Pier Luigi Bersani cambia colonna sonora. Durante la campagna voti delle primarie si era affidato a Vasco Rossi dicendo, a proposito dello stesso linguaggio da usare al Nord come al Sud, "siamo solo noi che possiamo farlo". Da segretario, invece, rispolvera la "Canzone popolare" di Ivano Fossati, che fu la colonna sonora della stagione dell'Ulivo, "perchè allora c'era un movimento di riscossa civica che va recuperato". Su queste note affronta, in una intervista a Bruno Vespa per il suo nuovo libro "Donne di cuori", il rapporto con Silvio Berlusconi.
"Un rapporto civile con il presidente del Consiglio? Non solo sono disposto a cercarlo - dice a Vespa -, ma lo pretendo. In un Paese normale, il fatto che il capo del governo e un suo predecessore come D'Alema s'incontrino a una cerimonia pubblica e si stringano la mano non può essere una notizia. Ma Berlusconi ci metta un pò di suo. Non può essere aggressivo, non può ridurre al mutismo il Parlamento. Con 25 voti di fiducia e 38 decreti legge omnibus in un anno e mezzo, l'opposizione è frustrata".
Nella stessa intervista Bersani si dice contrario al ritorno al proporzionale: "Va bene il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari, la compensazione tra i maggiori poteri al presidente del Consiglio e i maggiori poteri di controllo del Parlamento. Su questi temi ci siamo, come sul federalismo. Ma ogni progetto diventa più credibile se partiamo da una costola che si chiama riforma della legge elettorale".
Non bisogna consentire ai partiti di nominare i parlamentari - dice ancora il segretario Pd - perché adesso il governo ha il comando della sua maggioranza. La deformazione del sistema nasce da qui. Tutti i partiti interessati a una discussione di questo genere sono i benvenuti. Sono contrario a un ritorno al sistema proporzionale - precisa Bersani -. Credo che si debba dare spazio ai collegi territoriali, in modo da avvicinare i candidati al cittadino, e discutere poi su un buon equilibrio tra maggioritario e proporzionale".
Quanto all'elezione diretta del Presidente della Repubblica o del primo ministro, Bersani risponde: "Nelle democrazie del mondo, sistemi parlamentari e sistemi presidenziali hanno la stessa dignità. Ma il nostro problema è di arrestare una degenerazione che ci porta a un sistema padronale. Noi dobbiamo partire, perciò, da un parlamentarismo rafforzato".
(27 ottobre 2009)
"Un rapporto civile con il presidente del Consiglio? Non solo sono disposto a cercarlo - dice a Vespa -, ma lo pretendo. In un Paese normale, il fatto che il capo del governo e un suo predecessore come D'Alema s'incontrino a una cerimonia pubblica e si stringano la mano non può essere una notizia. Ma Berlusconi ci metta un pò di suo. Non può essere aggressivo, non può ridurre al mutismo il Parlamento. Con 25 voti di fiducia e 38 decreti legge omnibus in un anno e mezzo, l'opposizione è frustrata".
Nella stessa intervista Bersani si dice contrario al ritorno al proporzionale: "Va bene il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari, la compensazione tra i maggiori poteri al presidente del Consiglio e i maggiori poteri di controllo del Parlamento. Su questi temi ci siamo, come sul federalismo. Ma ogni progetto diventa più credibile se partiamo da una costola che si chiama riforma della legge elettorale".
Non bisogna consentire ai partiti di nominare i parlamentari - dice ancora il segretario Pd - perché adesso il governo ha il comando della sua maggioranza. La deformazione del sistema nasce da qui. Tutti i partiti interessati a una discussione di questo genere sono i benvenuti. Sono contrario a un ritorno al sistema proporzionale - precisa Bersani -. Credo che si debba dare spazio ai collegi territoriali, in modo da avvicinare i candidati al cittadino, e discutere poi su un buon equilibrio tra maggioritario e proporzionale".
Quanto all'elezione diretta del Presidente della Repubblica o del primo ministro, Bersani risponde: "Nelle democrazie del mondo, sistemi parlamentari e sistemi presidenziali hanno la stessa dignità. Ma il nostro problema è di arrestare una degenerazione che ci porta a un sistema padronale. Noi dobbiamo partire, perciò, da un parlamentarismo rafforzato".
(27 ottobre 2009)
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