giovedì 29 ottobre 2009

Caso Marrazzo: tutti temono le tante verità di Natalie


ANCHE DUE EX MINISTRI AVREBBERO AVUTO FREQUENTAZIONI A VIA GRADOLI
di Marco Lillo


Tutti pendono dalle labbra di Natalie. Il travestito brasiliano di via Gradoli con i suoi silenzi e le sue mezze verità è l’ago della bilancia. Le sue parole possono condannare i carabinieri arrestati o inguaiare Marrazzo. Mentre si diffondono voci incontrollate su due ex ministri che avrebbero avuto relazioni con i trans di via Gradoli (uno dei due, di centrodestra, sarebbe stato anche fermato nel 1996 in una retata di travestiti) i Carabinieri si dedicano a cose più serie. Cercano in uno dei pc sequestrati agli indagati traccia di un video più lungo di quello noto. E provano a convincere Natalie a dire tutta la verità. Anche gli inviati della trasmissione di Michele Santoro la cercano per un’intervista. Ma Natalie fa la difficile. E, quando parla sembra una sfinge. Subito dopo gli arresti, alla stampa ha confermato il suo rapporto, risalente al passato, con Marrazzo ma ha negato di essere stata ripresa nel video del ricatto. Con i Carabinieri, invece, è stata più possibilista. I militari hanno pensato di risentire Natalie con calma. Intanto sono state avviate le pratiche per il permesso di soggiorno temporaneo in qualità di testimone. Per ora, anche se irregolare, grazie al caso Marrazzo, resterà in Italia. Sono troppi i punti oscuri nella scena del delitto e solo Natalie può illuminarli.
Piero Marrazzo ha raccontato di essere arrivato nel suo appartamento in via Gradoli, in un pomeriggio di luglio, per consumare un rapporto sessuale a pagamento con il travestito. Il Presidente però ha aggiunto che la cocaina abbondante ripresa nel filmino sequestrato appare sulla scena insieme ai Carabinieri ricattatori e sparisce con loro. La sua tesi, condivisa dai magistrati romani, è che la sostanza ripresa nel video accanto al suo tesserino della Regione, faceva parte di una messa in scena per spillargli assegni per 20 mila euro e 5 mila euro in contanti. Proprio sulla base delle parole di Marrazzo i due carabinieri che sono entrati in via Gradoli quel giorno sono stati arrestati per concussione, rapina e intrusione nella sua vita privata. Secondo i pm i carabinieri avrebbero fatto irruzione e poi girato il video del Governatore con il trans e con la cocaina proprio con il fine di ricattarlo. Nei loro interrogatori in carcere i carabinieri si sono difesi sostenendo che Marrazzo mente. La cocaina era presente al momento della loro irruzione. Non solo: sarebbe stato Marrazzo a proporre loro di non verbalizzare nulla in cambio di una promessa di future ricompense. Nessuna minaccia e nessun ricatto. Avrebbero solo chiuso un occhio sperando di guadagnarci qualcosa e sarebbero usciti dalla stanza dopo avere preso il telefono della segreteria del Governatore per ricontattarlo. Le conseguenze penali di un simile scenario sono ovviamente molto diverse. Se la cocaina era presente in via Gradoli prima dell’arrivo dei carabinieri e se davvero Marrazzo ha pagato per evitare che la circostanza fosse verbalizzata, l’ex presidente potrebbe essere indagato per corruzione e segnalato per uso o addirittura cessione di sostanze stupefacenti. Un’ipotesi fantascientifica allo stato degli atti. La Procura predilige la versione di Marrazzo e non vede all’orizzonte una sua iscrizione sul registro degli indagati. Natalie però potrebbe ribaltare tutto. Se confermasse la versione dei carabinieri sulla presenza della cocaina, la situazione di Marrazzo cambierebbe. Una cosa è certa: a Natalie conviene dire che Marrazzo dice la verità. In quel caso sarebbe parte lesa di un’invasione di domicilio e di una rapina. Se confermasse la versione dei carabinieri, invece, si potrebbe ritrovare indagata per la cocaina. Per ora la procura non ha iscritto il suo nome sul registro degli indagati. Un esperto del ramo come Fabrizio Corona dice: “Secondo me a organizzare tutto è stato il trans”. Ma Natalie è l’unico protagonista che potrebbe potrebbe uscirne con un guadagno: un bel permesso di soggiorno e magari un cachet per un’intervista.

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