domenica 30 agosto 2009

Berlusconi-La Repubblica, Ghedini: «Chiamiamo i giudici, mica i marines»


E' scontro tra il segretario del Pd, Dario Franceschini, e il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, dopo la decisione del premier di fare causa a Repubblica per le dieci domande rivolte dal quotidiano al premier sulle feste di palazzo Grazioli e le sue frequentazioni.

Franceschini. «Io penso che sia arrivato il momento in cui la società civile, le organizzazioni e le associazioni, come Articolo 21, e non soltanto le opposizioni, si mobilitino nel mese di settembre per una campagna a difesa della libertà di stampa, che non riguarda solo l'opposizione, non ha colore politico ma deve essere salvaguardata e tutelata», ha detto il segretario del Pd, sottolineando che in Italia nei confronti dell'informazione libera «c'è una regia di intimidazione».

«Penso che in Italia ci sia un problema reale quando si arriva ad intimidazioni di vario tipo nei confronti di chi fa il proprio mestiere di chi rispetta la libertà di stampa. Non è normale che si cominci minacciando gli imprenditori che fanno pubblicità sui giornali dicendo "non fatela più sui giornali che fanno cose sgradite", poi si prosegua con attacchi diretti, come con L'Avvenire perché anche quello deve capire che deve smettere di scrivere certe cose».

Bonaiuti. «Il grido d'allarme di Franceschini sulla libertà di stampa è come al solito irreale, ingiustificato, incomprensibile e inutile», ha replicato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti.

Berlusconi «è incazzato nero, perché gliene hanno fatte troppe». Parola del ministro delle Riforme Umberto Bossi, che però non vede l'articolo del giornale sul direttore di Avvenire Dino Boffo come una vendetta. «Non è un uomo vendicativo» ha detto Bossi di Berlusconi, aggiungendo che «la politica è meglio farla senza magistrati». «Sono dispiaciuto - ha aggiunto - perché gli hanno rovinato la famiglia, i rapporti con i figli, con quella roba li». «Mi auguro che Berlusconi, generoso come è - ha concluso con un evidente riferimento alla querela che il premier ha fatto contro Repubblica - alla fine si accontenti delle scuse da parte di chi gli ha fatto tanto male».

«Ci siamo rivolti ai giudici, mica ai marines». Così Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi, spiega la decisione del premier di portare in tribunale il quotidiano diretto da Ezio Mauro e di chiedere 1 milione di euro di risarcimento.

«Visto che sui magistrati loro sostengono di nutrire la massima fiducia - spiega Ghedini in un'intervista a La Stampa - dovrebbero accogliere serenamente la nostra azione civile. Cominciando proprio da Repubblica». «Quando uno le chiede se lei è un ladro o un assassino, questa non è una domanda, è una diffamazione mascherata», replica l'avvocato del presidente del consiglio. Ghedini nega bavagli alla stampa e insiste: «Se io costruisco un falso articolo dove dico che Franceschini, Veltroni e Bersani dirigono un'associazione per delinquere di stampo mafioso, magari dedita allo spaccio di droga, in tal caso non è cronaca, tantomeno critica politica. Per noi, è palese diffamazione». Quanto al milione di euro chiesto come risarcimento, «è una cifra indicativa - dice Ghedini segnalando che andrà in beneficenza - che il giudice potrà adeguare».

Al contrario, nulla da eccepire sull'attacco di Feltri al direttore di Avvenire: «Più che un attacco, il Giornale ha raccontato il contenuto di una indagine».
Nella polemica interviene Carlo Azeglio Ciampi: «Che errore - dice in un'intervista a La Repubblica - Ma come si fa? È incredibile, davvero inconcepibile». «Le cose strampalate - dice l'ex capo dello Stato - chi le compie prima o poi le paga. Le gente non è così sciocca. Sa leggere bene il significato vero degli eventi, errori compresi. Oltretutto, si va a un processo sulle cose scritte e pubblicate? Bene. Con quale esito possibile, ridicolo a parte?». A Ciampi pare «evidente il rischio d'una autocondanna. Voglio dire che quella querela - spiega - contiene tutti i segni distintivi d'un passo falso per chi l'ha fatto». Insomma, «non conosco gli avvenimenti in dettaglio, ma direi che prendere sul serio quella denuncia - sottolinea il senatore a vita - sarebbe un errore. E il primo danneggiato rischia d'essere lo stesso denunciante».

4 commenti:

Francy274 ha detto...

"Statte zitto Ciampi.., io ci conto!!!...E'già grave che un capo di Stato abbia sempre a che fare con la Magistratura, che sia querelato o querelante, mai sentita un'assurdità, come quella che da 15-anni si perpetua in Italia, in nessun Paese al mondo.
Ora hanno fatto la "mossa" giusta, quella che porterà sul banco dei Tribunali le prove dei "misfatti"...Repubblica dovrà difendersi e quindi tirre fuori tutte le prove a suo carico.
Non vedo l'ora!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Francesca! Carlo Azeglio Ciampi ha un'autorità morale indiscutidile e indiscussa.
Le sue parole sono una vera e propria condanna morale per B., il quale, stanne tranquilla, non ha nessuna intenzione di ritirare la citazione in sede civile (perchè di questo si tratta, non di querela penale) perchè sarebbe una ammissione di colpevolezza immodificabile.
Le parole di Ciampi sono una presa di posizione eccezzionale.

Francy274 ha detto...

eheheheeh....allora parla Ciampi, dinne di più grosse !!
Grazie Luigi, in questo sei più in gamba di me...pensavo volesse avvisarlo :)).
Io stimo Ciampi e Signora, sia ben chiaro.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

No! Solo un pochino più informato.