lunedì 24 agosto 2009

'RUMORS' DALLA CASA CIRCONDARIALE DI LODI

LUIGI MORSELLO


SIG. DIRETTORE DE
IL CITTADINO DI LODI
(lettera aperta)


Caro Direttore,
è da tempo che mi dedico ad altro, senza più occuparmi del carcere lodigiano, ma proprio ieri l’altro, il 22 agosto, mi sono imbattuto in un articolo, scritto dalla Sua giornalista Cristina Vercelloni, relativo a tensioni in quel carcere.
Avendolo diretto, quale mia ultima sede di servizio, dal 1997 al 2005, so bene quanto sia difficile procurare problemi a chicchessia, agenti, detenuti, comunità esterna, che ha sempre partecipato in varie forme e modalità alla gestione di problemi contingenti dei detenuti, con quattro volontari storici, che mi auguro siano sempre lì a svolgere il proprio encomiabile volontariato.
Un carcere così piccolo ci vuole poco a farlo funzionare, pur nella pochezza dei mezzi economici degli ultimi anni.
Contemporaneamente, un volenteroso Andrea Ferrari suggeriva, suggerimenti sempre accolti con consapevolezza, varie attività ludiche trattamentali, non ultima la nascita di un periodico mensile interno, cui fu dato dagli interessati il nome di “UOMINI LIBERI”, sponsorizzato dal Suo giornale che lo pubblicava ogni mese e che dopo il mio pensionamento subì alterne vicende: interruzione delle pubblicazioni, pesanti interventi della direzione e, per ultimo, l’attribuzione a Lei della funzione di “direttore responsabile”, da Lei incautamente accettata, ma decisamente illegittima.
Faticosamente il carcere raggiungeva un assetto abbastanza stabile, forse a prezzo di qualche libertà di giudizio, e così sembra sia durato fino a qualche giorno fa.
C’era stato qualche prodromo agli inizi del mese di giugno, un episodio poco chiaro, e che ancora attende si faccia chiarezza.
Quindi, grande la mia sorpresa nel leggere (non ho mai smesso di leggerla online) un articolo del 22 agosto, che mi stimolava ad inviarLe una riflessione, che ripropongo.
Caro Direttore,
leggo l’articolo a firma di Cristina Vercelloni sul carcere di Lodi e desidero esprimere la mia opinione.
Lodi è stata la mia ultima sede di servizio, fino al 31 gennaio 2005.
Conosco bene quel carcere, costruito nel 1904 per le necessità del Tribunale locale.
E' una struttura penitenziaria obsoleta, anche se restaurata e ristrutturata totalmente, non mi è stato mai chiaro il motivo di tali interventi.
L'ultima iniziativa, la realizzazione di un edificio su tre livelli negli unici due cortiletti sterrati esistenti e in disuso, è da attribuire al sen. Roberto Castelli, ministro della giustizia "pro-tempore", che la volle destinare alle attività trattamentali.
In verità, la mia intenzione era solo quella di realizzare una struttura di un solo livello, da destinare ai corsi professionali di operaio specializzato 'casaro', essendo Lodi ancora oggi famosa per la produzione del latte e per la sua trasformazione.
Tale iniziativa restò a lungo disattesa e anche con Castelli rimase tale, vista la nuova e diversa destinazione da lui voluta.
L'edificio fu terminato e inaugurato l'anno 2004, presenti Castelli, Tinebra capo del D.A.P. "pro-tempore".
L'edificio fu arredato di tutto punto, per una spesa di 100.000 euro.
E' questo l'edificio in cui si svolgono le iniziative delle quali mena, giustamente, vanto l'attuale direttore.
La sua utilizzazione, però, è subordinata ad una accorta gestione del personale di polizia penitenziaria. Ci si deve preoccupare, cioè, prevalentemente, delle condizioni lavorative del personale suddetto, posto che le medesime si svolgono dopo le ore 16.00, in cui sono attivi solo cinque posti di servizio (portineria, posto di blocco, I^ sezione, II^ sezione, sorveglianza generale), che quasi mai sono coperti, anzi accade che spesso sono solo in quattro e si devono 'fare in quattro' per assicurare contemporaneamente anche la sorveglianza delle attività trattamentali in corso, che spesso vanno oltre le ore 21.00.
La situazione poi è complicata dall'attuale gestione del servizio docce detenuti, quotidiana e fino alle ore 21.
Quante precede prescinde dalle condizioni climatiche e di sovraffollamento, che obbligano ad una più accorta gestione del personale, sopratutto sotto il profilo delle responsabilità che vengono fatte carico allo stesso.
Lo so fin troppo bene, in tali casi era d'obbligo ridurre le attività in fasce non sufficientemente garantite: il personale non ha il dono dell'ubiquità!
100 detenuti ed oltre presenti per Lodi è il raddoppio della capienza tollerabile.
Se poi si considera che la III^ sezione, in cui erano allocate due celle da 4 posti ciascuna, l’ambulatorio medico, l’ambulatorio dentistico, l’ufficio del cappellano, degli psicologi e degli educatori, la biblioteca detenuti, è chiusa allora si deve considerare che 100 detenuto sono ammassati in due sezioni soltanto, la I^ e la II^.
Lodi manca di una infermeria detenuti, non era stata proprio prevista nel 1904, c’era un sottotetto, derivato dai lavori di ristrutturazione, praticabile e non più in uso.
Pensai fosse opportuno trasformarlo per ricavarne l’infermeria detenuti e tutti gli altri servizi medici elencati prima.
Non c’erano soldi sufficienti se per una prima parte di lavori, ivi compresa una scala di sicurezza esterna per il trasferimento degli ammalati in via d’urgenza presso le strutture ospedaliere esterne.
Ciò comportò il trasloco dei servizi nel nuovo edificio, nell’attesa del completamento dei lavori, al termine dei quali la III^ sezione sarebbe aumentata a tre celle minimo, cinque con la riutilizzazione degli altri ambienti.
Io fui collocato in pensione, il direttore successivo (non l’attuale) non volle o non riuscì a appaltare lavori conclusivi per 100.000 euro, che firono stornati a fine esercizio e dati ad altri istituti.
Mi risulta che la situazione sia immodificata.
Allora, ciò significa che 100 detenuti ed oltre, cifra alla quale si era arrivati, con la III^ sezione agibile, stanno ammassati come sardine.
Sorprende che i due parlamentari, dei radicali e del PD, non abbiano notato questo dato di fatto, è verosimile che non l’hanno voluto notare, in tal caso è legittima la domanda: cosa ci sono andati a fare?
Il direttore e il provveditore ritengono che l’incremento delle attività trattamentali sia da porre all’origine della mancanza di incidenti. Probabilmente è vero, ma mi si consenta un po’ di scetticismo.
Certo è che attività trattamentali non facevano difetto nel 2004, eppure le proteste di quell’anno per ottenere l’indulto e l’amnistia (quest’ultima restò nelle intenzioni), anche i detenuti di Lodi protestarono, eccome!
Credo che gli abitanti circostanti il carcere se lo ricordino ancora.
Cosa voglio dire? Che oggi non è ancora in atto il motivo aggregante, ma qualcosa si sta muovendo, è molto pericoloso e non si potrà gestire con le chiacchiere.
Motivo in più per pensare al peggio la sentenza Corte europea dei diritti dell'uomo 16 luglio 2009, che ha condannato l’Italia a risarcire per danni morali il 36enne Izet Sulejmanovic, cittadino della Bosnia Erzegovina con la somma di 1000 euro, per una carcerazione sofferta negli anni 2002-2003 presso il carcere romano di Rebibbia in base all’art. 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, che stabilisce: “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
Il suddetto detenuto aveva condiviso con cinque detenuti celle di mq. 16,20 per cui a ciascuno di essi rimaneva uno spazio di soli 2,70 mq.
Ricordava la Corte che nei casi in cui essa si è pronunciata sulla violazione dell’art.3, il numero eccessivo di detenuti rispetto alla dimensione della cella non è stato mai un criterio esclusivo. Nei casi precedenti, infatti, si sono presi in considerazione altri fattori, quale un accesso insufficiente del detenuto all’aria e alla luce naturale, un’igiene carente, un calore eccessivo associato alla mancanza di ventilazione, il rischio di diffusione di malattie, la mancanza di acqua potabile o corrente, la condivisione dei letti tra i detenuti, una limitazione del periodo d’aria, il fatto che i servizi sanitari fossero in cella e visibili, la mancanza di cure adeguate a detenuti affetti da patologie. In altri casi si era decretata la mancata violazione dell’art.3 quando lo spazio personale era compreso tra 2,70 e 3,20 mq. (Aldo Maturo-2009).
La frase, virgolettata, attribuita al provveditore regionale: «non si tratta affatto di un problema di Lodi. Il sovraffollamento, purtroppo - dice -, riguarda tutte le carceri italiane, dal Nord al Sud. Anzi, Lodi può essere considerata migliore anche per l’attività trattamentale. Esiste una rete di socializzazioni che pochi istituti, anche in condizioni migliori, sono riusciti a creare. Le celle avranno anche uno spazio minimo, ma quello che deve essere considerato è tutto il contesto delle relazioni che si vengono a creare»., non trova riscontro nella giurisprudenza della Corte.
Un cordiale saluto.”
Lei non ha (ancora, credo) pubblicato questa riflessione.
Inutile dirLe che conosco Enzo Tinnirello, prossimo ispettore di polizia penitenziaria, avendo lavorato a Lodi durante la mia direzione.
Oggi, 24 agosto, leggo, ancora, ben due interventi, uno di Tinnirello a pag. 7 ed un secondo della segreteria regionale dell’UGL a pag. 15, nel settore dedicato alla posta dei lettori (Lettere & Opinioni).
Esaminiamo la ‘denuncia’ di Tinnirello.
Posto che sia vero, ma non ne dubito, che da 20 giorni non sono stati cambiati gli effetti di casermaggio detenuti (lenzuola e federe), mi appare arduo, pur nel periodo estivo, sostenere: “Così si sta mettendo a rischio la salute dei detenuti e dei poliziotti, il mix tra caldo, sovraffollamento e biancheria sporca potrebbe scatenare un’epidemia di scabbia o di piattole.”.
La scabbia, chiamata anche rogna è una dermatosi contagiosa. La dermatosi è causata da diverse specie di acari, specialmente dall’acaro della scabbia.
Il pidocchio del pube, volgarmente noto anche come piattola per la sua forma schiacciata, è un insetto parassita dell'uomo. Questi insetti si trasmettono per contatto diretto (rapporti sessuali, ma anche in letti poco puliti e spogliatoi-bagni di locali pubblici) e colonizzano principalmente la zona genitale. In parassitosi intense si possono localizzare anche nei peli delle gambe, del petto e sotto le ascelle. L'unico sintomo riscontrabile dall'uomo è il prurito, dovuto alla saliva anticoagulante iniettata durante il pasto e a piccole infezioni localizzate. Inoltre, si possono notare piccolissime macchie, color rosso scuro sugli indumenti intimi.
Ma non bisogna dimenticare che esiste un servizio sanitario, con un medico incaricato e tre medici di guardia oltre a svariati ed esperti infermieri.
Non sarà un cambio ritardato di lenzuola a causare la parassitosi, ma, semmai, una difettosa sorveglianza del servizio sanitario.
Ciò nulla toglie al disservizio del cambio di lenzuola ritardato.
Tinnirello è un siciliano D.O.C. (io solo un oriundo), sono certo che non volesse procurare un ingiustificato allarme, ma solo segnalare un disservizio.
C’è poi la lettera della segreteria regionale, che riporta sempre valutazioni di Enzo Tinnirello.
Qui sembra che egli, Tinnirello, sia interprete di un malessere del personale, specie nel periodo estivo, in cui l’organico presente si assottiglia sempre di più.
Ciò che mi appare degno di nota (oltre le conosciute scarsezze di fondi per il lavoro straordinario, che, esauriti i soldi, viene convertito in congedo ordinario), è che egli suggerisce la costruzione di un carcere nuovo, sostitutivo di quello attuale.
Di tale necessità egli si farà portavoce presso il sig. Prefetto di Lodi, al quale ha chiesto un incontro.
Anche qui avrei qualche perplessità.
Certo, è auspicabile una nuova struttura, con tutte la possibilità di passeggi e campo sportivo e celle di mq.12, compreso il servizio igienico (misura standard di tutti i nuovi istituti), ma è realistico oggi formulare una simile richiesta?
Per me non lo è. Per poco che si è al corrente almeno della situazione dell’Amministrazione penitenziaria e delle risorse che le sono destinate, non è difficile desumere che no, oggi non si può fare.
Non ci sono soldi, l’erario è a secco.
Si può solo prendere nota di questa necessità, perché sia inclusa in un molto futuro programma di edilizia penitenziaria.

Luigi Morsello

6 commenti:

Francy274 ha detto...

Accidenti, la vita carceraria è davvero terribile, bisognerebbe mandare come spot in TV queste scene per far capire che conviene essere onesti...è mai vita questa?
Poi mi chiedo, come mai non rimpatriano gli stranieri che hanno commesso reati minori? Penso qualcosa migliorerebbe o no?
Soluzione elementare la mia, ma tenere questo ammasso di carne umana in una cella angusta è da barbari.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Per far scontare la pena detentiva agli stranieri nelle carceri delle loro nazioni di origine occorrono trattati bilaterali.
Putroppo, tutti i politici (eccetto IdV) sono lì ad accapigliarsi gli uno con gli altri e non se n'è ancora fatto nulla.
Basterebbe modificare la legge Bossi-Fini, la legge Bossi-Giovanardi, depenalizzare tanti reati che oggi sono di minimo se non nullo allarme sociale e eliminare il reato di immigrazione clandestina, appena introdotto, che già sta producendo effetti nefasti (vedi i 5 eritrei sopravvissuti, non assistiti da nessuno, tutti guardavano da un'altra parte, che sono stati pure incriminati) per scarcerare tantissimi extra-comunitari e riportare la capienza ai limiti fisiologici di 42.500 detenuti.
Lodi è un carceretto, appena 64 posti, gestirlo male è il colmo dell'insipienza.

Anonimo ha detto...

Salve,
io è giorni che chiamo il carcere di lodi, per illuminarmi su cibi e pacchi da spedire ad un detenuto..ma nessuno sa dirmi nulla...è assurdo..disto 800km...devoandare a prendermi il regolamento e poi ritornare??

grazie.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Mi scuso con l'anonimo, ma, essendo in pensione di cinque anni, non ricordavo più bene.
Ecco la risposta: si possono ricevere 4 pacchi ordinari al
mese per un peso complessivo di 20 kg.
I pacchi si possono ricevere anche per posta, e consegnati
al detenuto solo se nei 15 gg precedenti non si è
effettuato colloquio.
Il pacco postale, deve contenere preferibilmente solo
vestiario e non generi alimentari poichè essendo
quest'ultimi dei generi deperibili, non sono adatti alla
spedizione tramite il servizio postale, visti i tempi di
consegna e/o di ritiro abbastanza incerti.

Anonimo ha detto...

grazie di cuore.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Prego, sono contento di essere stato utile.