Caro Direttore,
leggendo Veltroni sulla Stampa di ieri, pensavo che quando c’è un despota, un don Rodrigo che si appropria della democrazia e la piega ai suoi interessi, e ai suoi godimenti, la storia ci insegna che grazie a Dio c’è sempre stato chi ha fatto resistenza.
Chiamiamolo pure atto di ingenuità, se non addirittura di abnegazione. Ma se alla fine il despota viene sconfitto, ciò non è mai successo per l’attendismo di molti, ma per il coraggio di pochi. Poi, si sa, le coscienze di tutti si adegueranno. A macchia d’olio. Nel caso Berlusconi, siamo di fronte a un imprenditore che s’è messo a fare politica per ragioni processuali. S’è poi innamorato del giochino. Una situazione che mi ricorda quella scena di un film di Chaplin, quando il dittatore gioca con il mappamondo.
Oggi Berlusconi vive in uno stato di estasi. Conosciamo le sue intenzioni: annichilire il Parlamento, ridurre al silenzio l’informazione, stravolgere la Costituzione (e con il Lodo Alfano già aveva cominciato dall’articolo 3), imbrigliare la magistratura. Aggiungo il premio agli imbroglioni che si chiama Scudo fiscale. Ebbene, di fronte a chi sta piegando la democrazia e l’economia di questo Paese, fare atto di resistenza è doveroso. Se Berlusconi è ancora lì dov’è, non è perché Antonio Di Pietro lo combatte troppo, ma perché altri lo combattono troppo poco. E accadeva già ai tempi della Bicamerale, quando qualcuno ha dimenticato di fare la legge sul conflitto di interessi. C’è poco da meravigliarsi: in certe regioni, penso a Puglia, Calabria e Campania, il berlusconismo ha invaso anche la sinistra. Addirittura in Campania si sono raggiunti apici impensabili se addirittura si è arrivati all’omicidio.
Signor direttore, sempre pensando a quanto scriveva ieri Veltroni, mi viene da dire che forse è proprio certo lassismo, da una parte, e certa complicità, dall’altra, che hanno portato e portano Berlusconi a rimanere in sella. Troppo lassismo, indifferenza e connivenza. Accusano me e Beppe Grillo di populismo. Io e Grillo cerchiamo di intercettare e dare voce a una parte del popolo italiano, a chi è amareggiato da come vanno le cose e non ci sta, chi non si vuole rassegnare a subire i torti. In questo senso, io e Grillo siamo diversi ma complementari. Lui fa un meritorio lavoro di dare voce a questa Italia; io porto questa voce dentro le istituzioni.
Detto questo, condivido quanto dice Veltroni, ma dicono anche Gianfranco Fini e il Capo dello Stato, a proposito dell’ascia di guerra che andrebbe sotterrata. Giusto. Ma lo faremo solo quando finirà la guerra. E al momento, visto che Silvio Berlusconi continua a ritenersi al di sopra della legge e anzi annuncia di voler stravolgere la Costituzione, domando: è davvero giunto il tempo di sotterrarla, quell’ascia di guerra? O non è forse giunto il momento di fare tutti assieme resistenza?
1 commento:
La seconda che hai detto Tonino! :DD
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