
"Silvio, lasciamo stare le quote e il 70-30: il Pdl l'abbiamo fatto in due e in due dobbiamo decidere. Ma, se vuoi che continuiamo a parlare, Feltri la deve smettere di attaccarmi". È stato questo il tasto su cui ha martellato ieri Gianfranco Fini seduto sul divano di casa Letta, il luogo neutrale scelto per il sospirato incontro con il leader del Pdl. Perché - tanto erano slabbrati i rapporti tra i due - nessuno voleva cedere sul "cerimoniale" andando a Canossa nel feudo dell'altro.
Ed è stato proprio Gianni Letta l'unico tra i berlusconiani a tenere sempre aperto un filo di dialogo con il dirimpettaio di Montecitorio, anche quando la situazione - dopo l'affondo del Giornale a Fini - era arrivata a un passo dalla rottura definitiva. Ma ieri mattina, ai funerali di Stato dei parà, Silvio Berlusconi ha iniziato a rompere il ghiaccio, complice il protocollo che l'ha fatto sedere accanto al presidente della Camera. Più volte, nel corso della cerimonia, si è visto il Cavaliere avvicinarsi all'orecchio di Fini e mormorare qualcosa. Dopo le esequie i due sono filati subito a casa Letta e la commozione per i caduti ha continuato a tenere banco, con "Silvio" che ha confessato di essere rimasto toccato dal bambino che faceva il saluto militare davanti alla bara del padre e "Gianfranco" che ha ricordato l'altro bambino che accoglieva il feretro del papà all'aeroporto di Ciampino.
Poi è arrivata la politica, senza sconti. A partire dal Pdl, dove Fini chiede che la monarchia berlusconiana sia almeno "costituzionalizzata" con il rispetto degli organi statutari, la convocazione della direzione e dell'ufficio di presidenza, un "patto di consultazione" che vincoli il leader. E poi le candidature alle regionali, che Fini non vuole più "apprendere dai giornali". "Facciamo fare un'istruttoria a livello locale - è stata la proposta del leader di An - e poi decidiamo insieme chi sia il candidato migliore del Pdl. Così potrai andare alla trattativa con la Lega con una posizione condivisa, conviene anche a te". Raccontano che Berlusconi abbia sempre annuito, condendo le richieste di Fini con rassicuranti "condivido", "sono d'accordo con te", "questo lo abbiamo già deciso", "non c'è problema". "Si è mai visto qualcuno - commenta in serata un finiano - a cui sia andato male un incontro con il Cavaliere? Ma solo il tempo dirà se, dalle belle parole, si passerà ai fatti. Attendiamo che Fini sia reso partecipe delle decisioni del partito che ha contribuito a fondare".
Gran parte del faccia a faccia è stato dedicato al rapporto con la Lega, che Fini vede troppo sbilanciato a favore di Bossi. "Serve un riequilibrio delle forze, non puoi dare l'impressione che il governo sia guidato da Bossi e Tremonti". E non è certo un caso se, proprio ieri sera, come segno di buona volontà, Tremonti abbia annunciato in via riservata che i proventi derivanti dallo scudo fiscale non saranno gestiti dal suo ministero ma finiranno nel cosiddetto "Fondo Letta" a palazzo Chigi. Un modo per rendere più collegiale la gestione dei quattrini attesi dallo scudo.
E tuttavia, se sul piano politico l'accordo tra Berlusconi e Fini sembra oggi meno distante da ieri, il maggiore ostacolo resta la (scarsa) fiducia reciproca. Il macigno tra i due lo ha messo Vittorio Feltri, alludendo a una storia a luci rosse che avrebbe riguardato uomini di An. "Io non ho nulla da nascondere e su questa vicenda voglio andare fino in fondo. Nei prossimi giorni leggerò attentamente il Giornale", ha minacciato Fini. Di fronte alle accuse del leader di An, che vede proprio nel Cavaliere il mandante degli attacchi di Feltri, Berlusconi ha protestato tutta la sua innocenza: "Non c'entro niente con questa storia, mi offendo se lo pensi. Ci parlerò io, ma Feltri lo conosci, è incontrollabile". Una spiegazione che non ha convinto del tutto il presidente della Camera.
(22 settembre 2009)
1 commento:
FELTRI NON HA SMESSO. E ADESSO?
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