ANTONIO DI PIETRO
3 Ottobre 2009
“Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi il Parlamento vota un'altra volta la stessa legge ed è scritto che a quel punto io sono obbligato a firmare. Se mi dite non firmare, non significa niente" queste sono le parole di un Presidente della Repubblica che in questa legislatura ha firmato di tutto e lo ha fatto spesso entro le 24 ore.
Non è vero che “non firmare” non significa nulla, i gesti della prima carica dello Stato hanno una forte valenza per la democrazia e per l’immagine delle istituzioni.
Se questo è il pensiero di chi la rappresenta oggi mi domando allora cosa stia a fare Giorgio Napolitano dov’è. Se questa è la considerazione delle funzioni spettanti al suo ruolo, se firma perché “tanto poi dovrà firmare” allora lasciamo promulgare le leggi al Parlamento e smettiamola con le pantomime. Il Capo dello Stato avrebbe dovuto non firmare l’amnistia fiscale, né tanto meno negarne la gravità prima di farlo. Questa porcata non andava promulgata, e se si fosse ripresentata invariata un Presidente della Repubblica firmando avrebbe dovuto spiegare alla nazione che l’arroganza del governo e di una certa opposizione privava delle sue prerogative anche
Questo 2 di ottobre il governo Berlusconi IV con il voto di fiducia avrebbe potuto togliere le tende e tornare a casa riportando il Paese alle urne. Per soli 20 voti l’Italia ha perso questo importante treno su cui viaggiava, oltre al proprio futuro, lo scudo fiscale. Venti voti di deputati del Pd e dell’Udc, e, con rabbia devo riconoscere, anche di un deputato Idv. Gli italiani sono stati fregati da 32 escort da Parlamento che si sono svendute a questa vergogna. In quest’indimenticabile 2 ottobre ci sono stati 24 assenti del Pd, 7 dell’Udc ed uno dell’Idv, qualche ora prima molte delle stesse facce avevano già boicottato il voto sulla mozione di incostituzionalità dello scudo stesso.
Non accetto lezioni sul rispetto delle istituzioni dai tanti doppiopetto che dicono di fare opposizione in Parlamento ma che al momento opportuno, quello del voto, ritirano la mano e l’unica a cosa che sanno fare è denigrare ed inveire contro chi l’opposizione, quella dei fatti, la conduce senza sosta dentro e fuori del Parlamento come Italia dei valori.
Le lezioni impartite dal Pdl, Fini incluso, quelle sono il canto delle sirene di Ulisse, non bisogna ascoltarle, ma chi si traveste da salvatore della patria scendendo il Piazza del Popolo a difendere la democrazia a parole salvo poi assassinarla nei fatti in un’aula del Parlamento non merita la stima dei giusti bensì l’ira degli onesti.
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