lunedì 24 agosto 2009

Salari differenziati, Cisl e Uil aprono. L'altolà della Cgil: "Basta con i ricatti"


24/8/2009


Dopo le gabbie salariali invocate dalla Lega, il governo rilancia sui salari differenziati. A lanciare l'aut aut è il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, intervistato dal Corriere della Sera: «Le retribuzioni vanno differenziate perchè non siamo ugua­li oppure stop agli sgravi per la parte variabile dei salari».

Caute aperture arrivano da Cisl e Uil alla proposta del ministro. «Noi abbiamo intenzione di applicare l’accordo» sulla contrattazione, conferma Angeletti rispondendo all’invito lanciato da Sacconi. La proposta - spiega il segretario generale della Uil - è «l’applicazione dell’accordo, quindi faremo i contratti nazionali e la contrattazione di secondo livello sia aziendale che territoriale. Il ministro dice che si è fatto un accordo fra le parti e il governo lo vuole rispettare. Quell’accordo prevede che ci sia una crescita della contrattazione di secondo livello e quindi dei salari ovviamente differenziati. Non c’è nulla a che vedere con le gabbie salariali». Per Angeletti, inoltre, è «giusta» la detassazione totale della contrattazione di secondo livello «perchè più si detassa, più si mettono soldi nelle tasche dei lavoratori, più si incentiva la contrattazione».

Sulla stessa linea anche Bonanni. Per favorire la contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, «bisogna ridurre ancora di più le tasse eliminandole del tutto sul salario territoriale aziendale», afferma il segretario generale della Cisl. Il leader sindacale si è detto d’accordo con la proposta di Sacconi chiedendo però di defiscalizzare totalmente la quota variabile del salario. «Mi sembra giusto adattare meglio la tassazione alla contrattazione territoriale e aziendale. A Sacconi e anche al leader della Lega, Umberto Bossi (che propone le gabbie salariali, ndr.), che pongono il problema di come esaltare meglio la contrattazione territoriale e aziendale, chiedo perchè - sono parole del sindacalista - non tagliare del tutto le tasse: tasse zero per tutta la contrattazione di secondo livello. In questo modo anche Bossi sarà contento». Insomma, «per andare verso quello che dice Sacconi bisogna ridurre ancora di più le tasse eliminandole del tutto sul salario territoriale e aziendale».

La proposta di salari differenziati non piace invece alla Cgil che parla di «falsità» nel merito e «ricatto» nel metodo. Il segretario confederale Susanna Camusso censura l’intervista del ministro del Welfare dove «ci sono alcune falsità e un atteggiamento ricattatorio». Semplicemente perchè «la Costituzione riconosce la libertà contrattuale e il governo non può dire "o fate così o cambiamo la legge"». Il ministro, prosegue Camusso, «continua a ripercorrere lo stesso schema, quello dell’isolamento della Cgil, quando ad esempio per il contratto degli alimentaristi la rottura è stata unitaria». Senza dimenticare che per la detassazione degli straordinari, «c’è una legge e c’è stato l’accordo di tutti». Altra «falsità», puntualizza ancora il dirigente sindacale, è che l’accordo separato, quello sulla riforma del modello contrattuale firmato da Cisl e Uil ma non dalla Cgil, introduca la contrattazione di secondo livello: «Al contrario l’accordo presenta il limite di non estenderla, utilizzando le stesse formule del ’93». Piuttosto, le argoementazioni del ministro «suonano più come l’idea di una abolizione dei contratti».

«Il banco di prova autunnale - è il ragionamento di Sacconi - , con i primi con­tratti di metalmeccanici, alimentaristi, chimici e comunicazioni, sarà l’attuazione dell’accordo sot­toscritto da tutti tranne che dalla Cgil». Secondo il ministro, infatti, «meno il contratto nazionale sarà invasivo, più ci sarà spa­zio per il contratto aziendale, detassato al 10%». Questo, puntualizza Sacconi, non vuol dire ricorrere alle gabbie salariali, assecondando la richiesta di salari diversi fra nord e sud del paese come suggerito dalla Lega. Il Carroccio, spiega il ministro, «è d’accordo con il nuovo modello. Nessuno ha parlato di gabbie salariali, meccani­smo centralistico fissato per legge. Se il contratto si decentra, ineluttabilmente è più sensibile alle differenze di costo della vita e di produttività. Il punto vero è che sindacati e imprese, dopo aver firmato l’accordo, non possono cedere. Siamo ri­spettosi dell’autonomia delle parti, ma non indif­ferenti agli esiti». Sacconi, poi, entra nel merito: «Abbiamo messo sul piatto la detassazione del salario variabile. Ma nella misura in cui le parti la usano: altrimenti dovremmo ripensarci. In autun­no ci devono dimostrare che l’egualitarismo non rientra dalla finestra dopo essere uscito dalla por­ta».

Nessun commento: