giovedì 15 ottobre 2009

Ciancimino jr: ecco il “papello” . Le carte della trattativa


di Peter Gomez Giuseppe Lo Bianco


E dopo un lungo periodo di annunci e di attese, come nella più classica delle suspences, il ''papello” è saltato fuori. L'elenco di richieste della mafia allo Stato per interrompere la stagione delle stragi è stato consegnato ieri mattina, insieme ad altri documenti, dal legale di Massimo Ciancimino, l'avvocato Francesca Russo, che ha incontrato il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato e il pm Nino Di Matteo. La notizia è stata confermata dallo stesso Ciancimino (e non è stata smentita dalla procura): ''Abbiamo portato alcuni documenti - ha detto il figlio di don Vito - e tra questi una fotocopia del papello''. L'inchiesta sulla trattativa subisce così un'impennata nel giorno dell'interrogatorio di Liliana Ferraro, l'ex direttore degli affari penali del ministero della Giustizia chiamata in causa alla trasmissione Annozero dall'ex Guardasigilli Claudio Martelli, che ha rivelato un incontro tra la dirigente e l'allora capitano del Ros Beppe De Donno nel quale quest'ultimo la informò della volontà di collaborazione di don Vito Ciancimino a condizione di ottenere ''coperture politiche''. Circostanza smentita da De Donno che ha annunciato di aver querelato la Ferraro. Resta top secret, intanto, la natura degli altri documenti consegnati dal legale, materiale finora custodito da Ciancimino che ha deciso di rompere gli indugi spinto, forse, anche da un clima di allarme e di disagi che cresce attorno a lui. Il giovane, infatti, ha rivelato che nella città in cui vive, nel centro-nord, la scuola frequentata da suo figlio Vito gli ha comunicato la decisione di non voler più il bambino per paura di rappresaglie mafiose.
Con la consegna del documento che contiene le richieste di Cosa Nostra, dalla revisione dei processi alla cancellazione della legge sui pentiti, e, come ha rivelato Sandro Ruotolo ad Annozero la scorsa settimana, anche la defiscalizzazione della benzina, l'inchiesta della procura di Palermo sulla trattativa compie un salto di qualità. Per un anno circa Massimo Ciancimino ha annunciato la consegna del documento che ha custodito in un luogo secreto dopo la morte del padre, protagonista del dialogo mafia-Stato a cavallo delle stragi di Capaci e via D'Amelio. L'ultimo dei figli di don Vito Ciancimino, che ha trascorso a fianco del padre gli ultimi anni della sua vita partecipando a numerosi incontri con gli esponenti di vertice di Cosa Nostra ha così mantenuto la sua promessa. Nel corso dei numerosi interrogatori resi ai magistrati di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Catania aveva più volte parlato di quel documento simbolo della trattativa, passato per le mani anche di un esponente dei servizi segreti, il signor Carlo o Franco. Richieste che, dopo averle lette, Ciancimino giudicò esose ed improponibili: ''Sono le solite teste di minchia'', disse, ipotizzando che Riina e soci, per averle formulate in quel modo, avessero le spalle coperte. Così come lui stesso, prima di assumersi l'onere rischioso di far da tramite tra i corleonesi e le istituzioni, avrebbe chiesto agli ufficiali del Ros Mori e De Donno, come ha rivelato Massimo, 'coperture politiche', pretendendo che venissero avvertiti della trattativa Nicola Mancino e Luciano Violante. Il primo ha sempre smentito di aver mai saputo nulla, il secondo ha rivelato di avere ricevuto, tramite il generale Mori, la richiesta di un incontro privato da parte di Ciancimino, che egli ha sempre rifiutato. Violante sarà interrogato il 20 ottobre a Palermo nell'aula del processo a Mori e Obinu per la mancata cattura del boss Provenzano.
Ma che ci si stia avvicinando alla svolta ieri lo confermava indirettamente anche il pm Ingroia: “Siamo all'anticamera della verità".

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