lunedì 26 ottobre 2009

Ai seggi si scopre che c'è un'armata dei nonni-elettori


Tutto un partito davanti. Forse. Come nel finale di un film di Paolo Virzì. Così sono state le primarie, in giro per Roma. Qualche ragazzo precario e molte gentili persone anziane. Tra gli elettori, più centro che periferia, più borghesi che gente a basso reddito, più studenti che commesse, più vecchi che giovani, più donne che uomini. Un viaggio in motorino tra il volgo disperso del centrosinistra si può raccontare, volendo, così. 8.15, piazza Cola di Rienzo. Rione Prati, borghesia di destra con innesti farabutti. Quattro ragazzi sotto la tenda offrono minicornetti ai primi votanti. Due signore mattiniere si baciano e confrontano il voto: «Franceschini». «Ah, io Marino». «Oddio, Marino. E' come quelli che una volta votavano Potere Operaio». Addirittura. 8.40, piazza Melozzo da Forlì. Quartiere Flaminio, case del Ventennio abitate da anziani e ambite dai loro nipoti. I nipoti dovranno aspettare. Gli anziani del Flaminio sono battaglieri. Una nonna assertiva insiste per votare senza certificato elettorale, insistendo «sono in zona». Una coetanea si azzuffa verbalmente con lei e grida «No! Dobbiamo essere un partito serio!». Qualcuno si affaccia. 9.20, Ponte Milvio. La sezione dove era iscritto Enrico Berlinguer. Fuori un cartello a pennarello informa «domenica 25 non sarà possibile la visione della partita». Dentro c'è fila. «Sono tranquilla, vince Bersani», sorride la sua rappresentante di lista, Marika Vaida. Ma qui non aveva vinto Marino, tra gli iscritti? «Evabbe', siamo pieni di medici». Indubbio. 9.50 via Ferrero da Cambiano, Vigna Clara. I personaggi dei Vanzina abitano qui. Ma anche qui c'è fila. E molte lamentele di chi ha sbagliato gazebo. Un'elettrice che se la prende col quartiere «fascista, razzista, casinista, cafonista». Intanto si mette in coda una ventenne, accolta con entusiasmo.

10.10, piazza Monteleone, zona Fleming. Al gazebo lavora Paola Gaiotti de Biase, classe 1927, più volte parlamentare, tonicissima anche lei. Analizza il caso Marrazzo senza imbarazzo: «Influirà in un senso e nell'altro. Nei circoli sono arrabbiati con lui; molti elettori non verranno per questo. Altri invece, arrabbiati anche loro, decideranno che è il momento di muoversi». Vinceranno i primi, di misura. 10.40, piazza Euclide, Parioli. Età media altissima, ingentilita da mamme con figlie adolescenti scese dalle Smart. Nella celebre piazza nera, la fila aumenterà dopo la messa. A fine giornata, si aspetterà un'ora per votare. 11.30 Viale delle Province. Fila meno abbiente e più giovane. Tranne un'altra ottantenne curata, con bastone, ombretto azzurro e scoppola viola: «Sono una di sinistra buona, non "litigosa". Ho paura anche di quelli della destra buona, io il fascismo me lo ricordo». 12.00, via Sant'Agata dei Goti, rione Monti. Mostruosa fila in modalità "tutti da Fulvia sabato sera".

Aspetta di votare Valentino Parlato, tra gli scrutatori c'è la sorella di Giovanna Melandri, in mezzo c'è la pragmatica Bianca, ricercatrice: «Voto Bersani ma se fosse stato primo Franceschini avrei votato lui. Serve un'opposizione unita e basta». 12.45, via dei Giubbonari, Campo dè Fiori. Fotografi appostati per i Vips. Però il più vip è un ignoto milanese che sgrida gli scrutatori perché ha sbagliato seggio (lui); lo accompagna un figlio vestito da cavallerizzo, con stivali e felpa «St. George Pony Club». 14.00, via Galilei, piazza Vittorio, cuore multietnico di Roma. Su 900 elettori hanno votato «due argentini col passaporto e due filippini col permesso di soggiorno», e si spera nel pomeriggio. 15.00, via Tiburtina 521. E' zona popolare, e c'è meno fila. Di fronte al Tiburtina Shopping Center Roberto e Mirko, studenti fuorisede, elogiano la «scelta sobria» di Marrazzo, ma gli viene da ridere. 16.30, circolo Prenestino-Pigneto, accanto all'albergo cinese Jia Huan. Anche qui pochi stranieri e pochi sedicenni. Il presidente Giorgio Endrizzi, ex Pci-Pds-Ds, si definisce «criticamente Pd». Molti alzano gli occhi al cielo e condividono. 17.20, piazza Talenti. Roberta Leoncini, laureanda piddina, smista il traffico nella tendina bianca accanto al megabar multipiano Lo Zio d'America. Sembra una metafora dell'opposizione ai tempi di Berlusconi. Poi si vedrà, ovviamente.

Maria Laura Rodotà
26 ottobre 2009

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