratterizza per una struttura a blocchi, un ampio utilizzo di strutture in cemento anche per i cortili e i passeggi, lunghissimi corridoi, una ampia area perimetrale.

Le celle sono da 1, 2 e 4 posti. La struttura è complessivamente in buone condizioni e sono presenti molte delle dotazioni previste dal Regolamento. I reparti prevedono ampi spazi comuni attrezzati con giochi (ping pong, calcetto), sono forniti di docce, è disponibile una palestra attrezzata per reparto accessibile a turno da ogni piano (liberamente nella sezione staccata). Sono stati installati frigoriferi nei piani, in cui i detenuti possono conservare gli alimenti acquistati col sopravitto ed è stata data possibilità ai detenuti di acquistare frigoriferi-bar da tenere in cella.

DETENUTI
Al 31/12/2007
Numero: 485 detenuti

Capienza regolamentare 903.

Gli operatori ci dicono che i posti disponibili sono 870.

I detenuti sono nella grande maggioranza definitivi (80 imputati, 405 condannati).

Un’alta percentuale di detenuti è composta da stranieri, per la maggior parte provenienti dagli sfollamenti di San Vittore e ristretti principalmente presso il quarto e il secondo reparto.

I giovani adulti sono tendenzialmente assegnati alla sezione staccata.

Presente il servizio Nuovi Giunti che effettua il colloquio di prima entrata per lo smistamento nei diversi reparti, dopo che si sono eseguiti gli esami medici necessari. Lo smistamento avviene in tempi molto brevi.

Lo sviluppo considerevole negli anni del “progetto Bollate” è andato in parallelo con una maggiore attenzione della Magistratura di Sorveglianza (maggiore concessione di misure alternative, permessi premio, art. 21) che si è dimostrata più puntuale nelle visite e nei colloqui con i detenuti e nell’attenzione riservata ai singoli percorsi.

STAFF
Da maggio 2002 la direzione è stata assegnata a Lucia Castellano, al momento coadiuvata da una vicedirettrice.

Il Comandante della Polizia Penitenziaria è Antonino Giacco.

Viene segnalato il sottodimensionamento del personale di polizia penitenziaria.

Sono presenti cinque educatori ministeriali (di cui 4 a tempo determinato) che a turno assumono la responsabilità dell’area trattamentale.

Nell’istituto operano 4 psicologhe.

Presenti 4 assistenti sociali.

Il dirigente sanitario è il dott. Roberto Danese

Da segnalare la presenza di un educatrice fissa che svolge lavoro di coordinamento interno per il servizio ASL sulle dipendenze.

Vi è un cappellano.

VOLONTARI:

Diversi progetti di intervento, gestiti da associazioni di volontariato e cooperative sociali.

CONDIZIONI MATERIALI:

Come già detto, si è creato un “doppio circuito” detentivo, con sezione staccata, primo e terzo reparto destinati a detenuti inseriti nel progetto trattamentale originariamente e secondo e quarto reparto destinato agli sfollamenti da San Vittore.

Non si segnalano situazioni di particolare sovraffollamento di singoli reparti o celle.

L’apertura delle celle è prevista, per tutti i reparti, dalle 9 alle 19, per la sezione staccata dalle 8.00 alle 20.00. Ogni piano di ogni reparto ha un suo spazio socialità ma l’impressione è che venga poco utilizzato a vantaggio della circolazione in corridoio o della permanenza in cella (propria o altrui). Tre ore d’aria al giorno (dalle 9 alle 10 della mattina e dalle 13 alle 15 del pomeriggio). Nella Sezione Staccata l’apertura riguarda anche i passaggi tra i diversi piani e gli spazi socialità sono attrezzati con cucine e attrezzature comuni.

Sono disponibili angoli cucina in cella.

Ogni reparto è dotato di una cucina che confeziona il vitto e occupa cinque lavoranti detenuti fra cuochi e inservienti. Sono disponibili menù differenziati sia per motivi sanitari che religiosi. Non è disponibile carne macellata ritualmente per i detenuti musulmani ma sono sempre disponibili alternative alla carne di maiale. È presente una commissione in ciascun reparto per il controllo del vitto e una commissione per la verifica dei prezzi del sopravvitto. Ci è stata fornita copia del prezzario (mese di gennaio 2003) che riporta anche la tabella per il confronto con i prezzi rilevati presso un ipermercato della zona. I detenuti hanno presentato già due reclami formali per la scarsa qualità dei generi alimentari forniti, sia nel vitto che nel sopravvitto, e per la non corrispondenza di pesi e prezzi; la direzione è intervenuta – finora invano – per risolvere il problema con un intervento diretto presso l’impresa appaltatrice e con l’installazione di bilance per la verifica del peso (documentazione visionata nel corso della visita). Possono essere effettuate due spese ogni settimana per ciascun detenuto.

C’è una sezione a celle chiuse (circa 10 celle) che viene utilizzata anche come isolamento disciplinare. Nel reparto medico-infermieristico viene effettuato anche l’isolamento sanitario (segnalati casi di scabbia nell’anno 2003).

CONTATTI CON L’ESTERNO

Ci sono 4 sale colloqui per i reparti e un’area verde comune, tutte a norma con il Regolamento, più sale colloqui proprie (2 sale grandi da 9 postazioni ciascuna e 6 salette singole) per la sezione staccata che dispone anche di una propria area verde e di una stanza dell’affettività, inaugurata recentemente, dove il detenuto può incontrare la famiglia sotto sorveglianza. I colloqui si svolgono tutti i giorni della settimana tranne il venerdì; sono organizzati per reparto (ciascun reparto effettua colloqui 2 volte alla settimana + una volta al mese il pranzo con la famiglia). Le sale per i colloqui sono arredate con tavoli in plastica e sedie. In ogni sala possono essere presenti fino a 12-15 detenuti oltre ai familiari. I colloqui durano ordinariamente un’ora (effettiva), è possibile richiedere colloqui di due ore per chi viene da lontano. Per i detenuti con figli piccoli/minori, una volta al mese è possibile svolgere il colloquio nell’area verde. E’ presente una ludoteca attrezzata con diversi laboratori per i colloqui in presenza di bambini con il sostegno anche di volontari per attività di intrattenimento dei bambini mentre i genitori parlano tra loro. I detenuti hanno partecipato attivamente ai lavori di istituzione della ludoteca in particolare con la realizzazione di alcuni murales. I parenti vengono perquisiti all’ingresso. Si lamentano difficoltà per i familiari nel conciliare gli orari del lavoro con quelli dei colloqui e problemi legati ai lunghi tempi di attesa.

Il controllo dei pacchi viene effettuato con apparecchiature ai raggi X e nel rispetto delle norme igieniche (tutto il personale indossava guanti). Nel pacco possono essere posti max 5 kg. di cibo per volta. I detenuti lamentano eccessive restrizioni rispetto ai generi alimentari che possono essere inseriti nel pacco.

Le telefonate possono essere effettuate dalle 13 alle 19 e sono accessibili anche ai detenuti stranieri.

EVENTI CRITICI

Dall’apertura dell’istituto al momento della prima visita era stato registrato un solo caso di suicidio (nel 2002) ma le segnalazioni provenienti dai detenuti parlavano di 2 casi (di cui uno da parte di un ‘liberante’). Non si segnalano recenti casi di suicidio o di tentativo.

La direttrice segnala come piuttosto frequenti episodi di sciopero della fame, seguiti dagli operatori dell’Ufficio Comando e dagli psicologi. Questi episodi vengono ricondotti soprattutto al bisogno di farsi ascoltare soprattutto da parte dei detenuti stranieri. Con l’arrivo, dicembre 2004, di 4 educatori ministeriali a tempo determinato è stato assegnato in maniera fissa un educatore per ogni reparto.

Molto rare le denunce per maltrattamento da parte degli agenti, che vengono tutte segnalate alla Procura (esattamente come avviene nei casi segnalati dagli agenti a carico dei detenuti). Non si segnalano episodi di uso della forza da parte degli agenti.

Diversi casi segnalati, soprattutto in passato, di risse tra detenuti. Questi episodi vengono imputati a due fattori: la scarsa abitudine alle celle aperte da parte dei detenuti recentemente sfollati da San Vittore e l’eccessivo consumo di alcool (spesso oggetto di scambio tra i detenuti). Per questo la direzione ha disposto che nei reparti in cui sono detenuti coloro che provengono da sfollamenti di San Vittore (secondo e quarto) non sia più permesso il consumo di vino, suscitando malumori e proteste da parte dei detenuti di questi reparti. Secondo la direttrice, questo ha effettivamente ridotto la frequenza degli episodi di rissa.

Attualmente non sono stati segnalati particolari eventi critici. La criticità della situazione del quarto reparto si è notevolmente ridimensionata grazie all’assegnazione di un educatore fisso, alla presenza di diversi operatori, all’attuazione di progetti e attività, nonché alle maggiori possibilità per i detenuti di questo reparto a partecipare a tutte le attività previste in istituto.

SANITÀ

Il servizio di guardia medica copre le 24 ore grazie all’attività di 6 medici (più alcuni medici di reparto). Le visite vengono svolte anche all’interno dei reparti, ciascun reparto ha una infermeria attrezzata per le visite. Sono presenti alcuni infermieri non dipendenti dall’Amministrazione penitenziaria ma presenti grazie a una convenzione. Sopra l’infermeria sono dislocate tre celle per l’isolamento sanitario.

La medicina specialistica è garantita da convenzioni con gli ospedali sul territorio e dall’apporto di medici in libera professione. Diverse le specialità presenti (cardiologia, dermatologia, infettivologia,…); risultano operanti anche il laboratorio di radiologia (inattivo, invece, al momento della precedente visita dell’Osservatorio) e una stanza prelievi in cui vengono effettuati gli esami ai nuovi giunti.

Le prescrizioni di medicinali vengono consegnate agli infermieri che sono incaricati della somministrazione. I medicinali sono distribuiti nelle celle, anche con assunzione a vista.

Le patologie maggiormente frequenti sono legate al disagio psichico. Sono molto utilizzati psicofarmaci a base di benzodiazepine. Non c’è carenza dei farmaci fondamentali.

Il servizio di psichiatria è garantito in convenzione con un ospedale della zona per circa 20/h mensili.

Inizialmente il progetto sperimentale di questo istituto non prevedeva la detenzione di detenuti tossicodipendenti, cosa che invece avviene ora regolarmente. Per questo è stato istituito un progetto di sostegno “gestire il fuori” per i tossicodipendenti gestito dall’ASL attraverso il quale vengono attivati contatti con le comunità e i Sert per la costruzione di un percorso che possa portare alla concessione delle misure alternative e il sostegno per la fuoriuscita; i detenuti tossicodipendenti sono ubicati in tutti i reparti , solo al secondo reparto è previsto un piano dove convogliare i detenuti tossicodipendenti che hanno un fine pena non superiore ai 4 anni per cui si necessita un lavoro di rete in prossimità dell’eventuale concessione delle misure alternative.

Non è previsto alcun trattamento metadonico per i detenuti tossicodipendenti.

Sempre di competenza dell’ASL è attivo il progetto “ekosalute” per la prevenzione delle malattie infettive.

ATTIVITÀ

Diverse attività trattamentali, culturali e ricreative.

In funzione la biblioteca, gestita dall’Associazione Mario Cuminetti e con il lavoro volontario di alcuni detenuti, che oltre al prestito libri promuove iniziative culturali. Grazie a un lavoro di collaborazione con il circuito bibliotecario presente sul territorio, la biblioteca del carcere è attualmente inserita nel circuito con un servizio di prestito. La biblioteca è aperta tre giorni la settimana (un giorno per reparto) con orario dalle 14 alle 16, con accesso diretto da parte dei detenuti che ne fanno richiesta e possibilità di prestito dei libri in cella per 15 giorni. Sono disponibili libri in lingua straniera, anche se c’è una forte richiesta inevasa (soprattutto di testi in arabo).

Viene pubblicato un giornale interno (Cartebollate) la cui redazione è composta da 6-8 detenuti provenienti da tutti i reparti; un finanziamento da parte del Ministero ha permesso l’acquisto di nuova strumentazione, sono stati organizzati alcuni corsi di formazione legati al giornalismo e alla videoimpaginazione. Tutti i detenuti di Bollate possono collaborare inviando i propri articoli. Frequenti le proiezioni cinematografiche.

Presenza continua è il laboratorio teatrale gestito dall’Associazione Estia e dal 2004 è stato attrezzato uno spazio a teatro presso l’area industriale grazie a finanziamenti esterni. TeatroDentro oltre a ospitare gli spettacoli della compagnia interna è attivo anche per spettacoli di compagnie esterne all’istituto e prevede l’accesso al pubblico esterno.

Dal 2003 è attivo il progetto De.vi.l.s. (detenuti vicino alle scuole) ideato dai detenuti della sezione staccata che vede coinvolti anche operatori educativi e personale della polizia penitenziaria. Il progetto prevede la fuoriuscita del gruppo per recarsi nelle classi scolastiche degli istituti che ne hanno fatto richiesta con l’obiettivo di una prevenzione alla devianza, nonché la circolazione dell’informazione sull’universo carcerario. Dalla fine del 2004 il gruppo De.vi.l.s. in collaborazione con una delle scuole visitate è impegnato in un progetto di ideazione di un gioco di ruolo supportato dall’Università Bicocca e finanziato dalla Provincia di Milano.

Esistono progetti gestiti da diverse realtà esterne di accompagnamento alla fuoriuscita e inserimento lavorativo (progetto Orfeo, Punto a Capo…)

E’ presente da anni uno sportello giuridico gestito da volontari esterni (ex magistrato del lavoro, avvocato, ex presidente della Corte Costituzionale) e interni a cui hanno accesso tutti i detenuti tramite domandina.

Presente uno sportello lavoro che gestisce le graduatorie interne per l’assegnazione dei posti tramite rotazione.

Attività sportive: le attività sportive sono gestite in prevalenza da un docente del CTP di Limbiate e sono focalizzate prevalentemente su tornei interni di calcio. E’ presente anche la UISP che si occupa dei tornei di tennis e ogni anno realizza una maratona interna in concomitanza con la Stramilano.

Dal 2004 anche all’interno del carcere di Bollate (come per Opera) è presente una squadra “nazionale” che partecipa al campionato esterno, gestita dal CTP di Limbiate in collaborazione con la UISP.

Le attività religiose sono garantite per tutti i culti esistenti e accertati. Presenza di cappelle in ogni reparto, moschee nei reparti a prevalenza musulmana, attività gestite dai Testimoni di Geova (nel 2004 è stato effettuato il battesimo di un detenuto aderente ai Testimoni di Geova), Chiesa Evangelica Battista del Settimo Giorno. I ministri di culto hanno possibilità di ingresso.

LAVORO

L’assegnazione del lavoro interno è gestita a turnazione, una quarantina per ogni reparto. Alcuni lavoranti sono impiegati anche dalla MOF.

In aumento i detenuti che lavorano su commesse esterne. Lavori di inserimento dati e informatica di base gestiti dalle cooperative Nova Spes e Getronics. Nel corso del 2004 è stato attivato un servizio di call center gestito dalla società WSC. I lavoratori del call center sono ubicati sia in uno spazio interno presso l’area industriale che in uno spazio esterno all’istituto di recente istituzione, nel piazzale prima dell’ultimo cancello di uscita, a cui i detenuti accedono tramite art. 21.

Attive all’interno del carcere sono tre cooperative sociali di tipo B che dispongono di loro spazi concessi dall’amministrazione in comodato d’uso. La cooperativa di falegnameria (ESTIA) dispone di ampio laboratorio ubicato nell’area industriale, la cooperativa di ortoflorovivaisti (Centoventi) ha attrezzato lo spazio esterno con zone coltivate e ampie serre, la cooperativa di catering (abc la sapienza in tavola) si appoggia all’area cucina della sezione staccata.

L’istituto è nato su un progetto che ipotizzava l’esteso coinvolgimento dei detenuti in attività lavorative su commesse esterne; dispone di ampi spazi per lo svolgimento di simili lavorazioni.

Dal 2004 è attivo il progetto Virgilio che vede coinvolti la Regione Lombardia e la Provincia di Milano per un percorso di autorganizzazione dei detenuti in cooperative sociali al fine di poter affidare a queste parte del lavoro interno.

FORMAZIONE PROFESSIONALE

Presenti numerosi corsi FSE e detenuti in percorsi universitari. Da segnalare la presenza continuata della CISCO che attua corsi di formazione a alto livello per i detenuti. Attualmente è in corso la formazione per elettricisti e saldo carpentieri e ortoflorovivaisti nonché la formazione per falegnami e scenotecnici e un corso provinciale per aiuto cuochi.

ISTRUZIONE

Sono presenti corsi scolastici dall’alfabetizzazione alla licenzia media, passando attraverso corsi di informatica e inglese a vari livelli, gestiti dal CTP di Limbiate. La formazione superiore effettuata dall’ITCS Primo Levi di Bollate attualmente arriva fino al IV anno della specializzazione per perito aziendale corrispondente in lingue estere.

Si segnala che l’ITCS Primo Levi di Bollate ha attuato un corso superiore anche per il personale della polizia penitenziaria che viene effettuato presso l’istituto scolastico.

Data la percentuale molto alta di abbandono scolastico degli anni passati è stato istituito un progetto scuola finanziato dal Comune di Milano che prevede un monitoraggio continuo sulla motivazione dei detenuti attraverso colloqui di gruppo e individuali e l’attivazione di uno sportello scuola per l’orientamento e le iscrizioni. Attualmente viene segnalata una buona frequenza scolastica.(ANTIGONE)

LINK DI APPROFONDIMENTO:

http://www.cascinabollate.org/cms/

http://www.lietocolle.info/it/laboratorio_carcere_bollate_progetto.html

http://it-it.facebook.com/estia.bollate

http://www.c6.tv/component/library?task=view&id=2281

http://www.haisentito.it/tag/carcere-bollate/

http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/violenza-sessuale-2/bollate-carcere/bollate-carcere.html

http://www.intopic.it/tag/carcere-di-bollate/

http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2009/03/27/i_volti_del_nemico_speciale_tiziana_prezzo_stupratori_nel_carcere_bollate.html

http://www.giornalelibero.com/dblog/articolo.asp?articolo=360


http://archiviostorico.corriere.it/2000/dicembre/07/Carcere_Bollate_Arrivati_ieri_primi_co_2_0012071482.shtml

http://www.supportolegale.org/?q=node/310

http://www.blogmilano.it/blog/2008/04/04/carcere-di-bollate-va-in-scena-lopera-psycopathia-sinpathica/

http://www.ildue.it/Temi/Lavoro/PaginaTLavoro.asp?IDPrimoPiano=534

http://www.philweb.it/i_francobolli_entrano_in_carcere_progetto_educativo_a_bollate-st1277.html

http://www.informaticisenzafrontiere.org/blog/?p=865

Verrebbe fatto di pensare, correttamente, che questa enorme struttura penitenziaria, la più grande in Europa, sia un Paradiso Terrestre per i detenuti: lo è eccome! La compulsione dei link suddetti ne è ampia testimonianza.

Il video istituzionale dimostra che lo Stato, l'Amministrazione Penitenziaria, hanno profuso finanziamenti a piene mani, sia per la costruzione che le infrastrutture necessarie per il suo funzionamento. Sono in corso al suo interno iniziative e programmi di ogni genere. Il costo del nuovo carcere si aggira sui duecento milioni di euro, anche se non sono disponibili dati reali in internet. Nella data del 31.12.2007 erano presenti 485 detenuti a fronte di una capienza di 904. In data 29.5.2009 un nuovo padiglione per 350 posti è vuoto e resta vuoto, nonostante le carceri lombarde, e non solo, sono sovraffollate come mai nella storia delle carceri: 95.000 detenuti presenti e una previsione di 70.000 per la fine dell'anno.

Il nuovo padiglione è composto da due sezioni di tre piani ciascuno e non viene aperto per mancanza di personale. Calcolando che per ogni piano occorrono, in turni di sei ore ciascuno, n. 4 unità, oltre una unità all'ingresso delle due sezioni, complessivamente necessitano (4 x 3 x 2 + 3) 27 unità per sorvegliare 350 detenuti. posto che nella regione gli istituti penitenziari sono diciotto compreso Bollate, non appare impossibile reperire le unità suddette da destinare in servizio di missione, lameno fino a quanto l'Ufficio centrale del personale non avrà provveduto con appositre assegnazioni.

Perchè non viene fatto?

Viene affermato che il progetto di recupero dei sex offenders è il primo in Europa: non è esatto, è il secondo.

Lo testimonia quanto segue.

LA CURA DELL’ORCO
di Pierluigi Morini *
recensione di Luigi Morsello **

La casa circondariale di Lodi, nella realtà delle strutture penitenziarie dislocate sul territorio nazionale, è una piccola realtà che trova ospitalità in un edificio realizzato come carcere nell’anno 1905 e di recente ristrutturato, posto nel centro cittadino.
Le sue ridotte dimensioni, la sua capienza per un numero di posti letto variabile, da 60 ad 80 unità, la relativa tranquillità dell’ambiente sia sotto il profilo dei soggetti detenuti che del personale di polizia penitenziaria, consigliarono agli inizi dell’anno 1996 di riservare una delle tre sezioni ad ospitare soggetti detenuti resisi responsabili di reati di una particolare natura, i reati a sfondo sessuale, in un previsto regime di assoluta separatezza dagli altri detenuti.
Va detto che in altri istituti di pena la presenza di questa tipologia di soggetti detenuti aveva creato non pochi problemi di ordine e sicurezza, anche interni alle sezioni stesse in cui tali soggetti detenuti erano ospitati.
Contestualmente all’attivazione della sezione riservata ai c.d. “sex offenders” si provvedeva anche al reperimento di una attività lavorativa ad essi destinata, gestita da una cooperativa dal nome suggestivo (SPES), attività lavorativa consistente nella archiviazione computerizzata delle ricette per conto della sanità regionale.
È in questo contesto che l’Autore, giovane e brillante psicologo con una pregressa esperienza di lavoro in una comunità di recupero per tossicodipendenti, proponeva di attivare un “Progetto di intervento terapeutico rivolto a soggetti condannati per reati a sfondo sessuale”.
La proposta venne accolta dall’Amministrazione penitenziaria, il progetto iniziò ad essere applicato nel novembre 1996.
Nell’anno 2001 l’A. raccoglieva le proprie esperienze in un volume dal titolo anch’esso suggestivo: “La cura dell’orco”, che reca in copertina la riproduzione di un dipinto di sua proprietà, di Antonio Capovilla del 1996 intitolato “La Giustizia”, e pubblica il proprio lavoro ne “I Quaderni di Criminologia Clinica”, collana diretta dal prof. Ivano Spano della facoltà di psicologia dell’università di Padova e per i tipi della Edizioni Sapere - 2001 - Padova.
Superato lo ‘scoglio’ dell’introduzione e relativi ringraziamenti, l’A. dà la definizione dei problemi connessi al trattamento dei soggetti condannati per reati a sfondo sessuale, mostrando di possedere una consapevolezza, una approfondita lucida comprensione del mondo penitenziario. Dopo avere rimarcato la tendenza ad una progressiva espansione del fenomeno (300 i detenuti nelle sole carceri lombarde nell’anno 2001), egli afferma che i “sex offenders” sono etichettati non solo dalla società ma anche, se non di più, dai detenuti e che, per quanto paradossale ciò possa sembrare ed essere, sono essi stessi a condividere le rappresentazioni sociali e le relative argomentazioni, che li riguardano. Sia la società che gli altri detenuti li vedono come “mostri” e per ciò stesso se ne traggono sentimenti consolatori che li fa sentire come un po’ più ”normali”. Soccorre in ciò l’esperienza che l’A. ha consolidato con i soggetti tossicodipendenti, i quali dal loro “status” di malati traggono giustificazione ed auto-giustificazione per i reati commessi.
Tutto ciò non si verifica per i “mostri”.
L’A. così descrive il clima sociale, anche interno alle carceri: ”Chi si macchia di reati a sfondo sessuale incarna e rappresenta l’aberrazione umana. Come tale non ha possibilità di far ricorso ad alcuna seppur generica operazione difensiva. Non è un malato e non ha onore. Ciò a cui ha diritto, che si merita soltanto, è il confinamento al girone più periferico della marginalità. Restano quali estreme difese una ostinata negazione (sul fronte esterno) accompagnata da una continua tensione a rimuovere le vicende che hanno portato al reato (sul fronte interno)”.
Ed, ancora, così definisce le finalità dell’intervento: “promuovere un processori modificazione degli atteggiamenti che sono di ostacolo ad una costruttiva partecipazione sociale”. Ed ancora: “Il carattere dell’intervento non è impositivo ed è reso esplicito che esso è anche completamente svincolato da qualsiasi riferimento alle misure premiali ed alle misure alternative alla pena.”. Né poteva essere diversamente, un taglio meno rigoroso avrebbe potuto inquinare il progetto, molto ambizioso, nella sua esecuzione pratica.
Quindi, l’A. illustra la sua metodologia, che ripartisce in varie fasi.
La prima fase è di contatto con il soggetto detenuto, di formulazione di una diagnosi psicologica e di una sua presa in carico. L’A. fa ricorso anche a ‘tests’ psicologici, se necessario e se giustificato dal detenuto (sono due le componenti della decisone di usare i “tests”, la loro necessarietà od opportunità valutata dall’esperto – l’autore - e la condivisione del detenuto). Quindi, il soggetto detenuto viene gradualmente introdotto nel gruppo formato da altri soggetti detenuti, nel cui interno si sviluppano dinamiche di confronti reciproci, modulate dalla presenza dell’esperto e basate sul rispetto delle regole che il gruppo stesso si è dato. Dal gruppo si può uscire in qualsiasi momento ed in questo caso l’esperienza si intende conclusa.
La seconda fase sostanzia il lavoro di trattamento analitico del gruppo, sulla base di vari punti cardine, cioè le regole cui si accennava sopra.
Le valutazioni conclusive del progetto seguono a momenti di valutazione ‘in itinere’ dei singoli casi. Il primo momento di valutazione avviene nel contesto del gruppo. Infine, i risultati sono messi a disposizione del Gruppo di Osservazione e Trattamento del carcere.
L’A. auspicava iniziative di formazione del personale, coinvolgenti tutte le professionalità interagenti nelle carceri. Tali iniziative sono state formalmente adottate, ma l’A. non ne ha fatto parte, in pratica ne è stato escluso, per motivi facilmente intuibili (di natura economica e di gelosia professionale).
Ciò non può non essere considerato un danno grave ed irreparabile, perchè era l’unico operatore che poteva vantare diversi anni di esperienza sul campo.
L’opera che si sta tentando di recensire, con forti dubbi di avere anche solo lontanamente fatto comprendere l’importanza sia del lavoro fatto che dell’opera in cui è stato raccolto, costituisce l’unico esempio italiano di ‘aggressione’ al problema dei “sex offenders” detenuti.
Sul campo si ha notizia di due altri esperimenti in altrettante carceri, ma non dei loro risultati.
Certo è che l’esperimento del carcere di Lodi ha avuto il pregio di far emergere il problema, mai in precedenza affrontato in Italia sotto il profilo terapeutico, dando inizio prima ad una ricognizione del problema stesso, il progetto c.d. “FOR W.O.L.F.” (Working On Lessening Fear) al quale l’A. veniva invitato a partecipare e quindi alla elaborazione di un progetto di formazione, denominato ”progetto Chirone”, del quale l’A. non veniva invitato a far parte.
Tuttavia, l’esperienza lodigiana dava risultati concreti, per i quali diversi detenuti “sex offenders” sono stati ammessi al lavoro all’esterno, liberi nella persona, ed hanno partecipato, assieme agli altri detenuti (unico esempio di integrazione) alla redazione di un mensile interno di informazione e cultura, che gli interessati chiamavano “UOMINI LIBERI” e che trovava ospitalità ogni mese nel quotidiano IL CITTADINO di Lodi, oltre ad essere distribuito, gratuitamente, in versione patinata.
Ed ancora, la stessa è stata oggetto di tesi di laurea di Elena Zeni , studentessa lodigiana della facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, dal titolo rigoroso “Il trattamento penitenziario dei condannati per violenza sessuale”.
L’esperienza lodigiana è purtroppo conclusa.
Ne resta preziosa testimonianza l’opera che si è tentato di recensire.

* psicologo, consulente anche per S. Vittore, uno dei fondatori dell’Osservatorio Regionale Autori di Reati a Sfondo Sessuale presso il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Milano, referente regionale del Coordinamento Nazionale Psicologi Penitenziari, docente presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Padova e presso l’Università Europea Jean Monnet di Bruxelles
** Ispettore generale dell’Amministrazione penitenziaria
(Diritto & Giustizia - 28 gennaio 2006, n. 4, pag. 128 - Giuffrè Editore - Milano)

4 commenti:

Mary ha detto...

Notizie molto utili e particolareggiate per chi non sa molto della realtà penitenziaria, spesso, molto dura.

Questa casa di reclusione che ci hai descritto non sembra possa trovarsi in Italia visto come sono tenuti quasi tutti gli altri istituti di pena di cui ,spesso, sento parlare.

Mi ha colpito positivamente oltre a tutto il resto il progetto De.vi.l.s. e la costruzione della stanza giochi per i bambini dei detenuti.

Questo sarebbe un esempio da seguire.

Ciao Luigi!

Francy274 ha detto...

La situazione carceraria italiana è terrificante, in Calabria si verificano 4 casi al giorno di autolesionismo da parte dei detenuti, costretti a vivere in situazioni di vera indigenza in carceri fattiscenti e diroccati, una realtà da terzo mondo.
Nonostante gli appelli alla libertà, al garantismo, che provengono sia da destra che da sinistra, la società vede nel carcere una misura repressiva e risolutrice delle problematiche sociali che spesso spingono all'illegalità. Su una popolazione detenuta che raggiunge In Italia, a fronte di 45 mila posti disponibili nelle carceri, esistono 12 mila detenuti in più. In Calabria su un totale di duemila detenuti, solo un migliaio sono già stati condannati, il che significa che la metà di essi attende il proprio giudizio in carcere, giudizio di condanna o di innocenza, queste persone vengono private della libertà per tempi illimitati.
La realtà carceraria di Bollate sembra l' Eden nell'iferno dantesco. Mi domando : se i diritti e le possibilità create all'interno del suddetto carcere fossero applicate all'esterno, nella società...ci sarebbero tanti carcerati? Se ogni uomo, ogni donna avesse l'opportinità di migliore la propria condizione di vita con tali diritti, avrebbe mai bisogno di delinquere?
Migliorare la situazione carceraria risparmiando denaro pubblico dipende dal miglioramento sociale all'esterno di quelle mura.Il classico "uovo di colombo" di cui la classe politica italiana non ha mai e non terrà mai conto.
E' la mia amara considerazione verso un degrado che ci tocca tutti fuori e dentro quelle mura.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Una raccomandazione a chi ha letto o leggerà questo post.
Va non solo letto ma studiato, a fondo, compreso il video e tutti i link che citati: contiene molte verità contraddittorie e lascia un sospetto di marginalizzazione.
Grazie.

Francy274 ha detto...

okappa capo! ;))