Pensavano si trattasse di Silvio Berlusconi. Quando gli investigatori ai primi di ottobre, mentre facevano un’indagine diversa su un traffico di cocaina, hanno ascoltato le prime telefonate intercettate nelle quali si parlava di un video e di un “presidente” ritratto in pose imbarazzanti, non hanno pensato subito a Marrazzo. Il Cavaliere non se ne abbia a male. Stavolta non c’entrano i pm comunisti. Mettetevi nei panni di chi ascoltava quelle trattative frenetiche sul video del trans con il presidente. Erano i primi di ottobre. Dopo un’estate rovente accompagnata dalle registrazioni e dalle immagini rubate a Palazzo Grazioli, c’era stata la prima puntata di “Anno zero” su Patrizia D’Addario. Sette milioni di italiani erano rimasti incollati allo schermo per seguire le prodezze del premier sul lettone di Putin e le polemiche sull’uso distorto del suo potere e sulla sua ricattabilità. Non bisogna stupirsi se gli inquirenti sulle prime hanno pensato che il video caliente riguardasse proprio il Cavaliere. Anche per questa ragione, l’indagine affidata agli investigatori del Ros che solitamente si occupano di cose ben più serie, è stata seguita fin dall’inizio con la massima attenzione dal procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara, e dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Solo ascoltando le telefonate successive in Procura si è capito che il presidente in questione era “solo” il governatore del Lazio.
Quando ai primi di ottobre è partita l’indagine, in realtà la trattativa per piazzare il video era giunta alle ultime battute. L’epilogo è noto: il 19 ottobre Marrazzo, avvertito da Berlusconi, chiama l’agenzia Photo Masi che aveva messo in vendita il filmino. Meno noto è l’inizio delle trattative: a differenza di quello che si è pensato finora, non sono state avviate da Max Scarfone, il fotografo del caso Sircana, amico di uno dei carabinieri arrestati. In realtà, il primo a proporlo a ”Libero”, come rivelato ieri ad “Anno zero”, è stato Rino Cafasso, il pusher di Natalie morto a settembre di infarto. La trattativa con Libero è una freccia nell’arco della difesa. I carabinieri hanno sempre sostenuto che il video era stato girato da Cafasso e che, solo dopo la sua morte, avevano pensato di venderlo loro. Quando il video è stato offerto a Libero, il direttore era Vittorio Feltri, che lascerà la direzione due settimane dopo.
Quando ai primi di ottobre è partita l’indagine, in realtà la trattativa per piazzare il video era giunta alle ultime battute. L’epilogo è noto: il 19 ottobre Marrazzo, avvertito da Berlusconi, chiama l’agenzia Photo Masi che aveva messo in vendita il filmino. Meno noto è l’inizio delle trattative: a differenza di quello che si è pensato finora, non sono state avviate da Max Scarfone, il fotografo del caso Sircana, amico di uno dei carabinieri arrestati. In realtà, il primo a proporlo a ”Libero”, come rivelato ieri ad “Anno zero”, è stato Rino Cafasso, il pusher di Natalie morto a settembre di infarto. La trattativa con Libero è una freccia nell’arco della difesa. I carabinieri hanno sempre sostenuto che il video era stato girato da Cafasso e che, solo dopo la sua morte, avevano pensato di venderlo loro. Quando il video è stato offerto a Libero, il direttore era Vittorio Feltri, che lascerà la direzione due settimane dopo.
La proprietà invece era della famiglia Angelucci, titolare di un impero sanitario che dipende dalla regione Lazio per centinaia di milioni di euro di rimborsi ogni anno.
m.l.
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