CASA CIRCONDARIALE SOLLICCIANO - FIRENZE
Continua la protesta, nel carcere di Sollicciano a Firenze, dove i detenuti battono oggetti sulle sbarre delle celle per denunciare le condizioni in cui sono costretti a vivere. Lo rende noto il garante dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone, che si è recato nella struttura per fare il punto della situazione con il direttore Oreste Cacurri. La protesta nel carcere fiorentino è cominciata il 18 agosto scorso per l’eccessivo sovraffollamento e per la gestione complessiva dei posti nelle case circondariali in Toscana che viene definita, come riferisce Corleone, «demenziale». «Ieri - informa il garante - a Sollicciano c’erano 955 detenuti più sette bambini a fronte di una capienza di 500. Per domani pomeriggio è previsto un incontro con una folta rappresentanza dei detenuti che hanno preparato un documento nel quale elencano le loro richieste».
GLI INCONTRI - Un primo incontro tra detenuti e direzione c’è stato il 19 agosto scorso e, dopo la visita, Corleone ha esposto, al telefono, la situazione al vice capo vicario del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) Emilio Di Somma. «Se non ci saranno a breve risposte positive - ha detto Corleone - non lascerò soli i detenuti e mi impegnerò coinvolgendo associazioni e società civile, parlando col sindaco di Firenze Matteo Renzi e con l’assessore regionale Enrico Rossi».
LA SITUAZIONE - A Solliciano, informa Corleone, i detenuti sono reclusi in tre, in celle da un posto e in sei in celle da tre. Oltre il 65% è composto da stranieri spesso senza risorse. Nel documento i detenuti chiedono di porre il limite alle presenze a 550-600 posti e anche un incontro con i giornalisti. Intanto è migliorata la questione del vitto e dell’igiene personale. Ai detenuti non danno più pane ammuffito (questo fatto ha originato la protesta), vengono loro consegnati i gelati e possono fare la doccia anche la domenica. Tra le richieste anche estendere almeno a due turni (da uno solo come è ora) l’utilizzo del campo sportivo. «La questione del sovraffollamento è paradossale - aggiunge Corleone - perchè a soli 100 metri da Sollicciano, c’è il Gozzini, o Solliccianino per la custodia attenuata che è semivuoto. Ci sono 40 posti liberi, con due posti a cella sarebbero 80. C’è poi l’ottava sezione di Sollicciano, quella per i tossicodipendenti, dove ci sono altri 40 posti liberi. Inoltre il femminile di Empoli ha liberi altri 50 posti, ci sono liberi 20 posti a Massa Marittima e ci sono spazi nella casa di reclusione della Gorgona e nel penitenziario Forte San Giacomo a Porto Azzurro sull’isola d’Elba. Hanno ragione i detenuti a dire che l’utilizzo delle strutture in Regione Toscana è demenziale». Riguardo alla presenza nelle carceri dei tossicodipendenti, per Corleone dovrebbe avere applicazione la norma per il loro affidamento speciale, con programmi alternativi e in particolare, l’ingresso in comunità specializzate. «Così facendo - conclude il garante - in tutta Italia si libererebbero 20 mila posti. Solo a Firenze 200».
LA STORIA DI UN DETENUTO - Per protesta contro il mancato rimpatrio, un detenuto si è cucito materialmente la bocca e così ha ottenuto quanto per legge gli spettava. L’episodio, accaduto nei giorni scorsi nel carcere di Sollicciano a Firenze, è stato reso noto dal garante della carceri del Comune di Firenze Franco Corleone. Al detenuto, marocchino - ha spiegato il garante - restavano due anni da espiare ma la sua richiesta di rimpatrio non veniva accolta; così ha deciso di protestare cucendosi la bocca. Solo a questo punto la magistratura ha accolto la richiesta. Dopo essere stato medicato, per il marocchino sono cominciate le pratiche per tornare in Marocco. «Questo episodio drammatico - afferma Corleone - mette in luce una questione troppo trascurata. Sono molti in Italia i detenuti stranieri che potrebbero usufruire della norma di legge che prevede la possibilità del rientro in patria come misura alternativa quando mancano loro da scontare due anni. È urgente un monitoraggio per capire quanti sono questi casi».
25 agosto 2009
GLI INCONTRI - Un primo incontro tra detenuti e direzione c’è stato il 19 agosto scorso e, dopo la visita, Corleone ha esposto, al telefono, la situazione al vice capo vicario del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) Emilio Di Somma. «Se non ci saranno a breve risposte positive - ha detto Corleone - non lascerò soli i detenuti e mi impegnerò coinvolgendo associazioni e società civile, parlando col sindaco di Firenze Matteo Renzi e con l’assessore regionale Enrico Rossi».
LA SITUAZIONE - A Solliciano, informa Corleone, i detenuti sono reclusi in tre, in celle da un posto e in sei in celle da tre. Oltre il 65% è composto da stranieri spesso senza risorse. Nel documento i detenuti chiedono di porre il limite alle presenze a 550-600 posti e anche un incontro con i giornalisti. Intanto è migliorata la questione del vitto e dell’igiene personale. Ai detenuti non danno più pane ammuffito (questo fatto ha originato la protesta), vengono loro consegnati i gelati e possono fare la doccia anche la domenica. Tra le richieste anche estendere almeno a due turni (da uno solo come è ora) l’utilizzo del campo sportivo. «La questione del sovraffollamento è paradossale - aggiunge Corleone - perchè a soli 100 metri da Sollicciano, c’è il Gozzini, o Solliccianino per la custodia attenuata che è semivuoto. Ci sono 40 posti liberi, con due posti a cella sarebbero 80. C’è poi l’ottava sezione di Sollicciano, quella per i tossicodipendenti, dove ci sono altri 40 posti liberi. Inoltre il femminile di Empoli ha liberi altri 50 posti, ci sono liberi 20 posti a Massa Marittima e ci sono spazi nella casa di reclusione della Gorgona e nel penitenziario Forte San Giacomo a Porto Azzurro sull’isola d’Elba. Hanno ragione i detenuti a dire che l’utilizzo delle strutture in Regione Toscana è demenziale». Riguardo alla presenza nelle carceri dei tossicodipendenti, per Corleone dovrebbe avere applicazione la norma per il loro affidamento speciale, con programmi alternativi e in particolare, l’ingresso in comunità specializzate. «Così facendo - conclude il garante - in tutta Italia si libererebbero 20 mila posti. Solo a Firenze 200».
LA STORIA DI UN DETENUTO - Per protesta contro il mancato rimpatrio, un detenuto si è cucito materialmente la bocca e così ha ottenuto quanto per legge gli spettava. L’episodio, accaduto nei giorni scorsi nel carcere di Sollicciano a Firenze, è stato reso noto dal garante della carceri del Comune di Firenze Franco Corleone. Al detenuto, marocchino - ha spiegato il garante - restavano due anni da espiare ma la sua richiesta di rimpatrio non veniva accolta; così ha deciso di protestare cucendosi la bocca. Solo a questo punto la magistratura ha accolto la richiesta. Dopo essere stato medicato, per il marocchino sono cominciate le pratiche per tornare in Marocco. «Questo episodio drammatico - afferma Corleone - mette in luce una questione troppo trascurata. Sono molti in Italia i detenuti stranieri che potrebbero usufruire della norma di legge che prevede la possibilità del rientro in patria come misura alternativa quando mancano loro da scontare due anni. È urgente un monitoraggio per capire quanti sono questi casi».
25 agosto 2009

1 commento:
La mia impressione è che sia il Direttore che il Provveditore Regionale dovrebbero cambiare aria e, forse, mestiere.
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