
Il testo che pubblichiamo è uno dei tantissimi arrivati in risposta alla lettera dello studente leghista Matteo Lazzaro inviata a Ernesto Galli Della Loggia. E' stato inviato da un altro studente universitario, 24enne come Matteo Lazzaro e su posizioni politiche opposte. Ecco le sue argomentazioni.
Gentile Matteo,
sono uno studente universitario tuo coetaneo - per la giovane età che ci accomuna mi permetto di darti del tu - che condivide con te la passione per la storia. Ho letto con attenzione la tua lettera e mi piacerebbe risponderti. Sono un democratico, ma dalle tue parole ben si evince che lo sei anche tu. Mi riferisco alla mia posizione politica, nel Partito democratico, che voglio subito dichiarare con la stessa limpidezza che hai utilizzato tu: il primo impatto positivo con la tua lettera, infatti, è stato proprio questo, la dichiarazione di una posizione politica, senza problema alcuno, al contrario dei giri parole che la maggior parte delle persone che conosco utilizzano per non schierarsi. Nutro il piacere di risponderti perché la tua lettera mi appare un invito al dialogo e al confronto con posizioni diverse dalla tua, confronto che i toni che solitamente vengono utilizzati nel dibattito politico rendono spesso impossibile.
Nella tua lettera affronti tre periodi della storia del nostro Paese – il Regno d’Italia e la prima e la seconda Repubblica – e ti soffermi su due temi oggi centrali per noi – l’efficienza dello Stato e l’immigrazione.
Per quanto riguarda le questioni storiche che affronti, credo di essere stato uno studente “fortunato” (?) al quale una maestra elementare e un professore di liceo hanno spiegato a scuola l’importanza del Risorgimento, con le sue luci e le sue ombre, come richiamate dal professor Galli della Loggia. E su queste basi, ad esempio, non sono d’accordo con te quando parli di conquista: io sono più portato a pensare che quel periodo storico non abbia rappresentato né una fase di conquista, né di liberazione, ma un momento di unificazione in parte guidato e in parte sentito. Purtroppo, e qui invece sono d’accordo con te, la classe dirigente di allora non fu in grado di fondare una “religione civile”: il Paese fu unificato più dai maestri di scuola che girarono l’Italia che da valori fondanti e fu proprio questa assenza ad aprire la strada al tentativo fascista di imporre una “religione politica”.
Grande merito dei miei insegnanti è stato anche quello di non fermarsi ai fatti, ma di spiegarmi lo stretto legame tra “storia, società e potere”, senza indugiare su una inutile e insignificante dicotomia tra buoni e cattivi. Con questi strumenti di conoscenza, ho potuto formarmi una mia opinione anche sulla storia recente del nostro Paese, sul grande merito che va riconosciuto ai partiti e agli uomini che scrissero la nostra Costituzione – una delle più belle costituzioni moderne – come sui limiti di una classe politica che è quasi sempre stata incapace di ragionare oltre la contingenza elettorale del momento per adottare invece azioni che potessero portare beneficio alle generazioni successive. Con questi limiti siamo arrivati non solo ad avere “uno dei debiti pubblici più grandi del mondo”, ma ad essere anche in grave ritardo in campi cruciali come la ricerca scientifica e tecnologica, sulla quale non è mai stato fatto un serio investimento, o l’ambiente, sempre così arrendevoli alla retorica del conservatorismo ambientalista. Parlare poi del mancato sviluppo economico sarebbe fin troppo facile, ma non potrei farlo senza riconoscere il ruolo svolto in questo campo soprattutto da molti piccoli e medi imprenditori italiani che, a dispetto dell’assenza dello Stato, con assai lungimiranza investono in quei settori snobbati dal bilancio pubblico.
E qui sto tornando sui temi trattati da te, anche se mi accorgo che stiamo invece un po’ divagando – lo abbiamo fatto entrambi – dal tema iniziale che poni, vergognarsi dell’Unità nazionale. Perché sui difetti che hai evidenziato tra la prima e la seconda Repubblica sono d’accordo con te, ma la loro causa va forse rintracciata nell’Unità nazionale? Il clientelismo politico, le tangenti, la crisi d’identità e programmatica dei partiti, il dissesto dei nostri servizi pubblici sono forse prodotti dell’unificazione del Paese? Sono, al contrario, vizi che affliggono molta parte d’Italia! Ma con questo non voglio assolutamente disconoscere le specificità del Nord e del Sud e le risposte diverse di cui probabilmente c’è bisogno, su temi ad esempio, come l’impresa o la sicurezza. Non mi dilungo sulle tue parole a proposito dell’immigrazione perché condivido integralmente la tua impostazione del problema.
Vorrei andare avanti, ma devo fermarmi. Come ti ho scritto all’inizio, la tua lettera mi ha subito stimolato a risponderti, probabilmente stuzzicato dalla mia passione per il confronto con posizioni diverse dalla mia sui temi politici d’attualità. E, mentre ti scrivevo, una nota positiva d’ottimismo cresceva in me: l’idea che un domani sia possibile, per la nostra generazione, mettere in campo un dibattito serio, pacato e ragionato tra opinioni diverse, come quello rappresentato dalla nostra corrispondenza, molto lontano dalle grida e dalle sciocchezze urlate oggi. Un confronto non fine a se stesso, ma con l’obiettivo di governare questo Paese, sfruttando le sue potenzialità ed eliminandone i vizi, a Nord o a Sud che siano.
Luca La Camera
19 agosto 2009

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