

''La legge sul testamento biologico approvata a Palazzo Madama è frutto del libero convincimento dei senatori, i quali non solo non possono essere tacciati in alcun modo di clericalismo, ma hanno avuto la possibilità di esprimersi nella libertà della loro coscienza anche rispetto ai gruppi di appartenenza, anche quando, come nel caso del PdL, all'esito di una lunga, approfondita e laica discussione si era giunti all'individuazione di una linea largamente maggioritaria''. Lo dichiarano Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Il capogruppo e vicecapogruppo del PdL al Senato, precisando di non accettare "lezioni di laicità", senza mai menzionarlo rispondono così al presidente della Camera Gianfranco Fini, che parlando di biotestamento ieri alla festa del Pd di Genova aveva auspicato profonde revisioni a Montecitorio del ddl sul biotestamento approvato dal Senato: se qualcuno pensa che "decide il Vaticano e non il Parlamento - aveva detto Fini - io, Costituzione alla mano, dico no".
''Ricordiamo - proseguono nella loro nota Gasparri e Quagliarello - che nei circa sessanta voti segreti che hanno accompagnato l'approvazione del ddl Calabrò, e specialmente sugli articoli maggiormente 'contestati' come quello su idratazione e alimentazione, i voti favorevoli sono stati di gran lunga superiori a quelli della maggioranza. Rivendichiamo dunque al Senato, e in particolare ai senatori della maggioranza e del Popolo della Libertà - sottolineano Gasparri e Quagliariello - di aver fatto un buon lavoro, restituendo al Parlamento le sue prerogative minacciate da indebite invasioni di campo, e individuando secondo coscienza un'alta sintesi tra la libera determinazione del paziente ancor prima che dei suoi familiari, il rispetto del ruolo del medico in un quadro di alleanza terapeutica, il diritto inalienabile alla vita e il laico principio di civiltà per il quale nessuno nel nostro Paese possa morire di fame e di sete per mano dello Stato''.
''Auspichiamo naturalmente - conclude la nota dei vertici del gruppo del Pdl a Palazzo Madama - che il dibattito alla Camera possa migliorare ulteriormente il testo della legge, ma non possiamo accettare che ai senatori del PdL vengano impartite lezioni di laicità. Anche perché in questa fase storica assai più che dal clericalismo la laicità è minacciata da quel dogmatismo in cui non di rado incorrono anche i paladini di una presunta laicità che in questo modo si trasforma in laicismo".
Lega contro Fini. Ancora più duro il capogruppo della Lega in commissione Sanità del Senato Fabio Rizzi: "La discesa in campo di Fini può solo determinare l'insabbiamento definitivo del ddl". Secondo l'esponente del Carroccio "la migliore mediazione possibile è quella licenziata dal Senato, grazie alla Lega ed Umberto Bossi in primis".
"Fini stia al suo posto istituzionale - conclude Rizzi - e la smetta di far danni entrando in un dibattito politico che non gli compete almeno fino a quando non finirà di fare il presidente della Camera e si proporrà come leader di ciò che rimarrà del Pd".
Indagine sulla Ru486. Gasparri ha inoltre annunciato che "l'indagine conoscitiva sugli effetti della pillola abortiva Ru486 si farà. In Commissione sanità del Senato sentiremo tecnici ed esperti in modo da farsi un'idea sugli effetti della pillola e poi per capire se rispetta quanto prevede la legge 194 sull'aborto". Per il capogruppo Pdl al Senato "Sostenere che la Ru486 è un farmaco, vuol dire che la vita è una malattia. Il nodo della questione è capire come verrà assunta la pillola".
(27 agosto 2009)

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