domenica 19 luglio 2009

Silvio, Bernardo e le voci nel cassetto


di MARCO TRAVAGLIO

L'inchiesta sul tesoro di Vito Ciancimino e di suo figlio Massimo, ha portato al sequestro di diverse carte tra cui una lettera di Bernardo Provenzano che doveva essere recapitata all'on. Berlusconi tramite Marcello Dell'Utri

Appena si scopre un magistrato fannullone o ritardatario, che non deposita sentenze o dimentica qualche carta nei cassetti, si scatena la polemica politica e s'invocano sanzioni esemplari dal Csm contro scarcerazioni e assoluzioni 'facili'. Purché, beninteso, gli imputati siano delinquenti comuni.

Quando invece si tratta di indagati eccellenti, negligenze e sbadataggini diventano titoli di merito. E fanno curriculum per la carriera. Prendiamo l'inchiesta sul tesoro di Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo, e di suo figlio Massimo, condannato in primo grado per riciclaggio e ora imputato in appello in base a intercettazioni del 2003-2004 e a carte sequestrate in casa sua nel febbraio 2005.

Ora si scopre che tra quei nastri c'erano pure alcune telefonate che coinvolgono gli onorevoli Cuffaro, Romano e Cintola (Udc) e il senatore Vizzini (Pdl). E, tra quelle carte, la lettera (peraltro strappata) che nel 1993-94 Bernardo Provenzano fece avere a Ciancimino padre tramite il figlio, perché la recapitasse all''on. Berlusconi' tramite Marcello Dell'Utri.

Nastri e carte che sembrano contenere indizi decisivi a carico di Ciancimino jr. e di Dell'Utri (quest'ultimo condannato in primo grado a nove anni per mafia e in attesa della sentenza d'appello): eppure vengono 'dimenticati' per quattro anni nei cassetti della Procura di Palermo.

I nastri, mai trascritti né inoltrati al Parlamento per l'autorizzazione all'utilizzo, sono stati ritrovati pochi mesi fa dai pm antimafia che, dopo averli ascoltati, hanno indagato i quattro parlamentari. La lettera, sepolta in uno scatolone di quella che in Procura ormai chiamano 'la stanza dei misteri', è saltata fuori per puro caso un mese fa ed è stata inoltrata appena in tempo ai giudici d'appello che stanno processando Dell'Utri e Ciancimino. Ancora qualche mese e i giudici avrebbero sentenziato sui due imputati eccellenti senza conoscere quegli importantissimi elementi d'accusa.

Con il rischio di commettere irreparabili errori giudiziari. Nel verbale della perquisizione del 2005, i carabinieri avevano puntualmente annotato: "Pezzo di foglio manoscritto contenente richiesta a Berlusconi perché metta a disposizione una rete televisiva". Ma l'allora procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, che per conto del capo Piero Grasso coordinava le indagini, aveva interrogato Ciancimino jr. per 150 pagine su ogni carta sequestrata in casa sua, fuorché sulla lettera di Binnu a Silvio.

Una cosina da niente. Solo ora la Procura, retta da due anni da Francesco Messineo, ha disposto perizie calligrafiche sul documento e interrogato il figlio dell'ex sindaco sul suo iter, scoprendo che il boss scrisse altre due volte al Cavaliere fra il 1991 e il '92, a cavallo delle stragi. Ce n'è abbastanza per chiedere spiegazioni al dottor Grasso, ora procuratore nazionale Antimafia, e al dottor Pignatone, ora procuratore capo di Reggio Calabria. Ma sicuramente il Csm sta provvedendo. O no?

(17 luglio 2009)

12 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

VOI CHE PENSATE? LE FARA' LE DOMANDE IL CSM A GRASSO E PIGNATONE?

Lorenzo ha detto...

Sono convinto di no. Oppure se le facessero queste domande farebbero trapelare solo notizie a loro convenienti.
La stagione dei magistrati antimafia indipendenti a Palermo è finita.
Quelli che vorrebbero invece proseguire sulle orme di Falcone e Borsellino sono messi in disparte.

Unknown ha detto...

Penso di no. Se i magistrati continuano a far politica sarà sempre peggio, ovvero, detto terra terra, ognuno tira l'acqua al proprio mulino. Come diceva un'altro eccellente della DC il potere logorà chi non c'è l'ha. Oggi abbiamo dato voce anche al peggiore dei delinquenti,pur di mettere in cattiva luce lo stato italiano, "quello" potrebbe anche pentirsi chi lo sà!!!!! è allora inizia un'altra storia come quella del bacio si bacio no.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Lorenzo, anch'io sono pessimista, sia perchè la composizione del CSM è oggi fortemente politicizzata mediante l'aumento dei componenti scelti dal Parlamento, dunqeu dalla politica, sia perchè il meccanismo in base al qaule chiedere di render di tali dimenticanze a Grasso e Pignatone passa, salvo errori da parte mia, tramite l'attivazione di una indagine disciplinare da parte del Ministro della Giustizia e del Procuratore generale presso la Corte di Cassazione.
SEGUE

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Per non commettere errori cito dal sito del CSM:
"IL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE
Il procedimento disciplinare ha carattere giurisdizionale ed è regolato dalle norme del codice di procedura penale, in quanto compatibili. Il giudice disciplinare è un organo collegiale
che si identifica nella Sezione disciplinare del C.S.M., composta da sei membri: il Vice Presidente del Consiglio superiore, che la presiede, e cinque componenti eletti dallo stesso C.S.M. tra i propri membri, dei quali uno eletto dal Parlamento, un magistrato di cassazione con effettive funzioni di legittimità e tre magistrati di merito.
SEGUE

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Il procedimento disciplinare è promosso dal Ministro della Giustizia e dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione. L'esercizio dell’azione disciplinare è stato trasformato per il Procuratore Generale da discrezionale in obbligatorio, mentre per il Ministro permane discrezionale. L'obbligatorietà dell’azione disciplinare si collega alla
scelta della tipizzazione degli illeciti, molto vicina a quella operante nel settore della giustizia penale, ed impone una rigorosa osservanza del principio di certezza del diritto, tale da
eliminare il più possibile le incertezze applicative.
SEGUE

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

La legge ha anche previsto una clausola generale di irrilevanza disciplinare della condotta qualora il fatto sia di “scarsa rilevanza”, clausola destinata ad operare su un piano diverso – anche se convergente quanto alla finalità – con il potere di archiviazione ad opera dello stesso Procuratore generale.
È attribuito, infatti, al Procuratore generale un potere di autonoma archiviazione quando il fatto addebitato non costituisce condotta disciplinarmente rilevante o forma oggetto di una denuncia non circostanziata, ovvero non rientra in alcuna delle previsioni tipiche individuate dalla legge, oppure infine se dalle indagini svolte il fatto risulta inesistente o non commesso.
Tale provvedimento di archiviazione viene trasmesso al Ministro della giustizia il quale entro dieci giorni può chiedere copia degli atti e nei successivi sessanta giorni può chiedere al
Presidente della sezione disciplinare la fissazione di una udienza di discussione orale formulando l’incolpazione.
SEGUE

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

All’udienza le funzioni di pubblico ministero sono comunque esercitate dal Procuratore generale o da un suo sostituto.
Superato il primo stadio, la legge prevede che l’azione deve essere promossa entro un anno dalla notizia del fatto, della quale il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha
conoscenza a seguito dell’espletamento di sommarie indagini preliminari o di denuncia circostanziata o di segnalazione del Ministro della Giustizia. Secondo il decreto legislativo, poi, entro due anni dall’inizio del procedimento il Procuratore generale deve formulare le richieste conclusive ed entro due anni dalla richiesta, la Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura si pronuncia. La legge ha inoltre stabilito che non può essere promossa azione disciplinare quando siano decorsi dieci anni dal fatto.
Dell’inizio dell’azione disciplinare deve essere data comunicazione all’incolpato entro trenta giorni e l’incolpato può farsi assistere da un altro magistrato o da un avvocato.
Successivamente le indagini vengono svolte dal Procuratore generale, il quale formula le sue richieste inviando il fascicolo alla sezione disciplinare del C.S.M., e dandone comunicazione
all’incolpato. Il Procuratore generale, se non ritiene di dovere chiedere la declaratoria di non luogo a procedere, formula l’incolpazione e chiede la fissazione dell’udienza di discussione
orale.
I momenti di intervento del Ministro della giustizia nel procedimento disciplinare si individuano, oltre che nel promuovimento dell’azione disciplinare con la richiesta di indagini, nella richiesta di estensione ad altri fatti dell’azione disciplinare promossa dal Procuratore generale, nel potere di formulare un’integrazione della contestazione disciplinare in
caso di azione promossa dal Procuratore Generale e di chiedere la modificazione della contestazione disciplinare in caso di azione promossa da lui medesimo, nel potere di formulare l’imputazione e di chiedere autonomamente la fissazione del giudizio disciplinare in tutti i casi in cui dissente dalla richiesta di proscioglimento avanzata dal Procuratore Generale.
La discussione nel giudizio disciplinare avviene in udienza pubblica con la relazione di uno dei componenti della Sezione disciplinare, l’acquisizione d’ufficio di ogni prova utile, la lettura di rapporti, ispezioni, atti e prove acquisite in istruttoria, nonché l’esibizione di documenti.
La sezione disciplinare delibera sentite le parti e la decisione può essere impugnata dinanzi alle Sezioni unite civili della Corte di cassazione, mentre la sentenza divenuta irrevocabile può essere soggetta comunque a revisione."
Dnque, oggi l'esercizio dell'azione disciplinaRE è obbligatoria solo per il Procuratore Generale presso la Corte di cassazione, il quale si attiva in base ad una segnalazione disciplinare, che, trattandosi della sede di Palermo competerà al Procuratore Generale presso la relativa Corte d'Appello.
IDEM per il Ministro della Giustizia.
Ce li vedete voi prendersi 'cura' dell'attuale Procuratore Nazionale Antimafia e dell'attuale Procuratore Capo di Reggio Calabria?
Fossimo in un paese serio magari sì, ma nella repubblica delle banane italiana no, decisamente.
P.S.: ho dovuto spezzettare il commento per problemi tecnici.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Leonardo, condivido il tuo punto di vista, che però mi appare difficile da capire nella sua interezza.
Non ho capito questa frase:
"Oggi abbiamo dato voce anche al peggiore dei delinquenti,pur di mettere in cattiva luce lo stato italiano...".
Se tu alludi a chi penso io sono d'accordo, ma allora bisognerà aspettare che il lodo Alfano venga cancellato dalla Corte costituzionale (dopo la sortita dei giudici costituzionali Mazzella e Napolitano mi sembra difficile), oppure attendere lo scadere di ogni incarico istituzionale protetto dal suddetto e famigerato Lodo.
Ho capito bene?
Ti ringrazio per il commento, fanne più spesso.
P.S.: RESTA SEMPRE IN CAMPO L'OPZIONE 'COCCOLONE'!

Francy274 ha detto...

Che bella "trama" questo Provvedimento Disciplinare, menti eccellenti che hanno ordito la legge in modo che appaia corretta e costituzionale, ma che mette al sicuro il "potente" di turno qualora un cavilloso Giudice venisse colto dalla "smania" di fare quel famigerato dovere, stile Falcone-Borsellino.
Ora so che quelle domande a Grasso e Pignatone non verranno mai fatte.
Grazie per aver postato lo svolgersi del Provvedimento Disciplinare.

Non ho capito quel "resta sempre in campo l'opzione coccolone"...che significa? Perdona la mia ignoranza.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

MA DAI, VERAMENTE NON HAI CAPITO? NON SAI CHE HA NEL PETTO UNO STIMOLATORE CARDIACO?

Francy274 ha detto...

eheheheh...certo che lo so!! Non avevo associato Luigi...oooh capita d'essere poco svegli al mattino :))