venerdì 2 ottobre 2009

COSÌ È STATA SMANTELLATA LA SQUADRA DI DE MAGISTRIS


di Sandra Amurri

Che ci vuole del resto, Signor Presidente, a trasferire un magistrato perbene, un poliziotto zelante, un carabiniere curioso, l’intera polizia giudiziaria che lavorava con sacrifici enormi ad imbavagliare un giornalista che racconta fatti? È tutto molto semplice, banale. Ordinaria amministrazione”. Parole intrise di amara verità ma prive di rassegnazione quelle che Luigi De Magistris ha scelto per spiegare le dimissioni dalla magistratura, nella lettera indirizzata al capo dello Stato pubblicata ieri da il Fatto Quotidiano. Con lui, a colpi di ispezioni, insabbiamenti, trasferimenti, esoneri, è stata cancellata una stagione e i suoi maggiori protagonisti. Vale la pena di ricordarli uno ad uno.

Pasquale Zacheo è il capitano dei Carabinieri di Policoro in Basilicata e di Lamezia Terme, che fu braccio destro dell’allora Pm De Magistris mentre conduceva le indagini su magistratura, politica, massoneria e pezzi delle istituzioni poi sfociate nelle inchieste ‘Why Not’ e ‘Toghe Lucane’. Zacheo è stato promosso. Sulla carta un avanzamento di carriera. Ad attenderlo il comando della nuova provincia di Fermo. Di fatto un trasferimento d’urgenza di cui è stato informato il 9 ottobre 2007 all’indomani della decisione del Csm di trasferire De Magistris. In Basilicata Zacheo ha trascorso anni blindati, con sedici ore di lavoro al giorno senza né feste né riposi sventando anche la propria morte grazie anche alla microspia che aveva fatto sistemare nell’auto del boss Mitidieri, del clan Giuseppe Lopatriello. Il fratello di Nicola, sindaco, ancora oggi di Policoro. L’ambientale svelò le scuse del killer al boss per non essere ancora riuscito a portare a termine l’omicidio, perchè il capitano cambiava sempre percorso. Poi l’arrivo a Fermo dove un anno fa in occasione del funerale della mamma di Diego Della Valle, per la prima volta si è trovato faccia a faccia con Mastella, amico intimo dell’industriale marchigiano finito, da ministro della Giustizia, nell’inchiesta ‘Why Not’ per fatti collegati al faccendiere di Cl e della Compagnia delle Opere Antonio Saladino. Indagini archiviate dopo essere state tolte a De Magistris. L’arrivo di Zacheo a Fermo, territorio apparentemente tranquillo, ha destato non poche preoccupazioni nell’Arma e fuori dall’Arma. Ma i suoi più stretti collaboratori raccontano che lavorare con lui è come essere travolti da un uragano: si indaga a tutto campo, nonostante abbia dovuto subire diversi provvedimenti disciplinari tutti archiviati che lo hanno distratto non poco dal lavoro. Ma lui trova anche il tempo per parlare di legalità nelle scuole, invitato dagli insegnanti che apprezzano la sua faccia onesta e la sua generosità nel comunicare.

Gioacchino Genchi, vicequestore in aspettativa, che su delega di De Magistris svolgeva consulenza informatica sulle indagini in corso, sospeso dalla polizia con restituzione della pistola e del tesserino (nonostante il Tribunale del riesame ne abbia ordinato il dissequestro), accusato di accesso abusivo del sistema informatico, violazione della privacy che ha subito una perquisizione da parte dei Ros su cui stava “indagando”.

Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera, dapprima esonerato dall’occuparsi di De Magistris poi indagato, ancora oggi (dopo 4 proroghe) dalla Procura di Matera, il cui procuratore Giuseppe Chieco è imputato a Salerno per truffa, corruzione in atti giudiziari, assieme a quattro giornalisti e al capitano Zacheo per associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa e in concorso morale esterno. Reato mai contestato nella storia d’Italia, utile per controllare il collega e il suo quotidiano, ma anche De Magistris e Zacheo, delegato a fare indagini sugli stessi magistrati lucani che li intercettavano.

Piero Sagona, ex ispettore della Banca d’Italia che nella sua veste di consulente finanziario studiava i flussi dei fondi europei, che mettevano in contatto politici e attività economiche. Con lui è stato adottato un metodo più ‘raffinato’: è stato riconfermato a Catanzaro, ma i risultati delle sue indagini oggi restano ferme alla Procura Generale. Il 27 ottobre sarà ascoltato dal Csm come testimone a favore di De Magistris e in quell’occasione: “spiegherò con i fatti quali sono le colpe del Pm - anticipa - e perché è stato trasferito”. E alla domanda se ha mai subito pressioni risponde: “le pressioni per me sono un viagra intellettuale. Più ne ricevo più mi eccitano”.

Così si smantella un pool che ha indagato sugli intrecci tra politica, magistratura, massoneria e criminalità organizzata in una delle terre più dilaniate dalla corruzione. Se la storia serve come esempio per prevedere il futuro, ora si attende il trasferimento del giudice di Perugia che ha dato ragione ai magistrati di Salerno. Messi sotto accusa perché avevano, a loro volta, assolto Luigi De Magistris.

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