Gli aveva girato assegni per 410mila euro ma non sapeva chi fosse. “Sapevo soltanto che Cafiero era stato un contrabbandiere. Non ho mai saputo che fosse stato arrestato anche per traffico di droga”. Si difende così, interrogato nel luglio 2007, il senatore del Pdl Sergio De Gregorio, leader del movimento “Italiani nel mondo”. Il punto è che Rocco Cafiero è un uomo ritenuto molto vicino alla camorra, e che De Gregorio, oggi, è indagato dalla procura di Napoli con l’accusa di riciclaggio. Con quest’accusa, i pm Luigi Cannavale, Raffaello Falcone e Alessandro Milita, hanno chiesto l’arresto del senatore. Il gip ha però bocciato la richiesta. E ha ipotizzato, al contrario, che De Gregorio sia vittima di usura.
Tutto incomincia nel 2005, quando la Finanza, durante un sequestro nell’appartamento di Cafiero, trova 39 assegni, per un importo di circa 410mila euro, rilasciati proprio da De Gregorio. O - comunque - a lui riconducibili. Dieci erano riconducibili ai conti correnti della sua associazione, “Italiani nel mondo”, altri due alla “BVP Broadcast Video”, con sede a Hong Kong, da dove partivano ulteriori otto assegni, intestati alla “Aria Nagel & Associati”.
Tra i firmatari degli assegni c’è chi, addirittura, non riconosce la propria firma.
Ma a cosa servivano questi soldi? Secondo l’accusa, al riciclaggio, secondo De Gregorio, a ben altro.
La versione di De Gregorio, interrogato nel luglio 2007, punta su un appartamento da acquistare per risolvere problemi di liquidità: “Sono stato in affanno di liquidità e ho cercato di acquisire immobili da dare in garanzia per la concessione di mutui…”. Decide così di acquistare un appartamento da Cafiero: ”Mi disse che doveva vendere una casa (…) poteva cedermela a un ottimo prezzo, consentendomi di darla in garanzia per le banche. Io dissi che potevo pagare solo con assegni postdatati(…). Non sapevo che Cafiero fosse partecipe di una associazione mafiosa (…).
L’immobile “Villa Giovanna”, però, di lì a poco sarebbe stato sottoposto a sequestro.
E per la procura, la versione fornita da De Gregorio, proprio non quadra. E non quadra neanche alla Finanza che, nel 2008, dopo aver analizzato i flussi finanziari di De Gregorio, registra l’esistenza di parecchie transazioni per contanti ritenute “equivoche”.
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